Il Cio ha annunciato i nove titoli che faranno parte del circuito competitivo delle prossime Olympic Esports Series.

I videogiochi competitivi sono stati avvicinati al concetto delle Olimpiadi da sempre. Quando il movimento esport non aveva ancora questo nome la Corea del Sud, per mano di una delle sue più grandi aziende cioè Samsung, diede vita ad uno dei format competitivi più longevi e importanti del globo in ambito gaming. Si è trattato di un torneo di portata mondiale alla cui prima edizione tenutasi nel 2001 a Seoul hanno partecipato cyber-atleti appartenenti a 37 nazioni diverse, sfidandosi su sei discipline: Starcraft, Age of Empires, FIFA, Counter Strike, Unreal Tournament e Quake 3 Arena. 

Nascono i WCG

Il nome dell’evento era World Cyber Games, mentre le Olimpiadi in inglese si chiamano “Olympic Games”: un richiamo astuto ma non lapalissiano. Sorte opposta è invece toccata al logo, letteralmente formato da tre cerchi di colore diverso rappresentanti il mondo virtuale e quello reale mentre si intersecano, molto simili ai cinque esposti durante gli ultimi Giochi di Tokyo figurativi dei cinque continenti.

L’ultima edizione della manifestazione si è tenuta nel 2012 a Kunshan in Cina, con un logo diverso per ovvie ragioni di copyright, mentre l’ecosistema esport cambiava sotto il peso di nuovi giochi e nuovi regolamenti relativi alle licenze. Le “olimpiadi dei videogiochi”, così venivano apostrofati i World Cyber Games dalla stampa specializzata e non, oggi non esistono più ma stanno per essere sostituite dalle Olimpiadi con la maiuscola, almeno come organizzazione.

Un’immagine della prima edizione dei World Cyber Games a inizio anni duemila.

L’annuncio del CIO

Con questo tweet rilasciato l’1 Marzo dall’account ufficiale del CIO, Comitato Olimpico Internazionale, si annunciano le discipline digitali e virtuali tramite le quali si potrà provare a partecipare alle prossime Olympic Esport Series, un evento che si terrà durante la prima Olympic Esports Week dal 22 al 25 Giugno a Singapore. La premessa quindi è d’obbligo: non si tratta di un evento a latere delle Olimpiadi di Parigi, previste per il 2024, dove addirittura Macron ha auspicato di vedere gli esport (garantendo intanto per il suo Paese il Major di CSGO), ma di una sorta di ritorno delle “olimpiadi del videogioco” anche se questa volta le discipline selezionate sono ben diverse da quelle dei WCG.

I titoli selezionati saranno in tutto nove anche se uno non può neanche essere definito propriamente un videogioco: si tratta della piattaforma Chess.com, uno dei più importanti portali dove giocare a scacchi online. Gli altri prodotti su cui cominciare ad allenarsi per provare a portare all’Italia qualche medaglia in questo evento sono molto eterogenei. Per la danza c’è Just Dance di Ubisoft, per il Motor Sport c’è Gran Turismo 7 di Polyphony (pubblicato da Sony e presente solo per Playstation 5) e per la vela è stato scelto Virtual Regatta, un bellissimo simulatore presente su piattaforme Apple e Android nato come “browser game”.

Tennis e Tiro con l’arco, qualche dubbio

Al fianco delle community appartenenti a questi giochi, già impegnate da tempo in competizioni di alto livello grazie agli eventi dedicati, sono stati selezionati alcuni titoli quasi sconosciuti: Tic Tac Bow e Tennis Clash, la cui presenza nei titoli ufficiali esport ha provocato un vespaio di polemiche su Twitter e nella community appassionata dei grandi videogiochi competitivi odierni.

L’intrinseca qualità dei due videogiochi sembra poco adatta ad un scenario di sfide olimpiche ma la principale polemica è relativa alla quantità e tipo di microtransazioni presenti, utili a migliorare la propria performance. Un giocatore più facoltoso si troverebbe avvantaggiato rispetto agli altri: un aspetto molto controverso dei free to play presenti solitamente su mobile e che soprattutto va contro i valori di uguaglianza tanto decantati dai Giochi.

Niente violenza

I primi contatti tra mondo esport e mondo Olimpico avvengono nel 2017, quando in un comunicato stampa pubblicato sul sito ufficiale del CIO in un paragrafo denominato “The development of eSports” i padroni delle Olimpiadi avevano auspicato un dialogo tra gli esperti di settore per valutare la situazione. Successivamente questa volontà è stata realizzata creando a Losanna il primo Forum Internazionale degli esport: era il 21 Luglio 2018. 

In quella sede alcuni degli esponenti più importanti dell’industria dei videogiochi come Mike Morhaime ex presidente di Blizzard Entertainment e Nicolo Laurent, CEO di Riot Games, si sono incontrati con Kit McConnel, Sports Director del CIO e gli alti rappresentanti della GAISF, Associazione Globale delle Federazioni Sportive. Uno dei messaggi più ripresi dalle agenzie di stampa internazionali è stato quello di Thomas Bach, presidente del Comitato Olimpico Internazionale: “alle Olimpiadi non ci sarebbe mai stato spazio per titoli inneggianti alla violenza, quel tipo di videogiochi non rispetta i valori Olimpici”. 

Si parte con le Virtual Series

Successivamente a questo incontro il CIO aveva continuato a lavorare al progetto fino all’organizzazione delle prime Olympic Virtual Series, tenutesi dal 13 maggio al 23 giugno 2021. Accantonata la parola esport le direttive sembravano molto più chiare: solamente simulazioni digitali di sport reali ed esistenti avrebbero potuto ambire a diventare disciplina olimpica. 

Il primo marzo 2023 il CIO è tornato ad usare la parola esport per il proprio evento, ma non modificando le proprie volontà: i nove giochi selezionati rappresentano tutti una disciplina sportiva reale, anche se qualche dubbio relativamente allo scoccare frecce da un grattacielo, gameplay di Tic Tac Bow, è venuto a più di un commentatore. 

Tante contraddizioni

Le voci di protesta provenienti dalla community esport sono state ripetute all’unisono. Questo difficilissimo matrimonio potrebbe finire in divorzio molto presto. Da un lato non si può non lodare la voglia del CIO di svecchiare il brand Olimpiadi inserendo i videogiochi. Dall’altro, tuttavia, non si possono non notare le contraddizioni dello sport internazionale in materia di videogiochi.

Gli appassionati di gaming competitivo, inoltre, sono molto orgogliosi e appassionati: associare il termine esport ad un videogioco pay to win di tiro con l’arco presente solo su Android e con meno di 1000 download globali, è sembrata una presa in giro, soprattutto dopo il rifiuto categorico di inserire titoli come League of Legends a causa della violenza rappresentata.

Una grande opportunità

Le Olympic Esport Series possono essere una grande opportunità per spiegare gli esport ad un pubblico variegato e poco alfabetizzato, sotto il profilo del gaming digitale, all’idea che esistano competizioni di alto livello anche su piattaforme digitali videoludiche. I videogiochi, però, non sono fortunatamente tutti uguali: la parola è ormai un termine ombrello troppo ampio, dove è difficile affiancare That Dragon Cancer (videogioco autobiografico indipendente sviluppato da Ryan Green per raccontare il cancro al cervello diagnosticato al proprio figlio Joel) a Shrimp Attack (advergame creato dal fast food KFC come campagna pubblicitaria al nuovo panino con gamberetti) o Gran Turismo 7 a Tic Tac Bow.

Una simile scelta da parte del CIO, un comitato capace di unire miliardi di persone sotto un’unica bandiera ogni quattro anni, è risultata controversa e stonata e soprattutto rischia di avere un effetto opposto a quello sperato: allontanare le giovani generazioni anziché avvicinarle.