Tiene ancora banco il GGE-gate, come possiamo ormai chiamarlo, ovvero la questione che riguarda il team dei GG&Esports. Quella che sembra una tenelovela è diventata una questione parecchio spinosa di cui PG Esports, e in particolare la direzione disciplinare, si è presa carico per sbrogliare una matassa di eventi e dichiarazioni difficile da affrontare. Cerchiamo adesso, a bocce più o meno ferme, di fare chiarezza.

Partiamo col dire che si parla di due casi distinti, seppur riguardanti gli stessi protagonisti: da un lato la sanzione pecuniaria da 2.000 € comminata ai GG&Esports per aver tentato di aggirare il regolamento al punto 2.4.3, nella parte che prevede l’obbligatorietà di mantere tre quindi dei titolari che hanno disputato la finale del Promotion anche nel roster, che sia titolare o sostituto non ha importanza, del PG Nationals per l’intera durata della competizione. Nello stesso filone giudiziario, di cui abbiamo largamente parlato in un precedente articolo, è stato sanzionato anche il giocatore Sky, altro protagonista della questione, con due settimane di squalifica dalla competizione per essere stato colluso con la squadra, rientrando nella disamina disciplinata dal punto 5.1.2.

 

La questione sembrava fosse terminata, con le scuse e il comunicato ufficiale di GG&Esports e il prosieguo del campionato. Tuttavia il giocatore Sky non ha mai abbandonato l’intenzione di voler lasciare il team. Il toplaner austriaco, all’anagrafe David Koppman, secondo fonti vicine al giocatore si sarebbe affidato a un pool di legali per ottenere l’annullamento del contratto firmato con i GG&Esports. Secondo il giocatore, infatti, il contratto era stato firmato con l’inganno, senza che lui avesse tutte le informazioni necessarie per firmarlo con piena coscienza. 

Su un punto in particolare si soffermavano le rimostranze del giocatore: non gli era stato comunicato che avrebbe giocato lo split come sostituto (al suo posto fin dall’inizio del campionato i GGE hanno puntato sul neo-acquisto Wondro) e soprattutto gli era stato garantito che, una volta finito il Promotion Tournament e ottenuta la qualificazione, Sky si sarebbe potuto accordare con un’altra squadra per andare a giocare in un altro campionato. Lo stesso player, infatti, aveva già trovato l’accordo con i FTW Esports, squadra portoghese militante nella LPLOL.

Promessa che tuttavia i GG&Esports non potevano mantenere o avrebbero infranto la regola 2.4.3 dei tre quinti. Oltre Sky, infatti, facevano parte del roster del Promotion, giocato sotto l’egida dei DayDreamers, solo il midlaner Dehaste e il jungler Ploxy, mentre Taba, Fittle e Wondro erano subentrati per l’inizio del campionato. Secondo le fonti i legali contattati da Sky avrebbero inviato una lettera ai GG&Esports chiedendo il rilascio immediato del giocatore, impugnando un contratto firmato con l’inganno e con molte lacune. In cambio il giocatore avrebbe rinunciato allo stipendio maturato nelle settimane da sostituto. Con l’incubo di ritrovarsi al centro di un’azione legale dalla durata indefinita, i GGE hanno acconsentito a liberare Sky, cercando una soluzione che evitasse di incappare nell’infrazione della regola 2.4.3.

 

L’alternativa era solamente una: mettere sotto contratto uno degli altri due giocatori della finale del Promotion e mantenere così i tre quinti originari nel roster, a costo di tenerli in panchina. Uno dei due era Simpy, giocatore spagnolo, ma strada impraticabile in quanto già partecipante a un’altra European Regional League: attualmente è un giocatore dei BCN Squad nella SuperLiga iberica e per il regolamento di Riot Games relativo alle ERL non sarebbe un trasferimento consentito. L’ultimo giocatore rimasto è il botlaner DerVoksne, in forze ai London Esports, squadra che milita nella UKLC, seconda divisione inglese non direttamente legata a una ERL. A norma di regolamento Riot il trasferimento sarebbe consentito ed è propria questa la strada che i GGE tentano di seguire. Nonostante venga trovato l’accordo economico con i London Esports per il trasferimento, gli ufficiali della UKLC, gestita da Dreamhack, non acconsentono al rilascio del giocatore. Chiuse tutte le possibili opzioni, ai GGE non resta che comunicare a PG Esports di ritrovarsi senza un roster valido nella sua interezza, pur avendo i cinque giocatori minimi necessari per scendere sulla Landa.

Preso atto della situazione, la direzione disciplinare di PG Esports, in collaborazione con la stessa squadra, ha cercato di trovare una soluzione che non compromettesse l’integrità del campionato ma che al tempo stesso desse una sanzione significativa ai GGE. La costruzione del roster è infatti uno degli aspetti più importanti della stagione e arrivare a trovarsi in una situazione del genere denota scarsa programmazione. PG Esports spiega in anticipo, durante la trasmissione TikiTakaRift per bocca di Stefano “Zhydaris” Cozzi, che sicuramente non si tratterà di un’altra sanzione pecuniaria, altrimenti passerebbe il messaggio scorretto: chi ha più risorse economiche può permettersi di infrangere le regole. Il secondo punto di Cozzi riguarda la pluralità di attori nella decisione: essendo il primo caso in Europa, la decisione va presa di comune accordo con Riot Games e gli uffici della divisione esports di Berlino, nonché con i rappresentanti delle altre ERL. 

In tempi record PG Esports comunica la sanzione: fino alla fine del campionato, o finché i GGE non riavranno un roster valido, gli avversari potranno scegliere il lato della mappa dal quale giocare. Una sanzione che viene percepita da molti come insufficiente e non bilanciata rispetto alla gravità dell’infrazione commessa. In realtà, come spiegato sempre da Cozzi durante il LiveTalk del martedì di PG Esports, è la sanzione che mira a fare meno danni a chiunque altro che non siano i GGE: non compromette l’integrità competitiva del campionato, non danneggia né favorisce alcune squadre piuttosto che altre (a esclusione dei GGE, ovviamente), non comporta tagli al broadcast delle partite. Una soluzione forse attenuata, vero, ma verosimilmente la migliore che si potesse prendere per danneggiare solo ed esclusivamente coloro che hanno infranto la regola.

Le obiezioni di togliere dei punti o delle vittorie già aquisite non sono percorribili: il penalty index di Riot Games, a cui PG Esports deve necessariamente legarsi, essendo un circuito ufficiale, hanno una politica ben precisa. Secondo Riot bisogna prima di tutto tutelare i giocatori, motivo per cui le vittorie già aquisite non possono essere tolte, né è possibile far disputare partite sapendo che poi si trasformeranno in sconfitta automatica. Scartata anche l’ipotesi di infliggere la perdita di uno o più ban ai GGE, sconsigliata come sanzione da diversi coach in quanto le squadre si allenano già come se avessero uno o due ban in meno.

Chi gioca adesso un ruolo fondamentale nel prosieguo della storia sono le altre squadre del PG Nationals. Di comune accordo hanno chiesto a PG Esports e Riot Games di riesaminare il caso, ritenendo effimera e insufficiente la sanzione comminata ai GGE. Secondo alcune fonti a loro vicine, le squadre avrebbero anche avanzato una proposta, chiedendo di far giocare ai GGE le sei rimanenti partite di campionato salvo poi togliere loro quattro vittorie a fine campionato. Una soluzione che, come abbiamo anticipato, non è percorribile per il pensiero competitivo di Riot Games. 

PG Esports, riconfrontandosi con Riot, ha quindi optato per una sanzione maggiore, pur rimanendo nei limiti del penalty index: ai GG&Esports sono così state assegnate due sconfitte a tavolino per i due successivi playday, ottenendo pertanto uno 0-2 nella Week 5 della competizione. Una soluzione che scontenta, sostanzialmente, tutti: avvantaggia alcune squadre a discapito di altre, ovvero Macko e Cyberground che avrebbero dovuto incontrare i GGE questa settimana; toglie contenuto e partite al broadcast del campionato; compromette l’integrità del campionato. Sottolineando che si tratta di una soluzione ulteriore che non sostituisce, ma affianca, quella precedente relativa alla scelta del lato di mappa. 

Lato GG&Esports la difficoltà è ovviamente quella di trovarsi al centro dell’attenzione pubblica, alla prima esperienza competitiva nel PG Nationals, per motivazioni che la riguardano in quanto responsabile oggettiva ma non di prima mano. Il lato gestionale del team, infatti, era stato affidato fin dall’inizio allo stesso management dei DayDreamers, in particolare alla figura di Edoardo Falcetti, più volte protagonista di alcune uscite alquanto discutibili sui canali d’informazione del campionato italiano. Falcetti che, da quando i legali di Sky si sono fatti vivi la prima volta con i GGE, secondo alcune fonti sembrerebbe irrintracciabile, sia alle richieste di PG Esports sia a quelle dei GG&Esports, interessati a comprendere meglio come si sia potuto non considerare tutti gli aspetti che hanno portato a tale triste conclusione. Come annunciato oggi stesso, inoltre, i GGE sono pronti a intraprendere azioni legali verso coloro che saranno ritenuti responsabile della situazione.

Vi informiamo infine che abbiamo già provveduto a contattare i GG&Esports per avere maggiori delucidazioni da parte loro e consentire una, doverosa, replica.