Una ricerca dell’Università di Bristol punta i riflettosi sui tweet sulle scommesse sugli esports. Un problema che ha scatenato il dibattito anche alla Iagr annual conference, l’evento annuale dell’organismo che rappresenta i principali regolatori del gioco d’azzardo del mondo, in programma dal 30 settembre a domani, 3 ottobre, a Montego Bay, in Jamaica. La diffusione e la facile condivisione di questi messaggi, infatti, mettono a rischio i giovani, ed è un allarme che i regolatori non vogliono ignorare.

In uno degli interventi più approfonditi è stato Marc Ellinger, partner di Ellinger & Associates ed esperto di diritto di gioco, a sottolineare come “a differenza del gioco tradizionale e delle scommesse sportive classiche, gli esports presentano il dilemma dei minori come parte dominante del campo di gioco”. Minori protagonisti non solo perché stanno giocando, ma anche perché i più forti di loro stanno cifre da capogiro. L’ultimo caso quello di Kyle Giersdorf (americano, 16 anni, nella foto sotto) che quest’anno ha vinto oltre 3 milioni di dollari americani alla Fortnite World Cup.

Con la maggior parte dei fan degli esports costituiti da minori di 18 anni cosa sappiamo dei potenziali danni che il clamore mediatico su montepremi e premi può creare?

A rinfrancare le preoccupazioni di Marc Ellinger ci sono poi i dati presentati dall’Università di Bristol (Regno Unito). Nel suo “The Biddable Youth report”, rilasciato ad agosto di quest’anno viene presentata una statistica che mostra come, nel Regno Unito, il 28 percento delle persone che hanno pubblicato tweet relativi alle scommesse sugli esports nel periodo della rilevazione aveva meno di 16 anni. Nell’analizzare oltre 880mila tweet relativi alle scommesse i ricercatori hanno scoperto che il 74% dei tweet (3 quarti del totale) era sugli esports e che il 68 percento dei tweet sugli sport tradizionali non sono conformi alle normative sulla pubblicità di gioco d’azzardo nel Regno Unito.
“È molto probabile che genitori e insegnanti siano completamente inconsapevoli della pubblicità di giochi d’azzardo sui social media – ha spiegato un portavoce dell’Università di Bristol – nonché del fatto che, attraverso l’uso delle criptovalute, i bambini potrebbero essere in grado di piazzare scommesse senza accesso a un conto bancario“.
Preoccupa anche la pubblicità, in gran parte proposta a minori di 25 anni e minorenni. “Poiché un numero così elevato di giocatori e fan è minorenne – spiega Marc Ellinger -, tali pubblicità saranno intrinsecamente destinate a minori (intenzionalmente o inavvertitamente). Il modo in cui i regolatori affronteranno questa preoccupazione meriterà un’attenta e ponderata analisi da parte dell’intera industria”.
 
Legati a questi temi se ne pongono altri di pari importanza, come quello relativo all’integrità sportiva degli eventi esports. “Sono in gioco anche problemi di integrità, poiché sorgeranno domande sull’impatto che i genitori, o tutori, possono avere sui minori. Ad esempio, in caso di match fixing imposto dal tutore, il minore può essere sanzionato – aggiunge ancora Ellinger – per le cattive azioni imposte dai suoi tutori? Sono problemi importanti, che ancora non sorgono negli ambienti normativi tradizionali”.