Cicolari

Le parole di Alessio Cicolari, proprietario dell’Esport Palace di Bergamo, ai nostri microfoni in seguito all’esposto che ha acceso l’attenzione di Adm sui locali esports.

Nella serata del 29 aprile è improvvisamente scoppiata la bomba mediatica che riguarda in prima persona il settore dell’esports in senso ampio, quella porzione intesa come intrattenimento e non nell’accezione esclusiva di tornei di videogiochi. Secondo quanto comunicato e documentato via social dall’Esport Palace di Bergamo, attività commerciale adibita a bar, negozio di informatica e soprattutto sala Lan per l’utilizzo di Pc, console, simulatori di guida nel contesto dei videogiochi, le postazioni sopra menzionate sono state sottoposte a sequestro amministrativo dagli organi di controllo intervenuti dopo l’esposto presentato all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato dall’imprenditore Sergio Milesi. Abbiamo, così, deciso di intervistare Alessio Cicolari, proprietario di Esport Palace per chiarire la situazione.

Partiamo dalla bomba scoppiata in questi giorni. Come state affrontando questa situazione?

“Ci siamo mossi subiti. Mentre gli ufficiali dell’Adm erano in struttura, ci siamo subito attivati con i nostri avvocati e con tutti i consulenti che collaborano con noi. Abbiamo provato a far parlare direttamente gli ufficiali con i nostri avvocati, ma non c’è stato modo. Adesso stiamo facendo fronte comune. Siamo in contatto con tutti i gestori di Sale Lan in Italia. Come è scritto un po’ da tutte le parti, l’interpretazione della norma è sbagliata. Pc e console da gioco del 2022 non sono omologabili e se anche passasse che questi strumenti debbano essere omologati vorrebbe dire che andrebbe ritirato tutto dal mercato. Cosa al quanto improbabile. La Senatrice Pergreffi e il Deputato Belotti di Bergamo hanno già richiesto un’Interrogazione Parlamentare e hanno già contattato la direzione dell’Adm”.

La notizia inevitabilmente ha scombussolato tutto il settore. C’è stato nel recente passato un avvertimento da parte degli organi in questione o è arrivato tutto all’improvviso?

“No, non è mai arrivato nulla. Le nostre attività sono sempre state controllate dagli organi preposti. Chi fa azienda in Italia non solo è un eroe, ma deve circondarsi anche di tanti consulenti. È stato tutto improvviso, come una qualsiasi retata di stampo mafioso. Una situazione che poteva essere gestita meglio. Potevano mandare delle Pec di richiesta informazioni. Gli ispettori non sapevano neanche come funzionassero i giochi su Steam, Origin o Battle.Net. Hanno sequestrato tutto, compresi i Pc che avevamo in vendita esposti: oltre 200 mila euro di materiale fermo”.

Qual è, invece, il pomo della discordia?

“Più che per le Vlt, la questione è legata alla normativa ai dispositivi di gioco senza vincita che sono per l’articolo 110 del Tulps i cabinati, i flipper o i cavallini a dondolo. Per quelli, la legge potrebbe avere anche un senso. Faccio un esempio. Io operatore ho un cavallo a dondolo che con un euro fa un minuto. Dovessi abbassare la soglia del tempo e portarla a 50 secondi piuttosto che a 60, ogni sei utilizzi ho un euro in più di guadagno. Qui, però, non si tratta di dispositivi di questo genere. La normativa è la stessa, ma il tema è più sul videogioco senza vincita che sulle Vlt. L’accostamento anche è lo stesso per le aziende come la Led nei vari Village o nei Centri di Amusement. Se devo dire la mia, io vedo molti di questi posti che affiancano bowling a sale slot. Onestamente, sono contro il gioco d’azzardo e lo Stato dovrebbe rendere quelle illegali”.

Quella dei sigilli credi sia più una mossa preventiva o è una vicenda che si trascinerà nel tempo, causandovi ingiustamente ulteriori perdite?

“Il fermo amministrativo dovrebbe essere di almeno 60 o 90 giorni e la normativa può prevedere anche la confisca e la distruzione. Spero che non si arrivi a tanto, sinceramente. Cercheremo di contestare subito il fermo. La maggior parte dei prodotti era per la vendita e quindi creano anche un danno economico su un’attività libera di cui abbiamo regolare licenza”.

Ultima domanda. In una situazione triste e paradossale come questa può esserci un po’ di luce in fondo al tunnel: una regolamentazione ad hoc può essere una soluzione?

“Passati questi due giorni, dove avrei voluto spostare le mie attività in un qualsiasi paese civilizzato, ho visto comunque una community molto compatta. Anche tra di noi competitor. Bisogna fare capire alle istituzioni come funziona questo mondo. A livello normativo, onestamente, non vedo un margine. È come utilizzare un Pc all’interno di un ufficio. Non c’è bisogno di una normativa. C’è da capire vogliono tassarla? Che la tassino, ma di fatto credetemi gli introiti fatti dalle sale Lan sono veramente bassi rispetto al costo dei macchinari e i costi di gestione. Noi Ad Esport Palace lo facciamo come attività in marketing. Sicuramente ci potrebbe essere una regolamentazione, ma più orientata verso i campi di calcio o le palestre. Noi mettiamo a disposizione l’attrezzatura e l’atleta fa la sua performance. Tutti i software, poi, sono protetti e quindi ogni utilizzo non voluto dalle macchine viene bloccato. Di fatto, quindi, la regolamentazione è minima. Per me basterebbe un decreto interpretativo da parte dell’Adm e una certificazione di cosa si fa in una sala Lan”.