King Esport - Basile: “competizioni dal vivo obiettivo principale”

Abbiamo parlato con due co-founder di King Esport per capire le loro origini, come hanno gestito gli Amazon University Esports e i loro obiettivi futuri

Gli Amazon University Esports si sono appena conclusi con una finale dal vivo a Milano che ha incoronato i campioni universitari italiani di Valorant, League of Legends, Teamfight Tactics, Clash Royale e Rocket League. È sempre importante vedere questi eventi dal vivo, incontrare giocatori e organizzatori e vivere di persona l’emozione della competizione, round dopo round. In un momento tumultuoso e di grandi cambiamenti come questo 2023, poi, non è nemmeno scontato che un evento esportivo universitario possa contare su una finale dal vivo con tanto di pubblico e presentatori. Per capire il dietro le quinte di questa finale e conoscere meglio l’organizzazione che l’ha resa possibile insieme a tutto il resto del torneo abbiamo intervistato Vittorio Cicatiello e Francesco Basile, rispettivamente Ceo e Cto di King Esport di cui sono anche i co-founder.

Raccontateci la vostra storia, come è nata King Esport?

Cicatiello: “King Esport nasce da tre soci che vengono dal mondo dello sport tradizionale. Gestivamo competizioni di calcio under 21 amatoriali nel nostro quartiere. Abbiamo sempre avuto a che fare coi giovani e 3/4 mesi prima dell’inizio della pandemia abbiamo deciso di lanciare un progetto dedicato agli esports e il primo lockdown ci ha dato l’assist per partire. Abbiamo provato diversi titoli per capire cosa funzionava meglio: Fifa, Call of Duty e altri 11 giochi, abbiamo testato praticamente tutti i titoli del panorama italiano. Poi ci siamo fermati per scegliere i titoli su cui investire e, tra gli altri, abbiamo scelto CoD, Valorant e Yu-Gi-Oh! Master Duel.

Dopo esserci istituiti ufficialmente come associazione sportiva, 10 mesi fa, e aver raggiunto buoni numeri, abbiamo creato una srl delineata come startup innovativa. Oltre alle attività di organizzazione eventi abbiamo in sviluppo una piattaforma proprietaria per l’organizzazione dei tornei perché la nostra idea è sempre stata quella di posizionarci in modo nuovo. Sapevamo cosa poteva offrire il mercato italiano quindi abbiamo scelto titoli poco presidiati come Warzone e siamo stati i primi in Italia a organizzare tornei lì. Il nostro obiettivo, poi, è di allargare il ventaglio degli eventi dedicati alla community”.

Quali sono state le sfide principali nell’organizzare gli Amazon University Esports?

Basile: “È il nostro primo anno e la sfida più grande è stata far rivalutare il progetto che negli ultimi anni aveva perso un po’ di potenziale attrattivo e di conoscenza da parte dei più. Per farlo abbiamo puntato tutto sull’essere noi stessi studenti, neolaureati o universitari ancora in corso. Abbiamo diviso il progetto in 2 branche: il lato competitivo, in cui abbiamo contattato associazioni studentesche e studenti ambassador per incoraggiare la partecipazione alle gare; e il lato educativo perché sappiamo le difficoltà che gli studenti hanno nel rapportarsi con i videogiochi che ancora vengono associati alla perdita di tempo specialmente in ambito accademico.

Abbiamo organizzato dei workshop in cinque atenei diversi con l’idea di collegare l’università e il mondo gaming all’ambito lavorativo. In un corso dedicato al marketing, per esempio, abbiamo portato un workshop basato sull’esport come leva di strategia di marketing. Abbiamo avuto ottimi risultati e tutte le università in cui siamo stati ci hanno chiesto di tornare l’anno prossimo”.

Come vi state trovando nell’ecosistema esportivo italiano?

C: “Purtroppo nel nostro paese non è semplice trovare realtà con cui collaborare ma ci sono realtà virtuose che vogliono farsi strada. Abbiamo due colossi davanti (Pg Esports e ProGaming ndr) da cui vogliamo imparare tutto il possibile ma abbiamo da subito dato un’identità forte a King, ovvero avere al centro la parte amatoriale e semi-professionistica degli esports. Sappiamo che il nostro lavoro è stato apprezzato e copiato da altri: per esempio promuovere un evento dal vivo e vedere che il mese successivo ne nascono altri due è bellissimo. C’è spazio per tutti, non c’è bisogno di farci concorrenza perché noi vogliamo dare a King una sua identità”.

B: “Quest’anno abbiamo collaborato e scambiato feedback con gli altri paesi europei e ci siamo accorti di quanto siamo indietro. All’estero c’è collaborazione tra i tournament organizer che si dividono le fette di mercato. Se c’è una competizione professionistica, di solito c’è spazio per delle sotto divisioni, una sorta di serie B, e in altri paesi esiste un sistema collaborativo per renderla possibile facilmente. Da noi invece no, è molto più difficile. Qui in Italia, per esempio, abbiamo coperto otto università per questo evento, in Spagna ne fanno 50 e sono le università a offrirsi di ospitare eventi e seminari. Se ci fosse una maggiore collaborazione potremmo fare molto di più, c’è parecchia difficoltà al momento”.

Che peso hanno gli eventi LAN e dal vivo nella vostra organizzazione?

B: “Le competizioni dal vivo sono uno degli obiettivi principali del progetto King Esport sin dall’inizio.  Noi ci siamo lanciati subito nell’esperienza delle fiere, siamo a più eventi possibili per incontrare i ragazzi e dargli la possibilità di giocare. Quando dai la possibilità a intere squadre e alle singole persone di incontrare i loro idoli o di partecipare agli eventi dal vivo, le persone si conoscono, i team si raggruppano e si allenano insieme e la felicità nei loro occhi ci rende davvero orgogliosi. Gli eventi dal vivo fanno sempre bene al settore, richiedono una grossa spesa e un investimento non da poco ma tra organizzatori dobbiamo lavorare insieme per fare in modo di coprire tutto l’anno”.

C: “Gli eventi dal vivo sono sempre stati il nostro focus e i risultati sono sempre più grandi di quelli previsti. Certo, non è sempre possibile farli per questioni di investimento ma abbiamo sempre cercato di mettere tutto quello che potevamo in prima persona. Per gli University Esports, da contratto, non avevamo l’obbligo di fare la finale dal vivo. Avevamo un budget per l’evento e abbiamo scelto noi di concluderlo dal vivo perché ci sentiamo orgogliosi dei risultati di quest’anno con diversi record di partecipazione infranti. Abbiamo investito sull’evento LAN per festeggiare questo traguardo e perché siamo convinti che il lavoro fatto quest’anno frutterà in quelli successivi.

Questo progetto meritava di essere chiuso con un evento dal vivo perché non ha avuto la giusta risonanza negli anni passati e noi vogliamo dare agli studenti lo spazio che meritano. In più, visto che siamo stati o siamo ancora studenti noi stessi, abbiamo organizzato tutto in modo che non entrasse in contrasto con gli esami; abbiamo messo lo studente al centro e questa finale è stata il modo più onesto e giusto per chiudere questo percorso. Per finire, abbiamo scelto di spesare tutti e 40 i player della finale. Sappiamo i costi di Milano e ci è sembrato giusto dedicare una parte del nostro budget al dare un supporto ai ragazzi per rendere l’esperienza davvero completa”.

Quali sono i vostri obiettivi futuri e a cosa puntate nel lungo periodo?

C: I prossimi step che possiamo spoilerare sono il lancio della nostra piattaforma proprietaria per l’organizzazione dei tornei che farà da punto di riferimento per la parte torneistica e amatoriale della community. Poi vogliamo aggiungere più eventi lato fieristico ed essere presenti in tutte le regioni italiane. Vogliamo che le persone quando incontrano King Esport sanno cosa aspettarsi da  una community come la nostra.

L’obiettivo per gli Amazon Univesiry Esports è aumentare le attività educative allargandole a quante più città e università possibili. Non vogliamo fermarci solo agli atenei, è un progetto a cui teniamo tanto e vogliamo che abbia un ventaglio di opportunità il più ampio possibile. Puntiamo a garantire delle competizioni fisse su più giochi, sia settimanali sia a livello stagionale duraturo. Ci stiamo lavorando con l’obiettivo di garantire un programma fisso e costante. Per il futuro abbiamo un altro paio di colpi in canna ma quelli non si possono dire e vogliamo lasciare un po’ di suspense”.