Solo pochi mesi fa, prima di accendere i motori di eSportsMag.it, tra le tantissime questioni che ci si ponevano davanti ce n’è stata una che ci ha dato molto filo da torcere. Era la questione che toccava il cuore del nostro lavoro, il neologismo “esports” (perché ancora di neologismo si tratta), e in particolare la sua grafia. Abbiamo discusso in primis tra noi, della redazione. Si partiva da esigenze poste, come talvolta capita, su due lati di quella stessa medaglia che è la professionalità del giornalista: da un lato l’esigenza di individuare e di essere fedeli ad una norma, dall’altra l’esigenza di essere più chiari e comprensibili possibile, parlando lo stesso linguaggio del mondo che ci stavamo accingendo a raccontare.

Abbiamo scandagliato documenti online e offline, cercando di capire quale fosse il modo più corretto per riportare un termine che, pian piano, sta entrando nella lingua italiana. Abbiamo osservato come lo riportavano gli altri media, italiani e stranieri, abbiamo provato a individuare le forme più usate sui social e quelle più cercate nelle ricerche online, abbiamo interpellato esperti e imparato dalle community, ma alla fine abbiamo comunque dovuto fare una scelta. Si trovano, in rete, ancora varie forme, che vanno da e-sports a esports, da e-Sport a eSports. Quest’ultima, la più utilizzata da media e da player, la più cercata online, la più presente nei tag, fu la nostra scelta di partenza. “Si accendono le luci sugli eSports” è stata la prima frase del primo editoriale, scritto dal nostro direttore, nel presentare con orgoglio al “mondo dei cosiddetti sport elettronici“, il “suo” giornale: eSportsMag.it.

Ma è un’altra la caratteristica che contraddistingue il nostro giornale, quella di essere continuamente in fase di ricerca e, contemporaneamente, in fase di verifica. Anche per quanto riguarda il linguaggio. In questi mesi, anche raccogliendo le sollecitazioni di tanti lettori, abbiamo interpellato chi di lingua se ne intende davvero, avendone fatto oggetto di studio. Prima l’Istituto dell’Enciclopedia italiana Treccani, responsabile della pubblicazione della più famosa enciclopedia in lingua italiana (prossima al traguardo dei 100 anni), e poi l’Accademia della Crusca, una delle più prestigiose istituzioni al mondo dedicata allo studio della lingua, che raccoglie studiosi ed esperti di linguistica e filologia della lingua italiana.

La lingua, infatti, è oggetto strano. Ha delle regole, necessarie a far si che chiunque le rispetti sia in grado di comprendere e di farsi capire; ma nel contempo la lingua è fatta da chi la parla, è un qualcosa di vivo, utilizzato e continuamente riadattato di giorno in giorno alle esigenze di chi ha bisogno di spiegare cercando la forma più comoda, più chiara e più comprensibile. Il che, a volte, richiede di prendere in prestito e far proprie parole di altre lingue, riadattandole pian piano ad un significato, ad un contesto. Come è avvenuto per i nostri esports.

In questi mesi, ci siamo accorti che aumentava la richiesta di utilizzare la forma esports, ormai accettata e entrata di diritto tra le parole della lingua italiana. Come mandiamo una email col nostro smartphone continuando a far business anche mentre facciamo jogging, rischiando lo choc quando sul display compaiono altre news che ci ricordano il periodo di austerity che si prospetta per il paese, allo stesso modo abbiamo imparato anche a distrarci con una nuova forma di entertainment, gli esports.

Nonostante qualche altro media continui a utilizzare eSports, nonostante qualche altro prenda ancora le distanze e preferisca raccontare il nuovo fenomeno degli e-sports, noi da oggi passiamo ufficialmente a esports. Anche chi non ne è appassionato sicuramente ne ha già sentito parlare qualche volta. Esports è sempre più presente anche sui media generalisti e in qualche occasione ha fatto capolino anche in Parlamento, combinando un pasticciaccio che ha evidenziato ancora una volta quanto lassù (o laggiù?) siano davvero lontani dal paese reale. Ma questa è un’altra storia.

Torniamo all’esports. Di fatto non cambierà nulla, eSportsMag.it sarà sempre tale e quale, sarà sempre la prima testata giornalistica interamente dedicata all’universo degli esports. Come tale e quale resta il nostro impegno a parlare degli sport elettronici con chiarezza, per farli conoscere e per dare dignità a un settore che rappresenta uno dei più dirompenti fenomeni della new economy e del nostro tempo. Un purista della lingua potrebbe ribattere che a questo punto dovremmo passare a “esport”, dato che gli inglesismi dovrebbero essere lasciati sempre al singolare, nel loro uso italiano.

Ma almeno su questo teniamo fede in parte a quella che avevamo definito, quando siamo partiti, poco più di 9 mesi fa, la nostra licenza sugli esports: raccontiamo una pluralità di titoli, di esperienze, di competizioni e di storie che hanno ancora bisogno di essere considerate come una pluralità di esperienze. Una pluralità che fa massa critica e si rende visibile fino ad essere in grado di pretendere quel riconoscimento e quella dignità che merita. Resta dunque quella “s” finale che per noi sta a significare comunione di intenti. Racconteremo come sempre tante imprese individuali e di squadra, i traguardi raggiunti e i problemi ancora da superare, e tutto si collegherà all’esigenza di fare sistema per far crescere questa realtà: un gioco, una forma d’intrattenimento, una competizione vera che sta tutta in quella “s” che racchiude gli esports.