Pokémon:

Abbiamo intervistato Utsunomiya Takato per discutere del futuro, vicino e lontano, dei Pokémon.

Chi conosce l’industria dell’intrattenimento giapponese sa che è una rarità potersi sedere a un tavolo con un dirigente e parlare del futuro della sua compagnia. Eppure noi siamo riusciti a discutere dei prossimi 100 anni di Pokémon insieme al COO della Pokémon Compoany Utsunomiya Takato per capire la sua visione di quella che è a tutti gli effetti la proprietà intellettuale più redditizia al mondo. Utsunomiya è anche diventato una vera e propria icona pop perché negli ultimi anni è diventato il volto dei Pokémon Presents, le conferenze che annunciano tutte le novità del mondo Pokémon e per questo è amatissimo dai fan.

Negli ultimi anni lei è diventato il volto dei Pokémon Presents ma oltre a dare ottime notizie ai fan della saga che cosa fà nella sua giornata lavorativa?

“Quando si tratta del mio lavoro di ogni giorno, di solito sono nel nostro ufficio di Tokyo dove trascorro la maggior parte del mio tempo a parlare con i nostri dipendenti. Ogni lunedì abbiamo una specie di presentazione in cui parliamo di cosa significa lavorare alla Pokémon o cosa dovremmo fare per migliorare l’azienda. Ho anche partecipato allo sviluppo del progetto Pokemon Sleep. Quindi partecipo a molti incontri settimanali perché sono anche responsabile della gestione del marchio Pokemon. Ogni giorno devo sondare i mercati e capire in che direzione è meglio andare per il bene della compagnia”.

Il marchio Pokémon è una delle IP di maggior valore al mondo, più di Disney o l’NBA qual è il segreto?

“Penso che il fulcro di ciò che facciamo alla Pokemon Company sia che prima di tutto ci piacciono i Pokemon e loro sono la nostra massima priorità ogni volta che prendiamo una decisione. I criteri per stabilire se facciamo qualcosa o meno sono chiedersi sempre ‘questa cosa ha senso per Pokemon? Va bene per i Pokemon?’ Ovviamente ci sono molte altre variabili che dobbiamo considerare ma dopo tutto quella è la base da cui partiamo per prendere le nostre decisioni. La nostra azienda è una società per azioni in cui i principali azionisti sono Creatures (che si occupa delle carte), Nintendo e GameFreak e sono tutti coinvolti nella creazione dei Pokemon. Questo ci permette di concentrarci solo sui Pokemon, certo, dobbiamo fare soldi ovviamente, ma questa struttura particolarissima ci permette di avere davvero una visione a lungo termine delle cose e di pensare a come possiamo mantenere vivo il modello dei Pokémon per centinaia di anni, trasmettendolo alla prossima generazione facendo in modo che sopravviva ben oltre le nostre vite”.

Quali sono le principali sfide nella gestione di The Pokémon Company oggi?

“Come ho detto un attimo fa, il nostro obiettivo è continuare a trasmettere i Pokemon alle prossime generazioni per centinaia e centinaia di anni. E per farlo dobbiamo assicurarci di continuare ad essere attraenti per le generazioni più giovani. I bambini sono molto, molto onesti, non giocano a cose che non gli interessano. Quindi se il tuo marchio sembra qualcosa di vecchio o noioso, lo scarteranno immediatamente. Quindi questa è una grande sfida e far sì che i Pokemon continuino a sembrare qualcosa di nuovo ed eccitante per il pubblico più giovane, soprattutto i bambini, è molto importante per noi. É facile concentrarsi su come fare contenti gli adulti, hanno molto reddito a disposizione e puoi vedere le loro reazioni in tempo reale sui social media. I bambini invece hanno pochi soldi che possono spendere così si concentrano sulle cose che vogliono davvero e sono molto onesti al riguardo. Quindi una grande sfida è assicurarci di non perdere l’interesse dei bambini.

E un’altra cosa che posso dire è che Pokemon è molto popolare nelle Americhe, in Europa e in Giappone. E anche se metti insieme tutte le popolazioni di quei territori arrivi a un miliardo o poco più. Ci sono altri 7 miliardi o giù di lì di potenziali fan al di fuori di quei territori. Il pubblico c’è ma se vogliamo davvero che il resto del mondo si trasformi in fan appassionati di Pokemon dobbiamo davvero imparare a incorporare quei valori e quelle culture che sono in tutto il resto del mondo e continuare a imparare cose nuove se vogliamo espanderci al allo stesso tempo bilanciarci con tutti i valori che abbiamo attualmente”.

All’interno della strategia aziendale, qual è il ruolo delle competizioni come il Campionato Mondiale di Yokohama?

“Questo è il 18° campionato del mondo che abbiamo organizzato quindi questo vi dà un’idea del valore che hanno per noi queste grandi competizioni nella storia di Pokemon. La prima volta che ho potuto assistere ai campionati mondiali di Pokemon è stato nel 2010 alle Hawaii e ricordo di essere rimasto molto colpito e in qualche modo commosso vedendo i fan presenti all’evento giocare, competere e formare dei legami molto stretti. Le amicizie che nascono in quelle circostanze sono al cuore del nostro marchio e fondamentali per noi”.

Pokémon comincia come un videogioco, ma da allora è diventato molto di più con l’anime, film come Detective Pikachu, manga, Carte e tanti titoli diversi. Che ruolo hanno i videogiochi nella strategia corrente?

“I videogiochi sono il centro del marchio e continueranno a esserlo in futuro. I titoli creati da Game Freak definiscono da sempre l’esperienza del mondo Pokemon e sono la nostra frontiera per far sembrare i Mostri Portatili sempre più reali. É nei videogiochi che possiamo inserire comportamenti come lo spostarsi in branco dei Bidoof proprio come nella loro descrizione nel Pokédex. Ciò che si materializza a livello videoludico noi cerchiamo di trasferirlo sugli altri media ma la direzione verrà sempre da lì”.

Ora che avete raggiunto i 1000 Pokémon, non avete paura di ritrovarvi a corto di idee?

“La vedo difficile, penso che il materiale per continuare a creare un sacco di nuovi Pokemon ci sia, sempre con l’obiettivo di trasmettere questo mondo alle generazioni future. Trovare nuove idee per il mondo Pokémon, poi, è un qualcosa in cui Game Freak eccelle davvero. Una cosa che stiamo vedendo già ora è che i bambini cresciuti giocando a Pokémon stanno iniziando ad arrivare in azienda e danno un contributo enorme allo sviluppo del gioco. Quando i giochi sono usciti per la prima volta se un bambino aveva 10 anni e giocava, ora ha 37 anni o giù di lì e ora può anche avere una famiglia. Penso che in passato avessimo davvero un pubblico separato, avevamo i bambini e gli adulti ma ora stiamo iniziando a vedere un pubblico fatto di intere famiglie che si godono le nostre esperienze tutte insieme”.

Molti hanno provato a emulare i Pokémon, tutti hanno fallito, cosa rende questo marchio così unico?

“Penso che uno dei punti di forza principali dei Pokémon sia che le creature sono fantasiose ma sono in qualche modo credibili nel senso che molte persone potrebbero aspettarsi di vederle nel mondo reale. Quando ho fatto questo discorso con quello che sarebbe diventato il game director di Pokémon GO sono rimasto davvero colpito da questo aspetto perché unire le persone attraverso i Pokémon è il nostro mantra e dando a un gioco il potere di far incontrare i fan mi è sembrato un momento importantissimo di realizzazione della nostra visione”.