Accusati di molestie e sessismo, tre dirigenti di Ubisoft si dimettono. Saltano le teste del direttore creativo e numero due del colosso dei videogiochi francese, Serge Hascoet, del responsabile degli studios canadesi, Yannis Mallat, e della direttrice delle risorse umane, Cécile Cornet. Quest’ultima lascia la carica, ma resta comunque in azienda. La notizia è stata diffusa tramite un comunicato stampa dalla stessa Ubisoft, nota per aver sviluppato, tra gli altri, i videogame Assasin’s Creed e Just Dance.

In tutta la vicenda, l’uscita più clamorosa è senza dubbio quella di Hascoet, in Ubisoft dall’anno della fondazione, nel 1986. Da oltre vent’anni Hascoet era il supervisore dei videogiochi dell’azienda e il garante della linea editoriale. Godeva di un enorme potere che esercitava sulle sedi del gruppo e sull’attività degli studios.

In realtà, a carico di Hascoet non ci sono accuse personali di molestie o aggressioni a scopo sessuale. Tuttavia, secondo quanto raccontato al quotidiano Liberation da un impiegato dell’azienda, “è lui che ha reso possibile questa cultura tossica” e addirittura “ringhiava come un cane” davanti ad alcune impiegate.

Quest’atteggiamento sarebbe stato imitato dai suoi sottoposti che, godendo della sua protezione, potevano mettere in atto comportamenti inappropriati nei confronti delle dipendenti, senza subire alcun rimprovero. Ma le accuse a carico di Hascoet non finiscono qui: si parla anche di scontrini personali che finivano in nota spese. Sempre su Liberation, si legge che la metà dei casi finiti sotto inchiesta erano noti al team delle risorse umane, che però avrebbe insabbiato tutto.

Lo scandalo molestie ha preso le mosse da una vera e propria rivolta dei dipendenti, iniziata grazie a uno strumento interno istituito dal fondatore e presidente di Ubisoft, Yves Guillemot. L’obiettivo di tale strumento era quello di consentire ai lavoratori di denunciare in modo anonimo casi di aggressione o molestie.

Il presidente ha stigmatizzato gli atteggiamenti emersi in seguito all’inchiesta, in quanto “in totale contrasto con i valori” di Ubisoft. Ha inoltre fatto ammenda perché l’azienda non è riuscita a “garantire ai propri dipendenti un ambiente di lavoro sicuro e inclusivo”. Attualmente venti dirigenti sono sotto torchio, sottoposti a indagini private commissionate a importanti studi legali.

In questo clima incandescente, non poteva non far sentire la sua voce Electronic Arts, società statunitense che produce la serie Fifa. Intervenendo nel dibattito su molestie sessuali, abusi e comportamenti scorretti, EA ha dichiarato che “non sono mai accettabili, né nelle nostre comunità, né in altre”. E, parlando di esports, ha aggiunto: “Non accetteremo questo tipo di comportamenti e ciò è chiaramente scritto nella nostra Dichiarazione globale sui diritti umani, nei codici di condotta dei giochi competitivi EA Sports e nella nostra Carta del gioco positivo”.

Con queste parole, EA ha voluto chiarire la sua posizione dopo le notizie delle ultime settimane, che non hanno risparmiato nessuno nell’ambiente dei videogame e degli esports. Il problema delle molestie sessuali e del sessismo è infatti molto radicato in questo mondo: non è certo un problema esclusivo di Ubisoft. Persino nella comunità competitiva di Super Smash Bros alcuni famosi giocatori sono stati accusati di atteggiamenti impropri e, in alcuni casi, di molestie verso i minorenni.