“Investire negli esports? Pessima idea, cambiano continuamente”. Interpellato dal canale Fair Game, Mark Cuban, proprietario della squadra NBA Dallas Mavericks, ha stroncato gli esports senza mezzi termini. Almeno per il mercato degli Stati Uniti, insomma, secondo il 61enne Cuban, i videogiochi competitivi sarebbero da dimenticare.

Gli esports per il miliardario americano sono un cattivo investimento soprattutto per l’incertezza che vi aleggia attorno. “Non vorrei assolutamente investire – ha spiegato -. Sai qual è la questione? Negli esports le cose cambiano le cose continuamente, che si tratti di Overwatch, League of Legends o Fortnite”. La continua evoluzione dei giochi, con i publisher che così tengono in mano le sorti delle competizioni contrariamente a quanto avviene con gli sport tradizionali, secondo il proprietario dei Mavericks è una buona ragione per investire altrove.

Ma più di tutto sono i numeri del mercato americano a non convincere l’imprenditore di Pittsburg, che vede rigogliosa la scena europea, mentre in America “300.000 spettatori su Twitch non è un numero così grande”. Secondo Cuban gli esports sono un affare per altri mercato, come quello europeo o quello asiatico. “Lì ci sono i soldi, a differenza degli Stati Uniti. Pensa agli streamer, anche Ninja ha dovuto spostarsi su Mixer per fare soldi”. Non è esattamente così, ma sui numeri non si può dar torto a Cuban, visto che la finale della League of Legends European Championship tra Fnatic e G2 Esports ha quasi fatto segnare un milione di visualizzazioni, secondo EsportsCharts, mentre le competizioni asiatiche raggiungono numeri ancora migliori.

Pensando ai 100 milioni di dollari investiti dal magnate Alisher Usmanov e la sua USM Holdings nel team russo dei Virtus Pro, all’americano team Cloud9, inserito da Forbes tra le 25 start up destinate a raggiungere una valutazione superiore al miliardo, fino ad arrivare alle grandi star sportive e dello show business, come Stephen Curry, Drake e molti altri, sono sicuramente in pochi ad essere d’accordo con Mark Cuban. Ma a lui poco importa, i motivi illustrati durante l’intervista sono suficienti, al magnate americano, per definire gli esports: “un affare orribile”.