Nel convegno del Coni “Sport Virtuali: il futuro è già presente” una prima infarinatura di sport virtuali per dirigenti e tecnici delle federazioni sportive, che a settembre avranno a disposizione percorsi formativi specifici.

“Il fenomeno degli esports è esploso solo a livello mediatico, per ora c’è solo un movimento che autoafferma sé stesso. Così l’avvocato Giancarlo Guarino nel convegno alla Scuola dello sports, all’Acqua Acetosa a Roma. Un convegno che costituisce la seconda parte del convegno di fine maggio, che ha introdotto gli indirizzi dati dal Cio, a livello internazionale, sugli sport virtuali.

Il Cio ha stabilito di dare competenze specifiche alle federazioni internazionali sugli sport virtuali“, ricorda avviando i lavori Michele Barbone, presidente del Comitato promotore degli esports, “a cascata saranno le federazioni nazionali che si occuperanno di gestire l’attività virtuale della propria disciplina“. Da qui l’incontro odierno, rivolto principalmente alle federazioni nazionali che vorranno occuparsi dell’attività virtuale.

“Cercherò di fare da anello di congiunzione perché venga riconosciuta questa federazione di servizio”, spiega Giovanni Copioli, neopresidente della commissione di lavoro sugli esports nominata dalla giunta del Coni, “come membro del board della federazione motociclistica internazionale posso portare l’esperienza, che ha visto all’interno della federazione la creazione di una commissione apposita, così come anche nella federazione nazionale. Noi del motociclismo abbiamo tantissime discipline che possono essere attivati negli sport virtuali, e ricordo che per le moto sono 23 le discipline, non solo quelle della velocità che vedono il principale nella Moto Gp, peraltro già attiva negli esports. La strada è segnata verso quello che è un futuro sempre più vicino. Cercheremo di essere abbastanza rapidi per portare in porto questa federazione di servizio col massimo impegno e nel più breve tempo possibile”.

Una delle attività del Comitato sarà quella di professionalizzare i referenti degli sport virtuali, come spiega Rossana Ciuffetti, direttrice della Scuola dello sport, che ha dato alcuni dettagli sui corsi che dovranno partire a metà settembre, che vedranno “materie di trattazione generale, seguite dai docenti della scuola dello sport, e materie tecniche-sportive curate dai tecnici. A breve saranno resi noti date e programmi. Stiamo cercando di professionalizzare i referenti di ogni federazione”. Si tratterà di corsi ai quali le federazioni saranno libere o meno di partecipare, che vedranno 20 ore in comune per dirigenti sportivi e tecnici, salvo poi proseguire con percorsi specifici per ogni carica specifica.

Vogliamo dare avvio a una community nella quale si possano condividere alcuni valori e si possano arricchire tutte le parti in causa”, spiega Giancarlo Guarino, già membro del Coni e coordinatore dell’area giuridica del Centro studi del Comitato di Barbone “il fenomeno degli esports sembra esploso, ma in realtà è esploso per ora solo a livello mediatico. Sono sempre più importanti le sollecitazioni mediatiche, e lo vediamo in tv e su internet, alle quali fanno da contraltare il moltiplicarsi di presunti convegni, eventi, manifestazioni, tornei che si ammantano della qualifica degli esports. Per quanto ci riguarda non abbiamo mai fatto una scelta di campo, né vogliamo puntare a una contrapposizione con tutto il resto del mondo degli esports. Noi seguiamo solo una linea, che è quella dettata dal Cio, istituzione principe dello sport”.

“Lo sport rispetto al gioco”, continua Guarino, autore di uno degli interventi più articolati della mattinata, “ha un ordinamento strutturato. Per convenzione siamo d’accordo che si parli di sport quando c’è un sistema di ordinamento. La realtà comune a tutti, dominata da impulsi commerciali e pubblicitari, ha già varato gli esports come un qualcosa che esiste da tempo, ma che in realtà non si capisce ancora cosa sia, dato che il movimento non contiene in se nessun riferimento, nessun ente, né organizzazioni o responsabili di riferimento. Per ora c’è solo un’autoaffermazione di sé stessi. Quando sentiamo parlare di presunti atleti, presunti tecnici, presunti team, presunte società, al momento è solo un movimento spontaneo, che di sport non ha assolutamente nulla, nella misura in cui sport non puù che essere il gioco che viene portato all’interno di un ordinamento settoriale, che si dà delle regole. Questo ha iniziato a farlo il Cio”.

Spiega ancora l’avvocato Guarino che “sugli esports si è esercitata una pregiudiziale tipica che hanno interessato anche discipline come bridge, scacchi e dama, i cosiddetti sport della mente, legata al fatto che non ci sia movimento fisico. Ma è sicuramente sport anche la destrezza, l’abilità, basti pensare a tutti gli sport di precisione. Il concetto di sport dal punto di vista tecnico non può essere fossilizzato. Non è detto quindi che non ci possa essere un confronto regolato da norme sportive anche in ambiti che non implicano molto l’utilizzo del corpo. Sempre considerando che la prestazione esportiva è comunque molto complessa, coinvolge mente, corpo, ma anche abilità di attenzione e concentrazione. Ci vuole destrezza nel muove il joystick o la tastiera, e abilità nell’assumere delle posture col corpo su un simulatore. Componenti la maggior parte dei quali sono già compatibili al mondo sportivo reale. La più grossa differenza è nello strumento utilizzato, che pone una serie di problematiche importanti che verranno approfondite nei corsi di settembre”.

Sempre parlando ai responsabili delle federazioni Guarino ricorda poi che “l’esports è tutt’altro che distante dal concetto di sport come lo conosciamo noi. Esiste però una grave spinta alla destrutturazione dell’ordinamento sportivo, nazionale e internazionale, da parte di spinte del mercato. Siamo davanti a un fenomeno simile, in piccolo, a quello che è stato compiuto con la Superlega nel calcio, quando alcuni club hanno provato a organizzare una competizione al di fuori dall’ordinamento. Questo non è vietato, ci mancherebbe altro, ma significa andare incontro a un modello di sport che è quello degli Stati Uniti, dove la libertà di iniziativa privata si esplica a tutto tondo portando l’evento sportivo verso un puro spettacolismo, e non altro. Di fronte a ciò è questa la nostra scelta di campo: noi vogliamo condividere i valori dell’olimpismo, disinteressandoci anche di coinvolgimenti economici stratosferici, seguire gli ordinamenti del Cio e disegnare per la prima volta lo sport virtuali”.

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