Tenacia e una grande passione per i videogame e per il calcio sono le principali qualità della pro player che abbiamo incontrato in quest’intervista esclusiva.

Ha da poco portato il Cagliari esports sulla vetta del calcio virtuale firmato Figc-Lega Nazionale Dilettanti. Lei è Maddalena Piras, la pro player che, al termine di una tesissima finale contro Giulia Ratto del Trastevere, ha regalato il controller oro alla Sardegna. Grazie alla giovane giocatrice, il Casteddu ha conquistato l’ambito trofeo che in precedenza era stato vinto da Sicula Leonzio e Genoa.

1) Ciao, Maddalena. Ti puoi presentare ai lettori di Esportsmag?

Sono Maddalena Piras, ho 29 anni, abito a Brescia, ma ho origini sarde. Gioco a Fifa più o meno da una decina d’anni e lavoro.

2) Il tuo primo lavoro non ha a che fare con gli esports?

No, purtroppo no, perché attualmente non percepisco niente tramite gli esports. Gli esports sono praticamente un hobby.

3) Com’è stato confrontarsi dal vivo con avversarie che normalmente incontri online?

Mi sono trovata benissimo: è una cosa bella sapere che la persona con cui stai tutti i pomeriggi ad allenarti sia reale. Realizzi il fatto che non sia semplicemente un altro account che gioca, conosci la persona ed è proprio bello perché alla fine unisce ancora di più la passione che si ha per questo gioco.

4) Quindi una cosa molto emozionante…

Sì, esatto…

5) Però dev’essere difficile contenere la tensione giocando dal vivo, o no?

Sì, quello sì. Per me è stato abbastanza difficile, infatti avevo costantemente la musica nelle orecchie, non solo per rimanere concentrata e non sentire più i telecronisti, ma anche per alleviare la tensione perché comunque è un evento dal vivo, non sei abituata. Poi, dopo questo periodo di Covid, nel quale siamo rimasti tutti rinchiusi in casa, uscire dalla comfort zone che ti eri creata per colpa di questo periodo è ancora più difficile.

6) Quali sono stati i momenti più difficili del torneo?

Sicuramente la finale con l’altra ragazza, perché è stata tosta. Poi, per il resto, la tensione, un po’ di agitazione. Comunque io soffro di attacchi di ansia ed è stato un po’ difficile gestirla. Però avendo a fianco delle persone che, anche se è la prima volta che le vedi dal vivo, sembra che le conosca da una vita, ha aiutato molto a stare serena.

7) Il team come ti aiuta a gestire l’ansia, fate un training?

Con il Cagliari non l’ho fatto. Però di solito c’è proprio uno psicologo sportivo in appoggio, quando ci sono competizioni di alto livello, che ti aiuta a gestire l’ansia, a lavorare su te stessa e ad approcciarti nel modo più opportuno alla competizione.

8) Col Cagliari non c’è stata quest’opportunità?

Col Cagliari non c’è stata questa possibilità, ma non ho neanche chiesto perché comunque avevo una persona fidata che mi aiutava.

9) Quando è iniziata la tua passione per gli esports?

Ho iniziato a giocare da Fifa12, quindi sono passati 10/11 anni. Io ho sempre avuto la passione per il calcio, tant’è che ci gioco anche nella vita reale. Ho visto che comunque me la cavavo, quindi mi sono detta: «Proviamo!». All’inizio era semplicemente un gioco, poi, con l’arrivo di Fifa19, ho iniziato a mettermici più seriamente. Vedevo che arrivavano buoni risultati e pian piano sono riuscita a entrare nel mondo degli esports.

10) Quindi è stato proprio un titolo calcistico il primo con cui ti sei avvicinata al mondo dei videogame?

Il primo videogioco è stato Pokémon quando ero ancora piccolina. Mi sono sempre piaciuti i videogiochi, però non ho mai avuto la possibilità di avere una console come l’Xbox o la PlayStation. Quella l’ho avuta che ormai ero grande, ero già maggiorenne. Poi dai Pokémon sono passata a giocare a Fifa, perché comunque la passione che ho per il calcio è veramente grande. Mi è stata tramandata da mio padre…

11) Lui giocava a calcio?

Sì, giocava a calcio quando era più giovane.

12) In quale squadra?

Nel Tresnuraghes, che è praticamente il nostro paesino in Sardegna.

13) Tu invece giochi in qualche squadra di calcio?

Attualmente sì, gioco nel Casazza, che è un quartiere di Brescia. In questa stagione non abbiamo giocato perché non ci fidavamo ancora molto della situazione, però da settembre dovremo riprendere regolarmente con allenamenti e campionato e vediamo come andrà.

14) Qual è la parte più difficile dell’essere una pro player?

La parte più difficile dell’essere una pro player con alle spalle una società sportiva come il Cagliari è che devi stare attenta a come ti poni, soprattutto sui social. Nel senso che non puoi rispondere a tono a certi commenti, devi lasciarti scorrere addosso queste cose. Anche perché poi pensano: «Ah, questa qua gioca nel Cagliari! Guarda com’è, che persona è, che maleducata, risponde male!». Quindi devi avere un certo comportamento, soprattutto sui social, al giorno d’oggi.

15) È difficile mantenere il sangue freddo quando ti scrivono certi commenti. A proposito, cosa scrivono?

Cose poco carine, perché sei una donna. Ti scrivono: «Torna in cucina a lavare i piatti! Fai qualcos’altro, che questo è un gioco per maschi!». Tutti i vari cliché maschilisti che purtroppo ancora nel 2022 sono lì alle porte.

16) Ma questo dove: su Twitter, su tutti i social o anche mentre giochi?

Su tutti i social, ma mi è capitato anche mentre giocavo di ricevere messaggi abbastanza pesanti, con insulti.

17) E tu ovviamente ti devi controllare…

Sì, devi solo pensare che questo qua, poverino, non avrà nient’altro da fare nella vita che insultare la gente. Ma, a prescindere dal fatto che una persona sia maschio o femmina, non è una cosa che si dovrebbe fare.

18) Invece qual è la parte più stimolante dell’essere una pro player?

Mettermi sempre in gioco, perché nel videogame, con gli aggiornamenti che mettono, cambiano spesso le dinamiche di gioco. Quindi tu devi allenarti sempre e capire qual è il miglior modo per attaccare, il miglior modo per difendere. Rimani sempre attiva e devi tenerti allenata perché, se perdi l’allenamento ed escono due o tre aggiornamenti del gioco, cambia il gameplay e diventa più difficile. Devi essere costante.

19) Prima giocavi in un’altra società, ora sei passata al Cagliari: come ti trovi?

Prima ero al Brescia esports, adesso sono al Cagliari e mi trovo veramente bene. Poi indossare la maglia e rappresentare questa società, che comunque sono le mie origini, è veramente indescrivibile. Rende orgogliosa me, ma rende orgogliosi anche mio padre e tutta la mia famiglia.

20) Quante ore ti alleni al giorno?

Al giorno dalle quattro alle cinque ore. Avendo orari flessibili al lavoro, riesco a gestire bene gli allenamenti. Quindi sì, quattro/cinque ore al giorno.

21) Che consiglio daresti alle ragazze che vorrebbero intraprendere il tuo stesso percorso?

Innanzitutto di non dare ascolto ai commenti o alle critiche che riceveranno. Alle critiche si dà ascolto solo se sono costruttive ma, se sono critiche che non portano a niente, bisogna lasciar perdere, farsi scorrere tutto addosso e credere sempre in se stesse. Alla fine sì, è un videogioco, però, se vuoi arrivare a fare la pro player, l’essere maschio o femmina non c’entra niente: contano solo le tue abilità.