Alla Commissione Cultura e Lavoro della Camera sono state ascoltate le voci di alcuni degli attori protagonisti del settore esports.

Il percorso di riconoscimento politico degli esports prosegue a ritmo serrato alla Camera con l’audizione del 19 marzo 2024 che ha accolto le testimonianze di alcuni esponenti del settore. Lo scorso 21 febbraio gli esports erano stati protagonisti per la prima volta di una discussione calendarizzata alla Camera dei Deputati, ultima in ordine cronologico delle varie tappe di quello che si preannuncia un lungo percorso. Percorso che in realtà dovrebbe concludersi per il prossimo autunno 2024, stando almeno alle parole dell’onorevole Toccalini che alla scorsa Milan Games Week aveva promesso che per la successiva edizione sarebbe ritornato sul palco con una regolamentazione sugli esports.

L’audizione alla Camera: chi c’era

A raccontare la propria esperienza, esporre criticità e proporre soluzioni erano presenti all’audizione numerosi protagonisti del tessuto industriale dell’esports italiano. Thalita Malagò, direttrice generale di IIDEA, sostiene che gli esports così come i videogiochi debbano essere inseriti nella più ampia cornice dell’industria culturale creativa, come sottolineato dalla sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni in un intervento precedente. “Quello che serve al settore”, ha spiegato Malagò, “è un approccio su misura, non deve esserci un copia e incolla di altre normative. Serve un approccio snello che tenga conto delle nostre peculiarità. Siamo un settore transnazionale ed è molto difficile tracciare i confini tra quello che succede in Italia e quello che accade negli altri paesi“.

La direttrice di IIDEA ha inoltre aggiunto che: “Una risposta adeguata è stata data dal disegno di legge 970, presentato alla Commissione Cultura del Senato, dal titolo ‘Regolamentazione delle competizioni videoludiche’”. Essa prende spunto secondo dal pronunciamento del Parlamento Europeo nel 2022: “Un punto di riferimento imprescindibile per qualsiasi legislazione nazionale è la risoluzione adottata dal Parlamento Europeo alla fine del 2022. Questa, dopo aver definito gli esport come parte del settore dei videogiochi e parte del settore culturale, creativo e dei media, stabilisce un principio molto importante, ovvero che il settore degli esport è diverso da quello degli sport, per cui serve un approccio su misura”. Chiudendo con un’indicazione: “Sconsigliamo la creazione di una lega e-sport nazionale, perchè si va verso un modello sportivo che poco funziona nel campo degli esport. Infine bene le misure di sostegno, ma servono approfondimenti”.

Un mercato milionario

Tra gli auditi anche Luigi Caputo, founder dell’Oies, l’Osservatorio Italiano Esports, che ha delineato un quadro generale che spiega che ciò che manca attualmente all’Italia dell’esports, ovvero una norma che dia la definizione di cosa sia un proplayer, dei contratti, ma anche di cosa sia una competizione di videogame. “Nel mondo il mercato degli esports genera oltre 2 miliardi di euro“, aggiunge, “mentre in Italia siamo sui 40 milioni di euro, con una disparità piuttosto evidente tra ciò che accade nel resto del mondo e in Italia“.

L’Oies sta promuovendo il proprio percorso in Parlamento insieme al Movimento 5 Stelle, di cui era presente in rappresentanza la deputata Valentina Barzotti che si è detta “preoccupata del fatto che una regolamentazione italiana possa creare disparità con quello che avviene in altri paesi. Non sarebbe quindi meglio che intervenisse prima l’Europa?”. Il collega onorevole Antonio Caso, sempre in quota 5 Stelle, ha invece posto il punto interrogativo su ciò che impedisce oggi agli esports di decollare in Italia: “Oltre alla necessità di provare a dare una regolamentazione senza eccedere, è importante anche capire quali siano oggi gli ostacoli che impediscano agli investitori di investire in Italia”. Senza dimenticare, poi, che i protagonisti degli esports sono giovani e giovanissimi:  “Quando parliamo dei pro-player spesso ci riferiamo a persone minorenni, quindi bisogna capire quali norme inserire per introdurre i giovani in questo mondo nel modo più tutelato possibile”.

Tra i politici è intervenuto anche Mauro Berruto (Pd – Idp), che ha ricordato come “anche Yannick Sinner fino a sei mesi fa, ossia prima che entrasse in vigore la norma della riforma del lavoro sportivo, era uno sportivo dilettante”, chiedendosi se la norma relativa al lavoro sportivo possa essere un ambito nel quale far rientrare anche i pro player.

Gamer assenti, o quasi

All’audizione è forse mancata la giusta rappresentanza di coloro che ogni giorno affrontano le competizioni esports, ovvero i veri protagonisti: i gamer. Presente solo la proplayer di Valorant Daniela “Effy” Vrabie. Per il mondo dei videogiochi, invece, era presente Fortuna Imperatore, psicologa e game designer autrice del videogame italiano Freud’s Bone incentrato sulla storia di Sigmund Freud. Spazio è stato dato anche all’aspetto legale con la testimonianza di Giulietta Minucci, avvocata dello studio legale Lexia: “Ritengo necessario evidenziare la necessità di andare a fornire un quadro normativo per il settore degli esports: ci troviamo spesso a dover prendere come riferimento una normativa prestata al settore“, ha spiegato l’avvocata, “per cui applichiamo il Dpr 430 del 2001 per quello che concerne le manifestazioni premiali, per qualificare i tornei, o andiamo a osservare quella che è la disciplina del diritto dello sport per cercare di dare una forma ai rapporti di collaborazione che si instaurano tra team sportivi e player”.

Ascoltato, seppur da remoto, anche Alessio Cicolari, titolare di Ak Informatica e protagonista suo malgrado del lan-gate dell’aprile 2022. “Siamo stati tra i primi a subire le incomprensioni con Adm relative alle sale esports, sulla quale purtroppo siamo ancora a un punto zero”. Cicolari oggi ha aperto una sua nuova attività negli Usa ma per l’Italia chiede “un occhio di riguardo alla categoria degli operatori economici, dei commercianti e di tutti gli imprenditori che lavorano nel settore, che spesso vedono violato il diritto costituzionale dell’articolo 41, vale a dire il diritto alla libera impresa”. Chiudendo con: “Da aprile 2022 siamo inseriti nella disciplina dello spettacolo viaggiante, per ogni competizione che organizziamo dobbiamo superare delle montagne insormontabili con le amministrazioni comunali, e questo fa sì che tantissimi nostri clienti rinuncino ad aprire l’attività. Al momento non c’è assolutamente certezza dell’investimento”.