System Shock remake: un grande ritorno alle origini – recensione

Ogni tanto è importante rivisitare caposaldi come System Shock perché, insieme a Doom, è una vera e propria Bibbia degli sparatutto.

Se Zelda Breath of the Wild ha ridefinito cosa può essere un videogioco open world in cui si è veramente liberi di esplorare, System Shock ha dimostrato che uno sparatutto in prima persona può farsi portatore di una storia complessa e stratificata oltre che di un gameplay non lineare esplorativo e ispirato.

System Shock remake: un grande ritorno alle origini - recensione

L’anno è il 2072 e vestirete i panni di una hacker che, dopo essere stato catturato, si ritrova a bordo della stazione spaziale Citadel dove un’intelligenza artificiale chiamata SHODAN ha trasformato gli umani a bordo i cyborg con il solo obiettivo di servirla. Se non avete mai sentito parlare di questo storico antagonista, dei suoi obiettivi e di come l’hacker si ritrova ad affrontarla vi raccomandiamo di stare alla larga dagli spoiler perché quella di System Shock è una storia davvero ben scritta che con questo remake avrete la possibilità di rivivere con i vostri occhi.

Negli anni ’90 Doom ha rivoluzionato quello che uno sparatutto può fare mentre System Shock ha completamente stravolto quello che un fps può essere, ovvero un narratore di storie coinvolgenti e rivoluzionarie. A questo gioco devono le sue fondamenta caposaldi come Bioshock e in generale tutto il prolifico filone degli sparatutto in prima persona basati sulla storia che negli anni ’00 hanno definito una generazione, primo fra tutti Dead Space.

System Shock remake: un grande ritorno alle origini - recensione

Se dal remake di System Shock vi aspettavate un’evoluzione grafica paragonabile a quella del remake di Dead Space resterete delusi. Parte del fascino di questo gioco, uscito per la prima volta nel 1994, è la sua estetica futuristica ma non troppo con schermate e tecnologia che ricordano molto quella di Matrix. Computer con gli schermi verdi, grandi leve e livelli nel cyberspazio che sembrano una partita ad Asteroids in prima persona sono solo alcuni dei modi in cui la direzione artistica vi riporterà indietro nel tempo, a un modo di fare videogiochi in cui il futuro è distopico ma i monitor restano a tubo catodico. Certo il salto di qualità nel comparto visivo rispetto all’originale è notevole ma per gli standad odierni l’atmosfera è più semplicistica del previsto. Abbiamo apprezzato, tuttavia, questa scelta perché rende questo remake un piacevole viaggio in un’estetica passata. Non avrebbe fatto male aggiungere qualche animazione in più per quando i nemici vengono colpiti o muoiono ma ci si fa l’abitudine in fretta.

Inizierete a giocare con un pratico pezzo di tubo a farvi da arma principale, una caratteristica da cui Bioshock prende a piene mani con la sua famosa chiave inglese, per poi acquisire qualche nuova arma nel corso del gioco. Avrete un inventario in stile Diablo con ciascun oggetto che occupa un determinato quantitativo di slot disponibili e per procedere di livello in livello dovrete trovare delle chiavi specifiche per determinate porte/ascensori. Quello che molti amano o odiano di System Shock è che il gioco non vi dice praticamente nulla. Non c’è una bussola a guidarvi, non ci sono facilitazioni nel trovare i codici o risolvere gli enigmi, ci siete solo voi, le vostre armi e una divorante curiosità di scoprire cosa è successo. L’esperienza non è nemmeno troppo lunga, in 12-13 ore è conclusa, anche meno se sceglierete la modalità facile.

System Shock remake: un grande ritorno alle origini - recensione

System shock è un gioco che non perdona, se non state attenti morirete spesso e le risorse sono davvero scarse quindi dovrete far contare ogni singolo proiettile. Il livello di difficoltà è personalizzabile ma anche in modalità facile basteranno 5 o 6 colpi dei nemici per mandarvi a terra. I checkpoint non sono così distanti tra di loro, però, quindi la frustrazione si fa vedere poco. Ripercorrere le gallerie della stazione spaziale Citadel è una lezione di storia: così tanti modi di fare che ora consideriamo degli standard nel mondo dei videogiochi hanno fatto il loro debutto in questo gioco e il remake fatto da Night Dive Studio rende giustizia al lavoro degli sviluppatori originali della Looking Glass. Se siete alla ricerca di un’esperienza retrò ma senza problemi di compatibilità o emulazione e volete scoprire le origini di diverse meccaniche che oggi sono la spina dorsale del mondo fps, allora date una possibilità al remake si System Shock e godetevi le inquietantissime animazioni di morte in cui diventerete tutt’uno con SHODAN e potrete servirla per l’eternità.

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