Activision Blizzard ha annunciato la ristrutturazione aziendale della sezione esports nelle prossime settimane: 50 i licenziamenti previsti.

Gli eventi dal vivo per l’esports targato Activision Blizzard, ovvero la Overwatch League e la Call of Duty League, sono indubbiamente tra i più dispendiosi da realizzare ma al tempo stesso rappresentano il nucleo portante del business model pensato dall’azienda di Santa Monica per rendere sostenibile la scena competitiva, sia per sé stessi che per squadre, giocatori e tutti gli attori principali.

I ricavi, nei primi due anni della Overwatch League, sono giunti in gran parte proprio dagli eventi live, suddivisi tra diritti Tv e streaming, merchandising e ingressi negli stadi. Entrambe le leghe, inoltre, avevano prospettato un futuro in cui le squadre avessero ognuna il proprio stadio, o arena esports, in cui disputare le partite di campionato, come nel più classico degli sport. La pandemia da Covid-19 ha innegabilmente interrotto l’ambizioso progetto, costringendo gli organizzatori e rivedere il modello di competizione, spostandolo più sull’online. Esattamente come hanno fatto altre competizioni da League of Legends a CS:GO.

La finale della stagione 1 della Overwatch League nel 2018

Nonostante l’arrivo del vaccino e la conseguente immunizzazione di massa, è ancora difficile e complicato vedere all’orizzonte la ripresa di una normalità antecedente alla comparsa del coronovirus. L’incertezza sul futuro ha spinto pertanto Activision Blizzard a rivedere i propri piani per l’esports, inclusa una ristrutturazione a livello aziendale di persone e competenze. Tradotto brutalmente: licenziamenti. Già nel 2019 l’azienda operò una vera e propria rivoluzione, licenziando 800 dipendenti tra le varie sedi sparse per il mondo, inclusa la chiusura programmata, ormai in primavera prossima pare, della sede di Versailles in Francia. 

Questa volta Activision Blizzard punta a licenziare 50 persone, come confermato da Tony Petitti, President of Sports and Entertainment dell’azienda, durante l’intervista rilasciata a Sport Business Journal e The Esports Observer. Non è chiaro quali aree saranno affette dai licenziamenti ma ciò che traspare è che non riguarderà strettamente la sezione esports ma tutto ciò che vi gravita intorno. 

Petitti è arrivato in Activision Blizzard ad agosto 2020 dopo aver lavorato per anni nella MLB, la lega professionistica americana di baseball: “Abbiamo imparato molto negli ultimi anni in termini di come le leghe dovrebbero essere organizzate per giocarle online. Adesso siamo pronti a mettere in pratica quanto acquisito. In termini di tempismo è una reazione alla realtà esterna e a come allocare meglio le risorse per creare una lega che sia sostenibile per tutti: noi, i proprietari, i team e i tifosi.

Match dal vivo della Call of Duty League: tutto esaurito

Petitti ha anche voluto sottolineare che Activision Blizzard non ha intenzione di eliminare del tutto gli eventi online ma anzi tornerà a spingerli non appena sarà possibile. In questo momento però, e nel lungo periodo futuro, l’online rappresenterà una componente sempre maggiore dell’esports targato ABE, sia per la Overwatch League che per la Call of Duty League. Cambiamenti che tuttavia portano a toccare anche il numero di dipendente: quando Petitti parla di modificare l’allocazione di risorse si rivolge, anche se in modo asettico, proprio alle persone che quotidianamente lavorano nell’azienda. 

Dipendenti che tuttavia non sembra saranno trattati nel modo migliore. Secondo quanto riportato da Jason Schreier su Bloomberg, i dipendenti statunitensi continueranno a ricevere 90 giorni di retribuzione e health benefits per un anno come compensazione e supporto alla transizione verso un nuovo lavoro. Ma ci sarà anche un bonus: una gift card da 200 $ da spendere su Battle.net, il negozio digitale di Blizzard. 

Il tutto mentre Activision Blizzard a livello finanziario ha ottenuto ottimi risultati con un incremento del valore azionario sul listino di borsa rispetto allo scorso anno. Risultati che, come sempre avviene in questi casi, fanno scattare un bonus per il CEO dell’azienda: Bobby Kotick ha infatti ricevuto un extra da 200 milioni di dollari. Nonostante sia la prassi, gli stessi azionisti di Activision Blizzard hanno ritenuto tale cifra eccessiva, soprattutto in concomitanza con il licenziamento di 50 dipendenti.

Nonostante l’incremente del valore azionario sia qualcosa di innegabile e positivo, questo singolo obiettivo raggiunto non può giustificare un bonus di tale portata per il nostro CEO”, ha affermato il portavoce della CtW Investment Group, uno degli investitori del gruppo. Ci sono stati diversi fattori che hanno contribuito a tale crescita e non necessariamente e direttamente attribuibili alle decisioni di Kotick. Un esempio è la stessa pandemia che ha spinto molte aziende a cercare nel mondo del gaming, e quindi anche in Activision Blizzard, un nuovo canale di comunicazione, indipendentemente dalla scelte strategiche del nostro consiglio esecutivo.