Ci sarebbe molto da dire ancora attorno al caso che la scorsa settimana ha visto protagonista Ettore “Ettorito97” Giannuzzi. Il campione di PES, provocato dagli esagitati tifosi brasiliani durante la finale mondiale della PES League 2019, assieme al suo entourage ha cominciato un battibecco (chiamiamolo così) che, in un crescendo di provocazioni, ha portato l’azzurro ad una spiacevole scivolata di stile.

Subito i media tradizionali, che rispetto agli esports sono spesso girati dalla parte opposta, hanno trovato pappa gustosa da fornire ai propri lettori. Così ancora una volta si è parlato di videogiochi, e si è parlato di esports, associando il tutto a immagini del tutto negative. Dai videogiochi che scatenano violenza agli sport elettronici che prendono tutto il peggio degli sport tradizionali, i concetti riportati anche dai social non sono stati teneri. E diciamo che purtroppo è vero: Ettorito97, stavolta, ha fatto un pessimo spot per la causa degli esports.

Tuttavia è vero, gli sport tradizionali, in questo, non sono affatto migliori. L’ultimo caso, proprio ieri, è stato quello del tennista Fabio Fognini a Wimbledon. In difficoltà contro Tennys Sandgren (che poi lo ha eliminato) il tennista italiano ha trovato modo di far parlare di sé per una esternazione tutt’altro che felice, lamentandosi in modo colorito per il campo da gioco. “E’ giusto giocare qua? Maledetti inglesi. Dovrebbe scoppiare una bomba su sto circolo.”

Se per un atleta affermato, e ben pagato, il rischio è relativo (alla peggio qualche comparsata in tv), per un pro player il rischio è bene maggiore. Il pericolo di ricevere un’etichetta indelebile (i social e il web, si sa, difficilmente dimenticano); il pericolo di alimentare una ulteriore escalation di cattiveria (spesso a poco servono le scuse postume); il pericolo, per un giovane, di bruciarsi una carriera che, seppur lunga e gloriosa, possiamo considerare ancora “sul nascere”, vista l’età di Ettore.

Qualcuno, con lui, c’è andato giù pesante. Eppure, giusto ricordarlo, Ettore Giannuzzi ha vinto tantissimo, è un’icona del panorama PES italiano (e non solo) ma resta pur sempre un ragazzo di appena 22 anni. Se da una parte c’è un player che deve sicuramente fare un lavoro su di sé per migliorare la propria tenuta mentale, dall’altra chi ne scrive non ha il diritto di incolparlo di tutti i mali del mondo, cancellando di colpo la memoria di quando di buono ha fatto prima dell’esternazione all’Emirates.

Certo, ora che la frittata è fatta tutto resta nelle mani del campione. Ettore “Ettorito97” Giannuzzi deve ripartire da qui e ripresentarsi più forte di prima. Più degli sportivi, come abbiamo già avuto modo di dire su Esportsmag, i pro player devono curare la loro immagine social, il loro rapporto con la community. Aspetti che in un settore dove gran parte del gioco è virtuale fanno molto, se non tutto. Perché un pro player deve ragione più o meno come un’azienda.

Se da parte dei tifosi, dei fan, dei simpatizzanti e di tutto il resto ci si aspetta, ora, solo silenzio, da parte di Ettorito97 ci aspettiamo una reazione più o meno immediata, non tanto joypad alla mano, ma davanti allo specchio. Giusto chiarire, prima di tutto, con sé stessi. Poi però ci aspettiamo un ritorno in grande stile, magari con ironia e leggerezza. Soprattutto un ritorno che faccia capire a molti altri giovani che anche situazioni di crisi (e quella di sabato 29 per Ettorito97 è stata davvero grave) possono essere superate alla grande.

Attendiamo le decisioni di Konami, certo, ma quelle che più ci interessano sono le decisioni di Ettore. Serve una reazione da campione che renda Ettorito97 un esempio. Sarebbe forse la miglior risposta a tutte le polemiche. Una reazione d’orgoglio. Lo stesso che ha portato Ettore “Ettorito97” Giannuzzi a vincere numerose competizioni e, per ben tre volte, sul tetto del mondo. Forza Ettorito97, il tetto del mondo è sempre al solito posto.