Il manager degli Outplayed si è raccontato ai nostri microfoni per tracciare un bilancio della stagione. 

Un Winter Split di Rainbow Six che poteva condannare gli Outplayed agli spareggi per non retrocedere. Alla fine, però, è arrivata una salvezza sofferta e sudata. Tante le criticità emerse durante l’ultimo Nats e non per demeriti dell’organizzazione. Così, per approfondire al meglio la situazione in casa OP, abbiamo deciso di intervistare Antonio “Qaentin” D’Auria.

Qaentin, stagione dura per gli Outplayed, ma alla fine avete raggiunto comunque la salvezza. Oltre a qualche cambio nel roster cosa non ha funzionato rispetto alla scorsa season?

“Sì, il cambio di alcuni uomini non ha dato i frutti sperati per noi Outplayed. Purtroppo alcuni forfait a pochi giorni dal roster lock ci hanno portato a fare scelte diverse. Il ritiro di Csonky e Demoniak, oltre al desiderio di nuove avventure da parte di Quick, ci hanno tolto tante certezze. A partire dalla fase di Relegation fino alla regular season, eravamo riusciti a creare un buon equilibrio e i risultati negli scorsi Split sono stati più che soddisfacenti. Durante l’ultimo Winter Split, invece, non c’è stata una vera stagione regolare. Abbiamo dovuto fare i conti con un calendario serrato. Per terminare la stagione in fiera, non siamo riusciti a dimostrare il nostro reale potenziale”.

Sono emerse criticità a livello gestionale da parte di Ubisoft o PG Esports per quanto riguarda il Nats?

“Purtroppo il competitive T2 e T3, che sono collegati tra loro dalla Challenger, è ancora caratterizzato da regole e calendari modificati in corso d’opera. Così come le comunicazioni: siamo stati avvertiti a competizione in corso che il roster della seconda qualificazione alla Challenger doveva essere lo stesso anche per la terza qualifica e ancora non si conoscevano le date di quest’ultima. Abbiamo, quindi, dovuto affrontare la terza qualifica con il vecchio roster e come dicevo, due player si erano già ritirati. C’è bisogno di una migliore organizzazione. Dovremmo sapere almeno un anno prima date e format dei vari tornei nazionali ed europei. Non posso sapere, ad una sola settimana dall’inizio, che la Challenger nella peggiore delle ipotesi duri solo tre partite. C’è stata la possibilità di firmare team a costi importanti, ma non posso investire tempo e denaro per ragionare solo sul Nats, con tutto il rispetto per PG. Questo per dire che c’è molta approssimazione e non c’è margine di programmazione”.

L’interesse intorno a Rainbow Six Siege è sceso completamente: questo è quello che dicono i numeri. Come mai, secondo te?

“L’interesse per Rainbow Six, poi, è calato. Le richieste dei giocatori non vengono mai accolte. Non c‘è un anticheat che funzioni davvero. Molti casual player hanno abbandonato il titolo anche per questo. Gli spettatori sono stufi di guadare sempre le stesse partite. Inseriamo più mappe nel map pool competitivo, eliminiamo il ban map, diamo mappe casuali sorteggiate dagli organizzatori. Il competitive è diventato noioso. In una best of three, per esempio, diamo agli spettatori la possibilità di scegliere la terza mappa. Creiamo interazione”.