Intervenuto ad un panel nel corso di Enada primavera l’avvocato Sbordoni ha sottolineato come il Coni stia procedendo a grandi passi verso la definizione di alcuni requisiti fondamentali per gli esports, come l’ufficialità della gara e la certezza del risultato della competizione.

Rimini –Un quadro normativo di riferimento consentirebbe allo stesso settore Esports di crescere economicamente ed attirare investimenti“. Ne è convinto l’avvocato Stefano Sbordoni, founder dello Studio Sbordoni e Partners, intervenuto nel corso dell’E-Sports Business Days, organizzato da Italian Exhibition Group in collaborazione con l’Osservatorio Italiano Esports con un approfondimento dal titolo “le integrazioni tra betting ed esports”.

Rispondendo a una serie di precise domande sul mondo degli sport elettronici Stefano Sbordoni dà uno sguardo anche al recente percorso del Coni nella direzione degli sport virtuali. Con l’avvicinamento del Coni verso gli Sport Virtuali si può pensare anche ad un’apertura maggiore verso il mondo del betting?

I requisiti fondamentali per poter effettuare attività legale di scommessa- tramite i concessionari di stato – sono quelli della certezza del risultato della competizione o dell’evento sul quale si scommette e della ufficialità della gara o dell’evento stesso. Il Coni sta percorrendo a grandi passi la strada verso questi obiettivi, relativamente alle competizioni delle federazioni e delle discipline sportive associate. La creazione del Comitato ed il protocollo siglato tra Coni e Comitato promotore nell’individuare il percorso dell’attività in ossequio ai princìpi del Cio e del Coni, si impegna a offrire alle Federazioni e alle Dsa – attraverso il Comitato Promotore – le competenze e gli strumenti tecnici per istituire la versione elettronica delle discipline corrispondenti alla fattispecie tradizionale di riferimento, nel rispetto dei criteri e requisiti delle norme sportive nazionali e internazionali.

Qual è ad oggi lo stato normativo dell’integrazione tra mondo betting ed esports?

Oggi nei palinsesti dei concessionari sono presenti alcuni eventi di esports, quelli appunto che garantiscono i requisiti di cui sopra. Pochi sicuramente rispetto alle potenzialità del mercato. Pochi soprattutto per quello che consentirebbe di controllare attività di betting non autorizzate che a quanto ci risulta sono invece assai praticate e possono dare adito a fenomeni devianti quali match fixing, scommesse illegali, e per poter prevenire e contenere anche fenomeni compulsivi. Data poi la tipicità del settore, il controllo sui minori è fondamentale. Prima di tutto c’è una cosa da fare: riconoscere agli esports autonomia e dignità. È necessario poi un quadro sanzionatorio concreto, realmente capace di dissuadere da comportamenti che violino le regole stabilite”.

Cosa si possono aspettare le aziende del mondo del gioco dall’esports in Italia per operare in questo mercato?

Una organizzazione strutturata degli eventi e quindi una struttura organizzata delle attività esports che sia di riferimento per tutti. In sostanza un quadro normativo o meglio regolamentare di riferimento. Alcuni citano l’esempio francese, dove due decreti ministeriali – uno che regola l’organizzazione degli eventi (Decreto 871), l’altro disciplina lo status di giocatori professionisti di videogiochi competitivi retribuiti (Decreto 872) – ne dettano i principi. Questo peraltro consentirebbe allo stesso settore esports di crescere economicamente ed attirare investimenti. Le aziende del giuoco di conseguenza ne beneficerebbero potendo aprire i loro palinsesti esercitando inoltre a loro volta quella funzione di controllo e legalità che troppo spesso viene dimenticata”.