Lec in remoto, intanto Terenas dice addio all’Lec

Numerose le novità che coinvolgeranno il broadcast italiano dell’Lec (e non solo) che sembrano portare a una strategia diversa.

Terenas non sarà più il caster dell’Lec: una delle voci più importanti del panorama italiano di League of Legends con cui decine di migliaia di appassionati hanno seguito gli eventi esports più blasonati, lascia il desk di Pg Esports. “Nell’ultimo periodo ho fatto dei ragionamenti che mi hanno portato alla decisione di non castare più in questo 2023 Lec, Msi e mondiali di League of Legends”, sono state le sue parole affidate a un video sui social. Oltre Lec, quindi, Lapo “Terenas” Raspanti non si occuperà nemmeno dei due eventi internazionali della stagione, Mid-Season Invitational e Worlds 2023.

Cosa c’è dietro la decisione?

L’addio di Terenas ha colpito molti addetti al settore. Il suo video ha rappresentato una sorpresa, vista la sua lunga permanenza come caster, volto e voce quindi, della scena competitiva di League of Legends fin dal 2018 con la vecchia Eulcs poi trasformatasi in Lec, tra cui spicca l’esperienza dal vivo al caster desk della finale dei mondiali disputata a Parigi nel 2019. Come lui stesso ha raccontato “sono stati sei anni fantastici e ringrazio tutti voi del supporto”.

Terenas dal 2019 era anche stata la voce del campionato italiano del Pg Nationals, per poi abbandonarlo successivamente e dedicarsi solamente alla scena europea e internazionale. Ciò che però colpisce del messaggio di Raspanti sono le parole riferite a ciò che ci sarebbe dietro tale addio: “Guardando all’estero vedo una visione a lungo termine, una volontà di investimento del broadcast che non vedo qui in Italia. Anzi siamo fermi ormai da anni e quest’anno ci saranno addirittura dei passi indietro a livello di investimento e di impegno. Penso che posso dedicare il mio tempo in progetti che possano aiutare la community italiana di League of Legends a crescere”.

I punti chiave

Terenas nel suo discorso punta il dito in particolare contro il broadcast partner italiano di Lec, Pg Esports, accusato a suo dire di non avere la volontà di investire nel broadcast come invece avviene in altri paesi. Una critica che non può essere ignorata e che è solo l’ultima di una lunga serie di passi indietro. Posto che la pandemia globale e la guerra in Ucraina hanno certamente cambiato tutti i piani sul tavolo, risulta difficile oggi credere che mentre in altri paesi si svolgono finali in lan, media day per raccogliere contenuti sui giocatori e altre iniziative che mirano a portare un prodotto qualitativo, Pg Esports non abbia ricominciato a farlo anche in Italia.

Quando si parla di qualità non ci si riferisce ai nostri caster italiani, che possono piacere o meno così come essere più o meno bravi: si parla di qualità del broadcast e della volontà, come ha raccontato Raspanti, di investire su di esso. Le notizie sul 2023 non fanno certo sperare in passi avanti, anzi: secondo numerose indiscrezioni infatti la nuova stagione di Lec sarà trasmessa totalmente in remoto, con i caster costretti a commentare da casa anziché da studio.

I piani per l’Italia e per il mondo

Fino al 2022 Pg Esports ha sempre trasmesso l’Lec dal proprio studio, così come il campionato italiano del Pg Nationals e gli eventi internazionali di League of Legends. Unica eccezione temporanea fu la prima ondata pandemica di Covid19 quando a causa delle restrizioni per il lockdown era impossibile uscire di casa per recarsi agli studi. Secondo fonti interne dal 2023 Pg Esports avrebbe deciso di trasmettere l’Lec totalmente in remoto, consentendo ai propri caster di commentare le partite da casa propria come ad esempio avvenuto negli ultimi due anni per l’Lck (il cui broadcast in italiano non è stato rinnovato per scelta di Pge). 

L’idea di Pg Esports sarebbe quella di proseguire con il broadcast in studio degli eventi nazionali, che rappresentano un prodotto proprio e originale e in questo senso più facilmente vendibile agli sponsor. Diverso invece il discorso per Lec e le altre competizioni europee e globali su cui il broadcast non ha alcun controllo diretto e, anzi, diventa anche più difficilmente monetizzabile in quanto deve sottostare a numerose restrizioni per quanto riguarda sponsorizzazioni e partnership che non possono ovviamente scontrarsi con quelli già utilizzati da Riot Esports.

Niente lan nel 2023

Nei suoi primi due anni di competizioni Pg Esports ha organizzato quattro lan per il proprio campionato Pg Nationals, più gli eventi portati alle varie fiere nazionali. Dall’inizio della pandemia invece le uniche competizioni a beneficiare di eventi dal vivo sono state le tappe del Circuito Tormenta, la terza divisione (amatoriale) italiana, ed eventi sponsorizzati come il Red Bull Factions 2022. Il motivo è semplice: mentre il Pg Nationals a livello di date deve sottostare alle imposizioni del calendario generale di Riot Esports, il Circuito Tormenta è più gestibile e i vari eventi possono essere sovrapposti alle varie fiere nazionali come il Comicon di Napoli o la Milan Games Week, così da risparmiare sui costi che invece avrebbe un evento stand alone e in modo da renderlo più appetibile per una sponsorizzazione.

Quest’anno, però, a occuparsi del Circuito Tormenta sarà il Team Qlash secondo diverse fonti, e non più Pg Esports: se avremo ancora lan dedicate è quindi un grande punto interrogativo. Stesso identico discorso per Valorant per cui i piani strategici per il 2023 sarebbero simili a League of Legends: niente lan per gli split del nuovo campionato Rinascimento, con la stessa competizione (in partenza il 21 gennaio) che sarà trasmessa dai caster in studio mentre gli eventi internazionali dovrebbero essere commentati da remoto.

Cosa aspettarci in futuro

Da spettatori esterni ciò che sembra trasparire è effettivamente la volontà di modificare le strategie aziendali, puntando sull’indirizzare le risorse su prodotti più facilmente monetizzabili o già monetizzati, dismettendole invece ove possibile. D’altronde i ricavi nel settore esports a livello globale arrivano prevalentemente dalle sponsorizzazioni, indubbiamente diminuite in volume a causa, come anticipato, di pandemia e guerra russo-ucraina.

Che sia una scelta giusta o sbagliata sotto il profilo aziendale, di cui non conosciamo la situazione interna, non è semplice da definire. Ciò che è certo è che agli occhi esterni appare sempre più netta la strada che porta a rivalutare totalmente gli investimenti su come l’esports e i suoi contenuti debbano arrivare all’utente finale, lo spettatore, l’appassionato, colui che dovrebbe rappresentare l’obiettivo di chi opera nel settore.

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