Cosa c’entrano Fortnite e il Grande Fratello con un filosofo tedesco del Settecento? Cerchiamo di capirlo. Innanzitutto alzi la mano chi non ha sentito parlare dell’evento organizzato da Epic Games ieri sera (13 ottobre) per salutare la stagione 10 di Fortnite e aprire alla numero 11? “The End”, A parte i tantissimi (si parla di almeno 7 milioni di persone, in Italia 70mila solo quelle collegate al canale Twitch di Pow3r, che ha così battuto ogni suo precedente record) che ieri si sono fermati a guardare il buco nero rimasto là dove prima c’era l’ambiente di gioco, tanti altri avranno sicuramente appreso la notizia tramite i media tradizionali, catturati dal successo del livestreaming gestito dal publisher americano. 

E anche oggi erano almeno 70mila gli utenti collegati a seguire la live, tra Twitch e Twitter, sui profili ufficiali di Fortnite. Pochi di loro, probabilmente, avranno intuito la trovata di Epic Games. In un mondo dove tutto è spettacolo (spesso anche le cose molto serie, purtroppo) il publisher di Fortnite è riuscito a rendere spettacolare anche il passaggio da un capitolo all’altro del suo videogioco. Un momento che, normalmente, viene vissuto con frustrazione dai giocatori, costretti all’immobilità mentre avrebbero un’irrefrenabile voglia di precipitarsi nell’isola e continuare a battagliare con gli avversari fino alla morte (virituale).

Il buco nero che ha risucchiato Fortnite nasconde, dietro ad un abile costruzione narrativa, la necessità tecnica di Epic Games di scaricare i server sui quali “poggia” il videogioco. Un intervento che blocca tutto, nel passaggio al capitolo 2 del gioco, ma che nella costruzione del publisher, per il videogiocatore/utente/spettatore, diventa un momento epico come un concerto o come una sfilata di moda o il lancio di un nuovo film. Emozionante come l’inserimento di qualche novità all’interno del gioco stesso.

Ieri è accaduta così, con Fortnite, quella spettacolarizzazione totale alla quale siamo ormai abituati da tempo. Forse, verrebbe da dire, perché fa parte della psicologia della specie umana, e scaturisce da quella curiosità che chi si occupa di comunicazione e spettacolo conosce, e sa sfruttare bene. Quel fascino indiscreto del guardare nel buco della serratura (guardacaso, un buco) che già ha portato alla nascita dei vari Grande Fratello, prima, e ai vari Talent, poi, in attesa che, prima o poi, qualcosa accada. Con il buco nero di Fortnite, proprio di questo si è trattato; e anche oggi molti erano lì, convinti che a qualche ora qualcosa sarebbe successo (si parlava delle 20, ora italiana).

Alla fine chi è dall’altra parte dello schermo si immedesima, non “subisce” la storia ma ha l’impressione di viverla. E quelli che una volta erano i tempi morti adesso diventano parte della narrazione e funzionali alla stessa. Un filosofo tedesco del Settecento, tale Gotthold Ephraim Lessing (lo potete vedere nella foto di copertina), disse che “l’attesa del piacere è essa stessa un piacere” (sì, è stato lui, non un pubblicitario). In questi giorni Fortnite sta probabilmente applicando questa massima anche al mondo dei videogiochi.

Qualche novità è attesa per domani (15 ottobre). Per chi proprio muore dalla curiosità ecco un video con qualche gustosa anticipazione:

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