LPL: “salario basato sulle prestazioni”, è bufera

Secondo il report comparso recentemente su Hupu, uno di più importanti siti cinesi d’informazione sportiva, la LPL avrebbe intenzione di introdurre un sistema di salari per i propri giocatori professionisti basato sulle prestazioni in game. La modifica arriverebbe nel massimo campionato cinese di League of Legends a partire dal prossimo anno, diventando la prima lega del titolo di Riot Games a inserire un sistema di questo tipo. La motivazione principale dietro tale novità sembrerebbe essere la volontà dell’LPL di rendere più eque le risorse economiche dei team: un modo per appianare le differenze finanziarie regolamentando quanto ogni giocatore avrà modo di guadagnare contrattualmente. Imponendo, addirittura, una tassazione per le organizzazioni più “spendaccione”.

L’LPL implementerà gradualmente le regole per il “financial fairness” per squadre e giocatori.” – Jin Yibo, Tencent Head of Esports

Per chi possiede un minimo di dimestichezza con il mondo del calcio potrebbe notare delle similitudini con il “fairplay finanziario” introdotto dall’UEFA per limitare le spese dei club più ricchi e, di conseguenza, rendere meno pesante la differenza di risorse economiche tra le varie squadre europee, vietando, in caso di sanzione massima, la partecipazione alle coppe europee. Invece che attenzionare il rapporto tra utili e indebitamento, il financial fairness proposto dall’LPL si rivolgerà invece ai salari dei giocatori: in particolare saranno basati sulle prestazioni sportive registrate durante le partite. A ogni giocatore sarà assegnato un punteggio di partenza basato sul suo livello di gioco: tale punteggio potrà salire o scendere, modificando di conseguenza il massimo tetto salariale del player. 

Una novità assoluta nel mondo di League of Legends: come mai non è mai stata introdotta prima? Perché, nonostante il tetto salariale possa essere un principio corretto da utilizzare, basarlo unicamente sulle prestazioni del giocatore lo rende di difficile, se non impossibile, applicazione. Comparare le prestazioni dei giocatori solamente attraverso le statistiche è un metodo che non tiene in considerazione dei differenti ruoli all’interno di una partita e delle circostanze che portano a raggiungere il numero di uccisioni, morti, assist o oro guadagnati nel game. Un support avrà statistiche pressoché sempre inferiori a un midlaner o un carry del proprio team per come funziona attualmente League of Legends; così come un giocatore, per scelta strategica, potrebbe essere costretto a giocare un campione chiaramente svantaggiato nella fase di corsia contro l’avversario, ma tuttavia determinante per la vittoria finale della squadra. 

Come poi sottolinea Parkes Ousley su InvenGlobal, questo sistema potrebbe causare un effetto a cascata anche su come giocare le partite: “Ad esempio un giocatore potrebbe essere meno propenso a tentare giocate rischiose. Così come, nel momento in cui un team si rende conto che si avvia verso la sconfitta, sarebbe nel loro interesse permettere agli avversari di vincere in fretta e agilmente in modo da non rovinare le proprie statistiche.” Motivazioni che hanno spinto innumerevoli utenti di Twitter e Reddit, le due principali piattaforme di discussione su League of Legends, a criticare negativamente tale sistema. O, meglio, il fatto che sia basato sulle prestazioni in-game.

Gli esports stanno crescendo in modo esponenziale, incluso il mercato economico del settore. League of Legends sotto questo profilo è senza dubbio il carro trainante con stipendi che ormai raggiungono cifre a sei zeri. Giusto per citarne uno, il più recente e clamoroso, il toplaner Huni era stato ingaggiato dai Dignitas nell’LCS nordamericano con un contratto da 1,1 milioni di dollari nell’arco di due anni. Cifre che ormai si avvicinano vertiginosamente a quelle dei calciatori o di altri sportivi tradizionali. Un tetto salariale è probabilmente necessario per evitare che l’escalation scavi differenze troppo nette tra le organizzazioni esports più ricche e quelle meno ricche: una distanza che potrebbe compromettere l’equità competitiva dei campionati.

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