Dieci milioni di dollari per circa 1.000 dipendenti donne che lavorano, o hanno lavorato, nello studio negli ultimi 5 anni. Tanto pagherà Riot Games, la società californiana leader nel settore dei videogiochi grazie a League of Legends, accusata di discriminazione di genere all’interno dei proprio uffici.

Il caso, venuto alla ribalta nel 2018, era partito dalla denuncia di una delle dipendenti. Secondo l’accusa, l’azienda praticava discriminazioni non solo negli stipendi, ma anche nelle promozioni promuovendo una cosiddetta “bro culture” tesa ad escludere le donne.

Un argomento particolarmente sensibile per l’industria dei videogiochi e del mondo stesso degli esports che più volte ha dovuto replicare alle accuse di discriminazione nei confronti delle donne.

Riot Games, di proprietà del gigante tecnologico cinese Tencent, per il momento non ha commentato ufficialmente la notizia, mentre il tribunale dovrà decidere in settimana se confermare o meno l’accordo.