Giochi a Fortnite? E io ti mando la Polizia a casa

L’insulso fenomeno dello swatting, ossia l’inviare un’unità speciale della polizia (Special Weapons And Tactics) a casa di un videogiocatore senza nessun motivo, di tanto in tanto torna a far parlare. Stavolta è toccata a Cody “Clix” Conrad, un pro player 14enne statunitense, che nel bel mezzo di un match delle Championship Series di Fortnite ha ricevuto la sgradita visita in casa.

Durante la diretta Twitch il padre del ragazzo è entrato nella stanza e gli ha comunicato che la polizia aveva fatto irruzione e stava cercando di capire il motivo per il quale era stata inviata al loro indirizzo. Il motivo? Un gioco stupido che tanto in tanto solletica la mente di qualche ragazzino americano (per ora i casi si sono verificati tutti oltre oceano).

Oltre al reato di procurato allarme, oltre al disagio creato ad una intera famiglia e all’azione di disturbo ad un giocatore professionista che sta partecipando ad un torneo ufficiale che mette in palio anche premi considerevoli (10 milioni di dollari, nel caso di Fortnite) vi è anche il pericolo che la situazione sfugga di mano. L’unità speciale della polizia americana è infatti addestrata per risolvere i casi più difficili, ha il grilletto facile e una mira infallibile. Basterebbe solo questo per capire che non bisogna scherzarci.

Eppure di tanto in tanto si sente parlare di una nuova bravata. Nell’agosto scorso la vittima fu Kyle “Bugha” Giersdorf, streamer sedicenne divenuto famosissimo giusto pochi giorni prima aggiudicandosi la Coppa del mondo di Fortnite. Qualche buontempone si era intrufolato nei meandri del web riuscendo a individuare illegalmente l’indirizzo di casa di “Bugha”. Anche in quel caso si risolse tutto con un po’ di paura, qualche disagio e una gran perdita di tempo.

Ma ricordiamo che uno di questi casi, nel 2017, è finito nel peggiore dei modi. La vittima, il 28enne Andrew Finch, stava giocando tranquillamente quando gli Swat fecero irruzione e uno degli agenti sparò ferendo a morte il ragazzo. Una triste vicenda conclusa solo a inizio di quest’anno, oltre un anno dopo la morte del giovane pro player di Call of Duty, con la condanna a 20 anni di carcere del 26enne Tyler Barriss (definito uno “specialista” nello swatting), che contattò la polizia lanciando il falso allarme, e quella dell’agente che fece partire il colpo.

Pare che l’FBI stia tenendo sotto controllo questo stupido fenomeno dal 2008, ma evidentemente, grazie alle tecnologie sempre più avanzate in mano anche a giovani e giovanissimi, e a causa del clima di paura che comunque tanti episodi di cronaca hanno creato, talvolta scherzi come questo riescono comunque a finalizzarsi.

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