Mkers

I Mkers ce l’hanno fatta. Contro ogni pronostico possibile, l’organizzazione italiana con roster italiano sarà ai nastri di partenza del prossimo Six Invitational. Un’impresa senza eguali. Mai nessuno, infatti, si era spinto così in alto.

La cavalcata che ha visto i ragazzi di coach Torok portare a casa questo splendido traguardo parte da molto lontano. Annichiliti Granit Gaming e LaLoosance nell’Open Qualifiers, Aqui e compagni hanno iniziato a mietere vittime prestigiose anche nei playoff. Al tappeto sono finiti i Rogue, che solo qualche mese fa chiudevano lo Stage 1 di European League da primi in classifica, e i Chaos. Il livello è salito ulteriormente quando i Mkers hanno dovuto affrontare i top team europei nella fase finale. Nonostante un Doki in versione mostro a tre teste, capace di mettere in fila 31 kill in due mappe giocate da fenomeno, il roster italiano ha regolato i Natus Vincere 2-0 in semifinale. Senza appello il match giocato su Coastline (7-4), combattuto e tirato quello su Kafe Dostoyevsky, dove i Mkers hanno tirato il coniglio fuori dal cilindro con un 8-7 ai supplementari.

Superati i NaVi all’appello mancava un solo ostacolo per il Six Invitational: i Tempra Esports. A giocarsi il posto per quella che è considerata la manifestazione più importante di Rainbow Six Siege, due organizzazioni italiane. Il Bel Paese protagonista assoluto, chi l’avrebbe mai detto qualche settimana fa. Uno scontro fratricida a tutti gli effetti, anche se il roster dei Tempra è composto completamente da giocatori francesi.

A scattare meglio dai blocchi, ancora una volta i Mkers. Il 7-5 su Consulate e addirittura il 7-1 su Kafe Dostoyevsky hanno confermato una piena consapevolezza dei propri mezzi, fisiologico il calo e il successivo 7-2 su Villa che ha permesso ai Tempra di accorciare le distanze. Riorganizzate le idee, su Clubhouse non c’è stata partita. A rompere l’equilibrio, una difesa inespugnabile che ha permesso ai Mkers di inanellare quattro round consecutivi e chiudere definitivamente i giochi sul 7-3. Per la prima volta nella storia, un team completamente italiano avrà il suo posto nel gotha di Rainbow Six.

Tanta euforia, con l’emozione sui volti dei caster e una community intera in festa, ma un pizzico di tristezza per quelle che sono state le reazioni da parte di alcuni professionisti di Siege affidate ai social. Qual è stato il pomo della discordia? In molti hanno messo in dubbio l’integrità di questa impresa, additando i Mkers di aver giocato sporco per arrivare al traguardo. Se anche voi siete alla ricerca di una spiegazione logica, proviamo a fare un po’ di chiarezza. Partiamo da una certezza assoluta: non crediamo minimamente all’uso di cheat, soprattutto se stiamo parlando di eventi internazionali. Poi, c’è una chiave di lettura più importante. L’attuale sistema competitivo di Rainbow Six non prevede un grosso riciclo di squadre. Di conseguenza, le organizzazioni sono sempre quasi le stesse e questo ha portato ad un appiattimento della competizione.

L’attuale sistema, dunque, favorisce chi è già ai massimi livelli. Emergere, soprattutto in Europa dove il livello è molto alto, per un team di tier 2 o addirittura tier 3 è difficile se non impossibile. Quando un team sulla carta considerato tier 3 se la gioca e vince con un team di tier 1, la cosa più facile da fare è gridare allo scandalo. Quante occasioni, però, vengono date ad una squadra di un livello più basso di confrontarsi con un top team? Poche, anzi pochissime. I Mkers hanno semplicemente sfruttato al meglio la loro occasione e hanno dimostrato in questa circostanza di non avere niente in meno rispetto a chi gioca ai piani alti. E non siamo noi a dirlo, ma i risultati. L’auspicio è che questo sia solo un punto di partenza e non di arrivo.

Spesso si parla di fair play e rispetto degli avversari negli sport tradizionali. Ecco, una campagna di sensibilizzazione in un ambiente così competitivo come l’esports, non sarebbe una cattiva idea. Noi, nel dubbio, prendiamo le distanze da certi commenti e facciamo i più grossi complimenti ai Mkers per aver scritto la storia.