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Abbiamo intervistato in esclusiva per l’Italia Sarah Borger, Head of Media di Riot Games, che ci ha spiegato come è nato l’evento di Montpellier.

Articolo realizzato in collaborazione con Cecilia Ciocchetti

Tra Italia e Francia è spesso difficile dire quale paese abbia la cucina migliore, anche se per noi “azzurri” la risposta è abbastanza ovvia. A livello internazionale purtroppo non è sempre così ma non è questo lo spazio in cui raccontare se sia meglio il cornetto o il croissant. La ricetta di cui parliamo oggi, infatti, riguarda la preparazione di un evento: in particolare le Lec Finals di Montpellier targate Riot Games.

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I G2 Esports, vincitori delle Finals, sono stati portati in un museo per realizzare dei contenuti pre-evento

La “direttrice d’orchestra”

Quando si parla di ricette la prima ricerca riguarda la o lo chef, anche se in questo si dovrebbe forse parlare più di una direttrice d’orchestra: Sarah Joynt Borger. Lei è la Head of Media di Riot Games nella regione Emea e si occupa principalmente della buona riuscita degli eventi, sia online che fisici, coordinando decine di persone. Ma esattamente di cosa si occupa un Head of Media? “Mi occupo dei contenuti, della produzione e delle trasmissioni in diretta che riguardano gli esports in Emea. Il mio è il team che si occupa delle trasmissioni che vedete ogni settimana in diretta, quindi ad esempio l’Lec, di cui gestiamo anche lo studio di Berlino”

Quello gestito dalla Borger appare un sistema molto più complesso di quanto possa apparire. “Va aggiunto anche il nostro team di produzione, che comprende tutte le attività di ingegneria, biglietteria, merchandising e tutto il resto. E poi il nostro team di contenuti: coloro che realizzano le interviste ai giocatori, i filmati e i video promozionali. Insomma, sostengo questi team in tutto il lavoro che svolgono durante l’anno”. Quindi, di fatto, tre team che Borger cerca di coordinare e di mettere in connessione tra loro.

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Sarah Joynt Borger, Head of Media per Riot Games

Le tre chiavi di un evento 

La domanda che ci facciamo, però, è se una di queste è più importante delle altre, ha un peso specifico maggiore. “No, direi che sono tutte e tre fondamentali per il successo di un evento”, risponde la Borger. “Quando si considerano i contenuti, la trasmissione e la produzione, dobbiamo considerarle come le tre gambe di uno sgabello. Se si perde una di queste, lo sgabello cade, non svolge più la sua funzione. Tutti e tre contribuiscono in via fondamentale al processo di creazione dell’evento. Ad esempio durante la giornata di broadcast serve saper usare al meglio la telecamera, avere un corretto uso dell’illuminazione e della capacità di ottenere l’inquadratura giusta. Tutte queste cose straordinarie provengono dal team di broadcast”

Un aspetto importante è ovviamente il tempo. “Il nostro team di produzione ha lavorato per più di un anno per pianificare il tutto. Preparare la venue, assicurarsi che tutte le attrezzature arrivassero in loco; ma soprattutto programmare le varie attività: ognuno del team doveva sapere prima di arrivare dove, quando, cosa e perché trovarsi in un posto in uno specifico momento”. infine la squadra preposta alla creazione di contenuti. Loro si assicurano che tutto il materiale fantastico che riceviamo dalle trasmissioni sia supportato dai video dei giocatori, dai contenuti aggiuntivi, dal materiale che coinvolge davvero la comunità e i fan. Non possiamo davvero fare a meno di nessuno di loro”.

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I momenti difficili

Come in qualsiasi evento che si rispetti, è davvero raro che l’organizzazione fili perfettamente liscia, soprattutto quando si parla di una gestione annuale. Per Montpellier quali sono le difficoltà nel creare un evento internazionale come questo? “Considerate che abbiamo probabilmente dai dodici ai quindici capi reparto solo per mettere insieme un evento del genere. Senza contare tutte le persone che, all’interno di questi dipartimenti, devono lavorare insieme, collaborare, parlare e collaborare per far sì che tutte queste cose vadano avanti. Credo che una delle cose che noi e chiunque faccia un evento dal vivo vi dirà è che la cosa più difficile è mantenere la comunicazione e la trasparenza tra tutti questi diversi dipartimenti. Che hanno tutti interessi in competizione e anche programmi in conflitto e altre cose a cui prestare attenzione. Oltre all’assicurarsi che queste conversazioni avvengano in modo che tutto si muova nella giusta direzione al momento giusto”.

C’è stato qualche momento nella creazione di questo evento in cui ci sono stati degli imprevisti nella comunicazione?  “Oh, molti momenti. Direi che la maggior parte di un evento di successo non è che non ci siano quei momenti, ma che li abbiamo superati e poi abbiamo risolto il problema. Dalle conversazioni sulle sponsorizzazioni all’avvio dell’Lec Xpo e a tutte le novità che abbiamo sperimentato quest’anno. Il co-streaming è un esempio di come abbiamo dovuto discutere molto su come portare qualcosa di così nuovo all’interno dell’evento e renderlo efficace e integrato. Un altro esempio sono i viaggi. Abbiamo un’agenzia di viaggi fenomenale con cui collaboriamo: loro stavano lavorando al viaggio e poi i voli di tutti sono stati ritardati, nessuno è arrivato in tempo. Quindi, a volte, anche i piani migliori, pianificati per tempo, con le persone migliori e la migliore comunicazione, a un certo punto vanno a rotoli. Ma l’importante è affrontare tali imprevisti o problemi e superarli”.

Più sport o esports?

Un’altra curiosità che abbiamo voluto approfondire è tentare di capire quanto siano distanti gli eventi sportivi tradizionali da quelli esports. “Per me sono sempre più le similitudini che le differenze. Perché il fulcro di tutto ciò che facciamo è fare un servizio alla community, creare una voce autentica per un gruppo di persone. Quindi, che si tratti di uno sport tradizionale o di un esport, di un videogioco o di un film, ciò che stiamo facendo alla fine è creare una storia che le persone vogliono vivere con noi. E che si tratti di Fnatic contro G2 o del più recente film della Marvel, la gente viene per quella storia, no?” 

Una differenza oggettiva, però, c’è. “Ovviamente, dal punto di vista specifico del mondo degli esport, siamo più coinvolti nell’aspetto dello streaming e dell’online. Siamo intrinsecamente più dipendenti dalla tecnologia perché siamo qui per competere su un videogioco, giusto? Il calcio può giocare su un campo e, finché c’è un campo, la partita può continuare. Se i computer e il videogioco non funzionano, siamo limitati nelle nostre azioni quando parliamo di un evento di League of Legends. Non possiamo certo ricreare il gioco dal vivo. Credo poi che lo spazio in cui prosperiamo davvero, e che è molto simile a come gli sport tradizionali si stanno approcciando ultimamente, sia quello dell’innovazione. Sia che si tratti di uno streaming, sia che si tratti di una televisione tradizionale, ovunque la si veda, l’obiettivo è assicurarsi che i fan abbiano la migliore esperienza possibile”. E, se tutto va male, suggerisce Cecilia Ciocchetti, “basta mettere in loop una canzone per quattro ore e creare la leggenda di Silver Scrapes”.

L’Lec Xpo

Dopo l’esperienza di un anno fa a Malmo, anche quest’anno è tornato l’Lec Xpo con numerose attività e stand riservati ai fan di League of Legends. Incontri con i giocatori e le squadre, possibilità di vincere premi, spazi dove giocare con gli amici. Ma qual è il vero obiettivo dell’Lec Xpo per Riot Games e Sarah Borger? “L’obiettivo dell’Expo è quello di dare ai nostri fan e alla nostra comunità un luogo dove riunirsi e festeggiare al di fuori della partita. Non intendo dire che la partita sia qualcosa di secondario, ma abbiamo pensato che la comunità volesse essere coinvolta in qualcosa di più. Per questo abbiamo organizzato l’Expo con l’obiettivo di creare uno spazio per la comunità, per i tifosi e per i giocatori”.

Quindi una sorta di “ringraziamento” per gli appassionati e i tifosi, che in molti casi percorrono centinaia di chilometri per assistere agli eventi. “Lo facciamo per permettergli di vivere il nostro gioco, le nostre squadre e i nostri giocatori in un modo diverso e, speriamo, esponenzialmente migliore. In questo modo si aggiunge qualcosa all’intero evento e all’esperienza che si sta vivendo. Siamo davvero orgogliosi dell’Expo di quest’anno. Sta andando benissimo. La gente è davvero entusiasta. Abbiamo appena scoperto che oggi si sono registrati numeri da record che vi sveleremo appena li avremo ufficializzati”.

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Jinx e i cosplayer

In occasione delle Lec Finals Riot Games ha anche festeggiato i dieci anni di Jinx, uno dei campioni più iconici di League of Legends. Ma è anche qualcosa di più. “Penso che Jinx sia ovviamente amata. È un personaggio importante per noi e molti fan si identificano con lei. E certamente ha visto una buona dose di Cosplay con lei protagonista, sia come Jinx originale che in un milione di varianti di Jinx. Penso che sia stata parte integrante della creazione della comunità Cosplay, insieme a molti altri campioni. Credo che Jinx, grazie al suo passato e alla sua storia e a tutto ciò che ha nel gioco, parli davvero a molte persone della nostra comunità, il che è fantastico”.

Un fattore importante per League of Legends è proprio la community di cosplay che sembra legata a doppio filo con il videogioco. In pratica fa parte ormai dell’esperienza visiva degli eventi. “Credo che la comunità dei cosplay sia importante per qualsiasi fandom, perché è il luogo in cui si può vedere tutto ciò che viene portato in vita. Penso che l’idea di vestirsi da un campione o da un personaggio con cui ci si identifica sia un livello di gioco completamente nuovo e con cui noi qui alla Riot, e soprattutto negli esports, ci identifichiamo. Ci piace perché parla del nostro amore per il gioco e del loro amore per il gioco: aggiunge un altro livello di profondità e di interazione con la community e gli appassionati”. 

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Tra esports e cosplay

Come mai c’è questa forte connessione tra esports e cosplay? “Penso che gli Esports offrano uno spazio per il Cosplay. Penso che stiamo assistendo a un altro palcoscenico, un altro luogo in cui possiamo integrarci e interagire con la comunità Cosplay. Gli esports offrono un luogo in cui tutti si riuniscono già, dove possiamo portare il Cosplay e celebrarlo”. Questa è quindi un’altra differenza con gli sport tradizionali dove questo aspetto ancora non si è palesato. Forse. “Per gli esports è senza dubbio un valore aggiunto ma a essere onesti penso anche che negli sport tradizionali ci siano i cosplayer. Noi lo chiamiamo semplicemente indossare le maglie. Se si indossa una maglia di Gretzky e si va a una partita di hockey, in un certo senso si sta impersonando Wayne Gretzky. Giusto? 

Per noi italiani, più abituati al calcio che all’hockey, il pargone forse non è azzeccato ma rende comunque l’idea. “Allo stesso modo si potrebbe dire che il fantasy football e D&D non sono poi così diversi l’uno dall’altro. Ma in termini di comunità vera e propria e di integrazione della comunità, credo che, ancora una volta, quando hai persone che tengono così tanto ai tuoi personaggi, che si identificano con quei campioni, che vedono qualcosa di loro stessi in quelle storie che stiamo raccontando, ovviamente vuoi coinvolgere quelle persone e festeggiare con loro. E penso che rispettare questo aspetto e anche essere in grado di renderlo fruibile sia qualcosa che saremo sempre entusiasti di fare qui”.

Uno sguardo al 2024

La stagione europea di League of Legends è terminata: il prossimo appuntamento sarà a gennaio con l’inizio delle competizioni dell’Lec e delle Erl. Intanto Riot Games ha già annunciato che le Lec Finals 2024 si sposteranno in Germania: sarà Monaco di Baviera a ospitare l’evento conclusivo. E poi? Cos’altro possiamo aspettarci? “Per il 2024 siamo davvero entusiasti di alcune opportunità di streaming. Quest’anno abbiamo fatto alcuni test di co-streaming. Sono stati accolti molto bene dai fan e dal nostro pubblico. Quindi, credo che non vediamo l’ora di capire come possiamo indagare e migliorare un po’ la situazione”. 

Un ultimo richiamo, invece, è per l’Xpo. “Per il 2024, in termini di roadshow, so che abbiamo dedicato molto tempo al Cosplay e all’Xpo, ma credo che stiamo cercando di capire come migliorare ulteriormente l’Xpo. E il cosplay svolge un ruolo importante in questo senso. Da un punto di vista puramente Lec, infine, credo che vogliamo solo assicurarci di continuare a portare ai fan le migliori trasmissioni e di trovare modi nuovi ed entusiasmanti per coinvolgere tifosi e appassionati”.