Dal Vaticano un ‘suggerimento’ al mondo esportivo

Autrice: Emanuela Mirella De Leo

Nel documento Antiqua et Nova, pubblicato a gennaio dalla Chiesa Cattolica, emerge il concetto che tradizione e innovazione possono coesistere e arricchirsi a vicenda. Una riflessione che può essere utile anche nel mondo degli esports?

Chi l’avrebbe mai detto? Nel gennaio 2025, il Vaticano ha rilasciato un documento intitolato Antiqua et Nova, una sorta di “patch note” per la Chiesa, con l’obiettivo di rimanere fedele alle proprie radici senza ignorare le sfide del mondo moderno, in particolare con l’avvento della IA. E se alcuni dei principi di questo testo potessero essere applicati anche al mondo degli esports e del gaming competitivo? Troppo azzardato? Vediamo se è vero.

Il concetto alla base di Antiqua et Nova è semplice: tradizione e innovazione non devono per forza essere nemiche, anzi, possono coesistere e arricchirsi a vicenda. Questo discorso è attualissimo anche negli esports, dove l’intelligenza artificiale (IA) e altre tecnologie stanno ridefinendo il meta del settore. Proprio come la Chiesa cerca un equilibrio tra passato e futuro, anche gli editori, i player, gli sviluppatori e gli organizzatori di tornei devono affrontare la sfida di innovare senza sacrificare valori fondamentali come l’integrità, la giustizia e il rispetto.

L’introduzione dell’IA negli esports è una rivoluzione già in atto: può analizzare le strategie in tempo reale, migliorare l’esperienza di gioco e creare avversari sempre più smart. Ma c’è un problema: chi garantisce che queste tecnologie non vengano usate per manipolare i risultati o favorire alcuni giocatori rispetto ad altri o utilizzare i dati personali illecitamente? La questione etica è seria, perché il rischio è che il gioco diventi sempre più sbilanciato e meno meritocratico.

La Nota ci ricorda che ogni innovazione dovrebbe essere accompagnata da responsabilità. Se nel gaming si punta spesso solo al profitto, senza regole chiare, si rischia di trasformare la competizione in un terreno di gioco truccato, dove chi ha accesso alle tecnologie migliori vince a prescindere. Serve quindi un approccio che garantisca fair play e trasparenza, proprio come la Chiesa invita i suoi fedeli a rimanere saldi ai principi etici, anche nel cambiamento.

Diciamolo chiaramente: il mondo degli esports rischia di diventare sempre di più una macchina da soldi. Sponsorizzazioni, tornei milionari, piattaforme di streaming… tutto ruota attorno al business. Niente di male, per carità ma quando il profitto diventa l’unico obiettivo, l’etica della competizione può passare in secondo piano.

Esempi? L’uso di bot per influenzare i ranking, il design di giochi che premiano certe categorie di player a scapito di altre, o la raccolta massiccia di dati senza trasparenza. Anche qui, il richiamo della Chiesa alla giustizia e all’inclusività potrebbe offrire spunti interessanti: un settore che cresce in modo sostenibile e rispettoso non solo dei suoi protagonisti, ma anche del pubblico, è un settore destinato a durare.

Può sembrare strano oggi, ma la Chiesa, nei secoli, ha sempre avuto un ruolo importante nel dibattito etico e sociale. Oggi, con Antiqua et Nova, il Vaticano non solo parla di rinnovamento, ma lancia un messaggio che può risuonare anche nel gaming: la tecnologia deve essere usata per costruire qualcosa di positivo, non solo per generare guadagni o creare squilibri.

E se gli sviluppatori prendessero ispirazione da questi principi? Un gaming competitivo che promuove rispetto, inclusività e fair play potrebbe attirare ancora più player e pubblico, creando un ecosistema più sano e sostenibile. Dopo tutto, un mondo esports più etico non è solo una questione morale, ma anche di qualità dell’esperienza di gioco.

Chi avrebbe mai pensato che un documento del Vaticano potesse offrire spunti così attuali per il mondo degli esport eppure in definitiva, la riflessione proposta da Antiqua et Nova dimostra che tradizione e innovazione non devono essere in conflitto, ma possono invece guidare un cambiamento responsabile. Questo vale per la Chiesa, così come per il mondo degli esports, dove la tecnologia dovrebbe servire a migliorare il gioco senza comprometterne l’equità e i valori fondamentali. Forse il gaming competitivo non ha bisogno di dogmi, ma di certo può trarre ispirazione da un’etica che metta al centro il rispetto, la giustizia e l’inclusività. Dopotutto, un settore che punta alla sostenibilità e alla correttezza non solo durerà più a lungo, ma offrirà anche un’esperienza di gioco migliore per tutti.

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