Continua il trend partito lo scorso anno, intesificatosi negli ultimi mesi. Un trend che se da una parte sta portando ad una evoluzione del fenomeno eSports dall’altra sottolinea il raggiungimento di un primo stadio, di una sorta di prima maturità, del fenomeno. Parliamo di sponsorizzazioni.

All’inizio gli sponsor erano aziende cosiddette endemiche, legate al mondo del gaming o comunque aventi a che fare con l’informatica. Via via si sono aggiunti marchi tecnologici di vario tipo, ai quali col tempo si sono aggiunti Coca Cola e Mc Donald’s, Red Bull, Burger King e Domino’s Pizza, sponsor di eventi che comunque garantiscono loro, oltre alla visibilità, anche un primo immediato ritorno.

A questi si sono aggiunti via via dei marchi che fino a qualche mese fa avremmo definito atipici. Ed è questo il punto, quando arrivano brand che poco hanno a che fare con il settore di cui ti occupi significa che questo brand riconosce il fatto che tu puoi dargli visibilità in un contesto che altrimenti non saprebbe come raggiungere. È quello che è capitato e sta capitando in tutto il mondo agli eSports, avvicinati, sostenuti e affiancati ora da multinazionali famose come Audi, Jeep, Mercedes-Benz, Renault, Kia, Mobil 1 (sì, proprio l’olio per motori), Samsung, Gillette, Msi, Vodafone, Movistar, Intel, Hp, Tissot, Bmw, Visa, Asus e Twitch. Stando agli analisti della società Newzoo i 235 milioni di dollari raccolti in tutto il 2017 con le sponsorizzazioni (che al momento sono centinaia) saranno solo bruscolini in confronto ai 754 milioni previsti nel 2021. Siamo in attesa dei dati ufficiali, ma pare che già nel 2018 i 235 milioni dell’anno precedente siano stati accumulati in poco più di 4 mesi.

Il trend del momento sembra essere nelle sponsorizzazioni di aziende legate al mondo del cosiddetto fashion, al mondo della moda, peraltro con la creazione di contenuti specifici. L’ultima è stata la tedesca Puma, che ha legato il suo marchio agli statunitensi del team Cloud9, una delle dieci organizzazioni eSports più forti del mondo. E prima di Puma erano arrivate la Nike, l’Adidas e Under Armour e Champions. Con queste registriamo l’ultima novità raccolta la scorsa settimana: una linea di rossetti ispirati al gioco “Wangzhe Rongyao” (“Arena of Valor” in Italia), creata appositamente per il pubblico femminile, tra l’altro protagonista di eventi che si intrecciano più volte con il colosso Tencent (basti pensare che la band testimonial è nata tramite un talent show ideato proprio da Tencent).

Per chi pensa che sia una prerogativa del mercato cinese, dove gli esports sono una o due generazioni avanti, arriva pronta la smentita. Non dal mondo della moda ma da una società petrolifera: la Shell. È proprio la società che ha per marchio la famosa conchiglia a sponsorizzare la nuova stagione del Campionato europeo di League of Legends. Lo fa parzialmente, ossia rivolgendosi solo ai paesi (e ai giocatori) di lingua tedesca, ma lo fa, appunto legandosi a contenuti specifici, creando una storytelling che al di là dei nuovi canali di trasmissione, ricorda molto eventi in passato legati allo sport, o ad altre forme di intrattenimento.

Tralasciamo, qui, le polemiche (probabilmente sensate) sulla limitazione territoriale, e su un brand probabilmente “poco sentito” dalle nuove generazioni per l’immagine poco ecofriendly, ma sottolineiamo solo che si tratta, a nostro parere, di un segnale importante, perché è da eventi  come questo che si coglie realmente come viene visto il mondo eSports all’esterno. Più ancora dell’equivalenza con gli sport tradizionali e de via libera alla sua partecipazione alle Olimpiadi è forse questo il vero riconoscimento di cui il mondo eSports aveva realmente bisogno. Non un punto di arrivo, ma un segnale vagamente incoraggiante che invita a continuare il cammino in questa direzione.