Nonostante il calo di utenti il nostro rimane uno dei paesi protagonisti nel mercato europeo degli esports.

Che il Covid abbia fatto “bene” all’esports non è più una novità. Nonostante le enormi problematiche a livello culturale e sociale che la pandemia ha portato, oltre agli ingenti danni economici, mentali e degli affetti, il Covid19 nel biennio 2020-2021 ha permesso agli esports di acquisire sempre più attenzione mediatica e interesse da parte delle varie fasce che compongono la popolazione. Nel 2022, con l’allentamento delle restrizioni da Covid19, il trend non si è invertito ma ha di certo rallentato in tutta Europa, Italia compresa. 

La ricerca di Deloitte

In una recente ricerca elaborata da Deloitte l’Italia risulta il terzo paese in Europa, dopo Polonia e Spagna, per audience, con il 24% degli utenti intervistati che segue almeno occasionalmente un evento esport. Percentuale che scende all’11% quando si parla invece di italiani che guardano più di quattro ore di eventi competitivi legati al gaming a settimana. La ricerca ha coinvolto 53 esperti del settore sui trend di mercato e 14.000 utenti europei intervistati in merito alle loro abitudini e comportamenti in ambito esports. 

Questi dati sono emersi in occasione dello studio Let’s Play! 2022 condotto proprio da Deloitte in collaborazione con l’Interactive Software Federation of Europe (Isfe) e confermano l’impatto che l’allentamento delle restrizioni da Covid 19 ha avuto nel Vecchio Continente: “Nel 2020 e nel 2021, il 15% degli intervistati in Europa ha affermato di aver guardato gli esport almeno una volta alla settimana nei precedenti sei mesi” – ha spiegato Francesca Tagliapietra, responsabile Deloitte per Technology, Media e Telecommunications “numero che quest’anno è sceso all’8%. I periodi di lockdown hanno in ogni caso dato una forte spinta alla diffusione e alla conoscenza degli esport”.

Sappiamo cosa sono

Un dato interessante che arriva dalla ricerca è che è aumentata la percezione di cosa siano gli esports rispetto alla precedente rilevazione: nel 2022 il 41% degli intervistati ha saputo spiegare cosa si intende con tale termine, registrando un incremento di 10 punti percentuali in più rispetto al 2020. “L’industria ha sicuramente fatto progressi in termini di visibilità tra i potenziali spettatori e sta lavorando per convertire questi progressi nell’acquisto di prodotti e servizi legati agli esport” prosegue Tagliapietra, “Dobbiamo sempre ricordarci che il settore è giovane e si rivolge principalmente a un pubblico giovane, nella fascia Gen Z – Millennial, in linea con i valori dei nativi digitali e come tale ha un notevole potenziale di evoluzione anche se si sta sviluppando in modo differente in tutto il continente”. 

Tanti costi, ancora pochi ricavi

Deloitte fa poi un paragone con il calcio, spiegando che per molte squadre esport professionistiche le spese legate a giocatori e dipendenti costituiscono una buona parte dei costi, circa il 45% del totale. Dall’altra parte invece i ricavi sono ancora contenuti e provengono principalmente dalle sponsorizzazioni, seguiti da eventi e montepremi. Per questo motivo le aziende che operano nel settore hanno iniziato a cercare di diversificare il propri prodotti, ampliando la tipologia di servizi.

Ad esempio la creazione di contenuti o la consulenza è aumentata significativamente, passando dal 15% del 2021 al 31% di oggi. “La ricerca di implementare le fonti di reddito e conseguentemente la creazione di una solida base redditizia, indipendentemente dall’andamento sportivo, è una prova di maturità del settore che ha attirato numerosi investimenti. Grazie alle solide prospettive di crescita, è possibile immaginare come l’attrattività del settore degli esport per gli investitori resterà su livelli alti anche in futuro”, ha concluso Tagliapietra.