In una lunga chiacchierata Milesi ha raccontato il suo punto di vista sul langate che ha portato a numerosi sequestri nelle sale lan.

Il langate continua a essere al centro dell’attenzione mediatica su più livelli, coinvolgendo ormai larga parte della politica, degli imprenditori e delle principali figure che hanno deciso di investire, o vorrebbero investire, in tale settore. Tra questi ultimi si trova anche la Led Srl di Sergio Milesi, azienda che proprio tramite il suo ceo e all’esposto presentato ha fatto scoppiare il caso, partendo dall’Esport Palace di Bergamo per poi allargarsi a tutto lo stivale. Azienda che, in realtà, non aveva alcuna intenzione di colpire così duramente le sale lan, decisione che è spettata in tutto e per tutto all’Agenzia dei Monopoli e delle Dogane, come sottolineato dallo stesso Milesi nell’incontro organizzato dall’Osservatorio Italiano Esports venerdì 13.

Normativa assente

Durante tale momento Milesi, accompagnato dall’avvocato Stefano Candela dello studio Lexsential incaricato di capire come avvicinarsi normativamente agli esports, ha avuto modo di raccontare la propria versione dei fatti, partendo dal presupposto che le sale giochi tradizionali e le sale lan non sono dei competitori in senso assoluto ma possono benissimo convivere: “A essere coinvolto nel nostro esposto è stato il brand Joyvillage che rappresenta un insieme di forme di intrattenimento potremmo dire <tradizionali>. Gli esports, e le sale lan, sono una nuova forma di intrattenimento che noi stessi vorremmo inserire nelle nostre attività. Quando però abbiamo iniziato a occuparci della fattibilità con i nostri avvocati, ci siamo trovati di fronte a una normativa carente, a tratti inesistente e con numerosi fattispecie controverse.

L’obiettivo dell’esposto

È pertanto in questo momento che nasce l’idea dell’esposto prima e dell’interpello poi all’Adm, come conferma Milesi: “Il nostro esposto, in cui era presente una lunga disamina su ciò che già esiste e come funziona, non chiedeva in alcun modo la chiusura delle sale lan ma una richiesta di attenzioni che noi auspicavamo potesse far intervenire il legislatore. Ho anche parlato personalmente con Cicolari dell’Esport Palace di Bergamo per cercare di unire le forze e creare un tavolo di discussione vantaggioso per ognuno di noi.” Il nocciolo della questione per le sale giochi tradizionali, ha spiegato, l’avvocato Candela, nasce da due problematiche: “La Led srl ha intenzione di rivoluzionare, o comunque ammodernare, il proprio modello di business, inserendo apparecchi come PC e console nelle proprie sale giochi. Ci siamo però trovati ad affrontare una normativa che di fatto ce lo impedisce.

Dal gioco al gioco d’azzardo

Secondo Candela esiste, come spesso accade in Italia, una differenza sostanziale tra ciò che la realtà del territorio propone e vive e ciò che il legislatore pensa di disciplinare. “Partiamo ad esempio dal famoso Comma 7 dell’Articolo 110 del Tulps”, prosegue Candela: “Il legislatore chiede, a livello tecnico, che una macchina realizzata per il gioco tradizionale senza vincita in denaro non possa trasformarsi in una macchina per il gioco d’azzardo lecito; devono essere due tipologie distinte e separate. Per tali macchine il legislatore prevede e pretende la certificazione con un costo che si aggira intorno ai 3.000-5.000 € per tipologia di macchina. Considerato che in un’azienda come la Joyvillage ci sono circa 120 tipologie di macchine, si tratta di circa 400.000 € di investimento.” Da questo si evince anche come sia un problema “semplice” da affrontare invece per i PC e le console delle sale lan in cui la navigazione su internet non è libera ma limitata, bloccando automaticamente l’accesso ai siti di gioco d’azzardo, sposando sostanzialmente, pur senza una certificazione, la richiesta del legislatore che si è invece concentrata, tramite l’Adm, proprio su questo aspetto.

La questione dei software

Tale richiesta è contenuta nell’ultima circolare della nuova normativa che riguarda l’amusement e le sale da intrattenimento ma riguarda anche un’altra questione: i software on-site. “Secondo la normativa”, prosegue Candela, “qualsiasi software presente nella macchina deve essere installato al suo interno, creando un vuoto normativo che di fatto non comprende l’intero ecosistema di internet, visto che oggi un software si può non solo scaricare dalla rete ma rimanere operativo anche solo tramite cloud, non necessariamente utilizzato all’interno della macchina.” Esattamente come accade per numerosi titoli videoludici, anche esportivi, per i quali il gioco non è del tutto installato all’interno della macchina ma una parte, se non in alcuni casi tutta, si muove sulla rete tramite connessione internet.

Adm non pervenuta

A Milesi è stato poi chiesto se l’Adm abbia già risposto in merito all’interpello da loro presentato in merito alla questione su come inserire pc e console nelle sale giochi tradizionali. “Non abbiamo ancora ricevuto risposta ma d’altronde l’ente con cui ci si confronta ha fino a 90 giorni di tempo per rispondere. La mia idea, la nostra idea, è che stiano cercando di capire come ricostruire una normativa adatta anche alle sale lan. Bisogna poi ricordare anche che l’ente può rispondere con un’altra domanda, ovvero chiedendo degli ulteriori chiarimenti per affrontare meglio la tematica.” Secondo Milesi e Candela è probabile che ci si avvii verso una norma transitoria che possa permettere alle sale lan di operare almeno fino al 31 dicembre in attesa del legislatore. “La conclusione è che ci sono due vie: o si norma tutto nei minimi dettagli o piuttosto, più auspicabile, andiamo a semplificare quelle già esistenti.

La tempistica

Una domanda, lecita, ha poi riguardato il come mai l’esposto sia arrivato proprio ora. Milesi ha raccontato che in realtà si tratta di un percorso, quello del settore dell’amusement, iniziato un anno fa a maggio 2021 con l’uscita della normativa aggiornata. In quell’occasione sono nati gli Stati Generali dell’Amusement, l’unione delle realtà che operano nel settore nel tentativo di interfacciarsi come un unico soggetto con il legislatore. Quanto accaduto ad aprile è arrivato proprio in merito alla necessità di guardarsi intorno per diversificare il proprio tipo di intrattenimento.

La politica da che parte sta?

Proprio a questo proposito ci si è però chiesti come mai la politica abbia dato poche attenzioni, almeno nella percezione pubblica, alle richieste dell’amusement di trovare una migliore normativa per il settore, mentre l’attenzione mediatica attirata dalle sale lan ha avuto una immediata ripercussione nella politica, con diversi esponenti di più forze politiche si sono esposti pubblicamente per difendere il settore degli esports e delle sale lan. Abbiamo contato 18 parlamentari che si sono interessati al langate, ha raccontato Milesi. “Quando abbiamo provato a contattare il mondo della politica per il nostro settore solo una senatrice ci ha promesso di portare avanti la nostra battaglia. Forse le sale lan hanno più follower di noi, chissà. In ogni caso abbiamo provato a contattarli tutti e 18, facendo presente anche le nostre esigenze.” Secondo l’avvocato Candela invece la giustificazione per tale “assenza” è da rintracciare nel peccato originario del governo: “C’è un pregiudizio verso gli operatori dell’amusement, perché bisogna sempre dimostrare che si operi un gioco d’azzardo lecito, autorizzato tra l’altro dallo stesso Stato che poi dovrebbe supportare tale settore.” Ma alla fine, nel caso sarà possibile aprire e/o implementare le sale lan, la Led srl avrà pc e console? “Decisamente sì, spero il prima possibile”, chiude Milesi.