Tales of Kenzera: Zau, la recensione di un Metroidvania ispirato

Abbiamo avuto la possibilità di assistere a un’anteprima di Tales of Kenzera: Zau e il titolo di debutto di Surgent Studios promette sempre meglio.

“Surgent Studios è nato per raccontare storie che, al loro cuore, siano profondamente umane, vere e con cui relazionarsi”. Con queste parole Abubakar Salim, fondatore di Surgent Studios, direttore di Tales of Kenzera: Zau, iconico doppiatore di Bayek in Assassin’s Creed Origins nonché voce del protagonista, ha presentato il suo metroidvania sciamanico e afrofuturista in arrivo il 23 aprile. “Tales of Kenzera: Zau è un’esperienza che vuole onorare il rapporto tra i giocatori e i loro cari defunti e per farlo sfrutta il potere evocativo delle leggende della tradizione Bantu che mio papà mi raccontava da bambino”.

Tales of Kenzera: Zau “un gioco sul lutto pieno di colori” - anteprima

La nostra prima curiosità sul gioco riguardava il genere, perché scegliere di ambientare una storia così profonda e personale (la narrativa è ispirata al lutto di Salim stesso quando ha perso suo padre) in un metroidvania e non, in un action adventure o in una visual novel? “Un metroidvania si comporta come il lutto: più lo esplori, più sei a tuo agio con lui nonostante il primo impatto sia assolutamente alieno” ha detto il fondatore di Surgent Studios.

Il gioco sarà “approcciabile ma non troppo facile” mentre il combattimento sarà come “una danza del sole e della luna, sarà caotico ma chi ascolterà con cura troverà il ritmo che fa per lui”. Il protagonista Zau, infatti, potrà alternare due maschere, una per i combattimenti ravvicinati e il dps, e una per i combattimenti dalla distanza e la gestione dei gruppi di nemici. A ciascuna di queste, poi, sono associate determinate abilità per il platforming. “Questo è un gioco”, ha detto in chiusura, “che vuole celebrare la cultura africana. Per questo è interamente doppiato in swahili”.

Il ruolo dei colori in Tales of Kenzera: Zau

Tales of Kenzera: Zau “un gioco sul lutto pieno di colori” - anteprima

Tales of Kenzera: Zau è un videogioco che parla di perdita e separazione ma non per questo sarà un’esperienza oscura e senza vitalità. “Il nostro è un gioco sul lutto pieno di colori” ci ha spiegato Ackeem Durrant, art lead e character artist: i funerali della cultura bantu sono pieni di bianco, rosso, oro, danze, eventi e tanta vitalità. Sono un trionfo di dualità: stiamo soffrendo per la perdita di una persona cara ma anche celebrando la sua vita”. Questo modo di immaginare la cultura è riflesso molto bene nel design dei livelli che Zau dovrà attraversare.

A ciascuno dei biomi del gioco è associato un colore e un’emozione: alle caverne corrisponde il viola, che rappresenta la spiritualità e la pace; agli altipiani corrisponde il giallo, il colore dell’ansia ma anche della responsabilità; alla foresta è collegato naturalmente il verde a cui, nella cultura africana, è associata la paura e la perdita ma anche il coraggio di uscire dai momenti più bui della vita; alle deadland vulcaniche, infine, sono collegate la rabbia e l’accettazione a cui corrisponde il rosso vivo della lava.

Tales of Kenzera: Zau “un gioco sul lutto pieno di colori” - anteprima

Questo schema di colori viene rispettato non solo dagli elementi sciamanici del gioco ma anche da quelli afrofuturisti. Il protagonista, infatti, vive nel 2089 in una metropoli africana tecnologicamente molto avanzata; da lì si imbarca in un viaggio spirituale dopo aver fatto un accordo con il dio della morte: in cambio delle anime di tre grandi spiriti, infatti, Kalunga gli concederà di rivedere suo padre, appena defunto.

La musica e il dinamismo di Tales of Kenzera: Zau

Moltissimo lavoro di ricerca e cura dei dettagli, poi, è stato fatto per la colonna sonora del gioco. La compositrice Nainita Desai, non solo ha lavorato quasi unicamente con artisti neri ma ha scelto talenti che hanno ampiamente dimostrato di saper infondere epicità alle storie africane, primo tra tutti il coro che ha fatto da colonna sonora a Black Panther. “La mia prima domanda approcciandomi a questo progetto è stata: qual è il suono del lutto? E la mia risposta è stata un mescolarsi armonioso di suoni dell’Africa Orientale e Occidentale tanto con le sonorità dell’orchestra nelle sezioni più spirituali quanto con i beat techno di quelle più afrofuturiste”.

<h2>Abbiamo avuto la possibilità di assistere a un’anteprima di Tales of Kenzera: Zau e il titolo di debutto di Surgent Studios promette sempre meglio.</h2>
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“Surgent Studios è nato per raccontare storie che, al loro cuore, siano profondamente umane, vere e con cui relazionarsi”. Con queste parole <strong>Abubakar Salim</strong>, fondatore di <a href="https://www.esportsmag.it/immortals-of-aveum-uno-sparatutto-magico-per-spegnere-il-cervello/">Surgent Studios</a>, direttore di Tales of Kenzera: Zau, iconico doppiatore di Bayek in Assassin’s Creed Origins nonché voce del protagonista, ha presentato il suo metroidvania sciamanico e afrofuturista in arrivo il 23 aprile. “Tales of Kenzera: Zau è un’esperienza che vuole onorare il rapporto tra i giocatori e i loro cari defunti e per farlo sfrutta il potere evocativo delle leggende della tradizione Bantu che mio papà mi raccontava da bambino”.

<a href="https://www.esportsmag.it/?attachment_id=25595" rel="attachment wp-att-25595"><img class="aligncenter size-large wp-image-25595" src="https://www.esportsmag.it/wp-content/uploads/2024/04/knzr-aesthetic_-1-1024x576.png" alt="Tales of Kenzera: Zau “un gioco sul lutto pieno di colori” - anteprima" width="696" height="392" /></a>

La nostra prima curiosità sul gioco riguardava il genere, perché scegliere di ambientare una storia così profonda e personale (la narrativa è ispirata al lutto di Salim stesso quando ha perso suo padre) in un metroidvania e non, in un action adventure o in una visual novel? “<strong>Un metroidvania si comporta come il lutto</strong>: più lo esplori, più sei a tuo agio con lui nonostante il primo impatto sia assolutamente alieno” ha detto il fondatore di Surgent Studios.

Il gioco sarà “approcciabile ma non troppo facile” mentre il combattimento sarà come “una danza del sole e della luna, sarà caotico ma chi ascolterà con cura troverà il ritmo che fa per lui”. Il protagonista Zau, infatti, <strong>potrà alternare due maschere</strong>, una per i combattimenti ravvicinati e il dps, e una per i combattimenti dalla distanza e la gestione dei gruppi di nemici. A ciascuna di queste, poi, sono associate determinate abilità per il platforming. “Questo è un gioco”, ha detto in chiusura, “<a href="https://www.ea.com/it-it/games/tales-of-kenzera/zau">che vuole celebrare la cultura africana</a>. Per questo è interamente doppiato in swahili”.
<h2><strong>Il ruolo dei colori in Tales of Kenzera: Zau</strong></h2>
<a href="https://www.esportsmag.it/?attachment_id=25596" rel="attachment wp-att-25596"><img class="aligncenter size-large wp-image-25596" src="https://www.esportsmag.it/wp-content/uploads/2024/04/zau-aesthetic_-7-1024x576.png" alt="Tales of Kenzera: Zau “un gioco sul lutto pieno di colori” - anteprima" width="696" height="392" /></a>

Tales of Kenzera: Zau è un videogioco che parla di perdita e separazione ma non per questo sarà un’esperienza oscura e senza vitalità. “Il nostro è un gioco sul lutto pieno di colori” ci ha spiegato <strong>Ackeem Durrant</strong>, art lead e character artist: i funerali della cultura bantu sono pieni di bianco, rosso, oro, danze, eventi e tanta vitalità. Sono un trionfo di dualità: stiamo soffrendo per la perdita di una persona cara ma anche celebrando la sua vita”. Questo modo di immaginare la cultura è riflesso molto bene nel design dei livelli che Zau dovrà attraversare.

A ciascuno dei biomi del gioco è associato un colore e un’emozione: alle caverne corrisponde il viola, che rappresenta la spiritualità e la pace; agli altipiani corrisponde il giallo, il colore dell’ansia ma anche della responsabilità; <strong>alla foresta è collegato naturalmente il verde</strong> a cui, nella cultura africana, è associata la paura e la perdita ma anche il coraggio di uscire dai momenti più bui della vita; alle deadland vulcaniche, infine, sono collegate la rabbia e l’accettazione a cui corrisponde il rosso vivo della lava.

<a href="https://www.esportsmag.it/?attachment_id=25597" rel="attachment wp-att-25597"><img class="aligncenter size-large wp-image-25597" src="https://www.esportsmag.it/wp-content/uploads/2024/04/knzr-aesthetic_100-1024x576.png" alt="Tales of Kenzera: Zau “un gioco sul lutto pieno di colori” - anteprima" width="696" height="392" /></a>

Questo schema di colori viene rispettato non solo dagli elementi sciamanici del gioco ma anche <strong>da quelli afrofuturisti</strong>. Il protagonista, infatti, vive nel 2089 in una metropoli africana tecnologicamente molto avanzata; da lì si imbarca in un viaggio spirituale dopo aver fatto un accordo con il dio della morte: in cambio delle anime di tre grandi spiriti, infatti, Kalunga gli concederà di rivedere suo padre, appena defunto.
<h2><strong>La musica e il dinamismo di Tales of Kenzera: Zau</strong></h2>
Moltissimo lavoro di ricerca e cura dei dettagli, poi, è stato fatto per la colonna sonora del gioco. La compositrice <strong>Nainita Desai</strong>, non solo ha lavorato quasi unicamente con artisti neri ma ha scelto talenti che hanno ampiamente dimostrato di saper infondere epicità alle storie africane, primo tra tutti il coro che ha fatto da colonna sonora a Black Panther. “La mia prima domanda approcciandomi a questo progetto è stata: qual è il suono del lutto? E la mia risposta è stata un mescolarsi armonioso di suoni dell’Africa Orientale e Occidentale tanto con le sonorità dell’orchestra nelle sezioni più spirituali quanto con i beat techno di quelle più afrofuturiste”.

Il gioco durerà tra le 8 e le 10 ore, “12 se proprio volete raccogliere ogni oggetto e vedere ogni cosa” ha precisato Salim. “Uno dei punti di forza di questa produzione, secondo noi, è che <strong>Zau è uno sciamano guerriero</strong>, non è un personaggio che parte da zero ed è costretto a imparare ogni cosa. È da subito a suo agio con le due maschere e parte con la possibilità di fare un doppio salto, di rimbalzare sui muri (wall jump) e di scattare a mezz’aria, poi incontrerete i classici ‘ability gate’ ovvero vie bloccate fino all’apprendimento di una determinata abilità”. Il gioco si presenta come un piacevole mescolarsi di esplorazione, enigmi a bassa intensità e combattimento frenetico. La struttura, invece, sarà lineare a loop, ovvero con percorsi che deviano, backtracking e scorciatoie che si sbloccano completando determinate sfide.

“It’s ok to not be ok, <strong>va bene non stare bene</strong>, questo è il messaggio che vorrei che passasse” ha detto Salim in chiusura. “Davanti al lutto va bene essere vulnerabili, stare male e non sapere cosa fare, da lì inizia il processo di ricostruzione. Questo gioco è un modo per noi di amplificare questo messaggio e al contempo portare la cultura bantu nel mondo. Vogliamo ispirare altri cantastorie a raccontare i loro mondi e le loro culture favorendo la diffusione di tutte queste storie”.

Il gioco durerà tra le 8 e le 10 ore, “12 se proprio volete raccogliere ogni oggetto e vedere ogni cosa” ha precisato Salim. “Uno dei punti di forza di questa produzione, secondo noi, è che Zau è uno sciamano guerriero, non è un personaggio che parte da zero ed è costretto a imparare ogni cosa. È da subito a suo agio con le due maschere e parte con la possibilità di fare un doppio salto, di rimbalzare sui muri (wall jump) e di scattare a mezz’aria, poi incontrerete i classici ‘ability gate’ ovvero vie bloccate fino all’apprendimento di una determinata abilità”. Il gioco si presenta come un piacevole mescolarsi di esplorazione, enigmi a bassa intensità e combattimento frenetico. La struttura, invece, sarà lineare a loop, ovvero con percorsi che deviano, backtracking e scorciatoie che si sbloccano completando determinate sfide.

“It’s ok to not be ok, va bene non stare bene, questo è il messaggio che vorrei che passasse” ha detto Salim in chiusura. “Davanti al lutto va bene essere vulnerabili, stare male e non sapere cosa fare, da lì inizia il processo di ricostruzione. Questo gioco è un modo per noi di amplificare questo messaggio e al contempo portare la cultura bantu nel mondo. Vogliamo ispirare altri cantastorie a raccontare i loro mondi e le loro culture favorendo la diffusione di tutte queste storie”.