In Parlamento si torna a parlare di esports

Alla Camera dei Deputati una nuova audizione per proporre l’inserimento degli esports nella nuova riforma dello sport.

L’1 luglio 2023 entrerà in vigore la tanto agognata Riforma dello Sport. Sarebbe dovuta in realtà partire già l’1 gennaio di quest’anno ma il Decreto Milleproroghe (nome scelto decisamente non a caso) aveva rinviato il suo effettivo inizio all’estate. Uno degli aspetti più importanti di questa riforma riguarda i compensi degli sportivi dilettantistici che non esisteranno più come li conosciamo oggi. Al tempo stesso potrebbe però essere un’occasione per inserire gli esports in questo quadro normativo.

Il progetto della Lega

Come ben sappiamo gli esports vivono in questo momento in un limbo normativo in cui gli operatori del settore si devono muovere, spesso per analogie con altre norme non esistendo allo stato attuale una regolamentazione ad hoc da molto tempo invocata. Il caso del langate” dello scorso aprile 2022, ormai quasi un anno fa, aveva attirato l’attenzione sul settore, in particolare per chi lavora al suo interno: come giocatore professionista, come coach, come proprietario di una sala lan, come tournament organizer.

Attenzione che era presto arrivata anche in Parlamento con due proposte di legge presentate sia alla Camera che al Senato, poi fermate dalla fine forzata della legislatura. Con il nuovo governo guidato dalla Presidente del Consiglio Meloni tuttavia l’interesse non si è esaurito: il 7 febbraio la deputata Frassini, Lega, ha depositato alla Camera un nuovo progetto di legge da discutere in Parlamento per un’ampia regolamentazione del settore chiamato “Disciplina degli sport elettronici o virtuali (e-sport) e delle connesse attività professionali ed economiche”.

Gli esports nello sport

Nell’attesa di conoscere meglio tale disegno di legge, si è svolta il 3 aprile alla Camera dei Deputati un’audizione presso la Commissione Cultura, Scienze e Istruzione, con focus particolare sulla figura dei videogiocatori professionisti, ovvero quei gamer che hanno fatto della loro passione una professione vera e propria. Nonostante il connubio tra esports e sport sia ancora in fase di discussione, non è un’utopia immaginare che gli atleti dei due settori potrebbero essere trattati allo stesso modo almeno a livello normativo.

È quanto ha cercato di spiegare e raccontare Luigi Caputo, Amministratore delegato e fondatore dell’Osservatorio Italiano Esports, all’audizione presieduta dall’Onorevole Federico Mollicone. Nel corso del dibattito Caputo ha sottolineato che “nella normativa italiana manca una definizione di base della figura professionale dei pro player. Questa lacuna provoca un disorientamento di migliaia di giovani, spesso minorenni, che intraprendono questa carriera, la quale al momento è priva di garanzie normative, fiscali e previdenziali”. Caputo ha proseguito affermando che “senza un riconoscimento del lavoro dei player, viene bloccata sul nascere la crescita del settore Esports, sia in termini regolamentari che economici

Lo sport in aiuto

Sotto questo profilo il lavoro di un pro player potrebbe essere pertanto inserito nella nuova Riforma dello Sport che ha come fulcro principale proprio il riconoscimento della professione lavorativa sportiva. Secondo la Riforma a essere interessati sono infatti atleti, allenatori, istruttori, direttori tecnici, direttori sportivi e preparatori atletici, tutte figure presenti anche in una squadra esports con mansioni praticamente identiche.

Secondo la normativa “è un lavoratore sportivo ogni tesserato che svolge verso un corrispettivo le mansioni rientranti tra quelle necessarie per lo svolgimento di attività sportiva, con esclusione delle mansioni di carattere amministrativo-gestionale”. E ancora: “Il lavoratore sportivo eserciterà, quindi, l’attività sportiva senza alcuna distinzione di genere, indipendentemente dal settore professionistico o dilettantistico”. Questo è uno dei punti fondamentali: il lavoro sportivo viene equiparato sia a livello professionistico che dilettantistico, sotto il quale spesso operano anche le squadre esports.

Un settore lavorativo a tutti gli effetti

Oggi l’esports rappresenta un’opportunità lavorativa per molti giovani, anche per apprendere e costruire quelle soft skills che possono poi essere utilizzate anche in altri ambiti professionali. Il settore inoltre rappresenta senza dubbio un importante traino anche per l’economia italiana, come ha sottolineato Caputo: “Questo settore può essere un’importante risorsa per l’Italia, sia in termini economici che sociali”.

Inoltre un quadro normativo più chiaro in cui operare sarebbe anche fondamentale per attirare più investimenti. “Un riconoscimento della figura dei pro player all’interno della Riforma dello Sport consentirebbe la valorizzazione indiretta anche delle figure professionali che accompagnano l’attività dei videogiocatori come coach, streamer e content creator, ha aggiunto Caputo, concludendo con: “La naturale conseguenza sarebbe una crescita degli investimenti degli operatori, che aspettano regole chiare per poter lavorare in sicurezza”.

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