Abbiamo intervistato Pg Esports per un commento sulla finale in lan del campionato italiano di Valorant: Rinascimento.

Si è concluso da poche ore il primo split della Valorant Challengers Italy che ha visto i GMT Esports essere incoronati campioni d’Italia. In una finalissima giocata tra due titani del campionato molti riflettori non erano puntati sui giocatori, né sul trofeo, bensì sull’organizzazione della Lan annunciata la settimana stessa della finale.

Tra spostamenti frenetici, render virtuali che secondo alcuni esponenti della scena non avrebbero rispettato il livello della competizione, e l’evento a porte chiuse, la community di Valorant aveva espresso i propri dubbi sulla qualità di questa lan prima ancora che i giocatori avessero fatto il primo passo negli studi di Milano. 

In un’intervista esclusiva a eSportsMag.it, la product owner della Valorant Challengers League Italy (VCI) Giulia Reginato fa chiarezza sulle discussioni circondanti la prima Lan della competizione e condivide la visione per il futuro del campionato in Italia – a partire dalla prossima Lan. Reginato si occupa della gestione di tutto il team che idea, sviluppa e segue la VCI, ed è proprio dal team di Pg Esports che siamo partiti durante l’intervista.

Una finale ristretta

Alla fine del primo Split quali sono i sentimenti generali che stanno venendo a galla tra le persone del team di produzione del campionato? Cosa pensa il team in generale rispetto a questo primo Split?

Siamo molto, molto contenti perché era un po’ una scommessa per noi, nel senso che è la prima volta che c’è un campionato di Valorant in Italia, ufficiale. Però ci credevamo tanto e abbiamo voluto fare da subito un prodotto che potesse far esplodere il massimo potenziale di Valorant. Per essere comunque un prodotto nato tre mesi fa ha già dei buonissimi numeri sia nelle live su Twitch,  sia sui canali social. Stiamo riscontrando comunque dal pubblico che ci segue positività; sta piacendo molto, quindi siamo incredibilmente soddisfatti, soprattutto perché abbiamo appena iniziato a lavorarci. Pensate a cosa potrà essere in futuro.

Oggi abbiamo voluto fare questa finale in LAN: piccola, ristretta, non aperta al pubblico ma solo a pochi, un po’ per questioni di tempistiche, un po’ perché comunque è la finale del primo Split. Sarà  la seconda quella più importante, che qualificherà il team in Europa, quindi volevamo dargli comunque la giusta cornice e la giusta importanza, ma senza diciamo, esagerare. Siamo comunque molto, molto, molto soddisfatti del risultato.

Iniziare al meglio

Quali erano le aspettative a livello di statistiche e numeri, e quindi anche di viewers, che avevate per questo primo Split?

Non avevamo un numero in testa, perché non sai mai quanto viene seguito il gioco in un paese. Avevamo i dati di Valorant Italia ma dal dire quante persone giocano a quante persone seguiranno il competitivo è complesso. Non è facile fare una stima perché dipende molto anche dai team che ci sono nel competitivo, e infatti nella scelta dei team abbiamo fatto una selezione molto accurata perché volevamo il meglio proprio per iniziare nel miglior modo possibile.

E i team fanno tanto la differenza, perché team come i Qlash, che hanno delle personalità all’interno importanti, sicuramente contribuiscono alla viewership. La nostra è stata più una scommessa: eravamo però convinti che avrebbe funzionato perché Valorant è un gioco che sta funzionando ed è un bel gioco, ha tante persone che lo utilizzano, quindi abbiamo detto solo “proviamoci”.

Dall’idea alla realizzazione

Questa LAN è arrivata un po’ come una sorpresa sia per il pubblico sia anche per i team partecipanti alla finale. Potresti guidarci attraverso quella che è stata la timeline della costituzione dell’evento? Da chi è partita l’idea di voler fare una LAN per la finale e quando, fino ad oggi.

Partiamo dal presupposto che, come ho detto prima, questo progetto per noi è stata una scommessa e non si era pensato di fare una Lan per per il primo Split. Ma ci siamo detti che siccome il campionato stava andando bene, volevamo dare un messaggio alla community e in generale al mondo degli esports. Motivo per cui l’idea di portare la finale in lan è arrivata molto tardi.

Appena due settimane fa abbiamo iniziato a lavorarci su per organizzarla: per quanto sembra piccola comunque dietro c’è un lavoro notevole. Quindi abbiamo deciso noi con Riot Games di farla, ci siamo accordati sicuramente un po’ tardi, ma perché non era prevista. È stata un’eccezione: solitamente non succede perché già a inizio split sappiamo se fare o meno una lan, in modo da poterci organizzare per tempo.

Pg Esports e Riot Games

Quindi è stata una decisione presa in comune accordo?

Sì, senza dubbio. Noi siamo i proprietari del campionato, quindi a prescindere da quello che decide Riot noi possiamo decidere comunque di fare una Lan. Se abbiamo il budget, se abbiamo necessità, o perché ci va; noi possiamo decidere di farlo. A prescindere da loro. In questo caso diciamo che l’input è arrivato da Riot che ha detto: “Ci farebbe piacere, visto che il campionato sta andando bene, di fare una finale in Lan”.

Una proposta che abbiamo accolto con grande entusiasmo: “Perché no?”. E poi l’abbiamo organizzata. Quindi se vogliamo dire, sì, l’input è partito da Riot, però era una cosa che ci eravamo tenuti nel retro del cranio. Nel senso che abbiamo detto “partiamo col campionato, se va bene magari la facciamo” e quindi siamo arrivati un po’ insieme noi e Riot. Abbiamo avuto la stessa conclusione: aveva senso fare un qualcosa di piccolo, anche solo per dare un segnale positivo.

YouTube player

La questione setup

Per fare chiarezza sulla situazione setup dei computer, potresti un attimo raccontarci come è stato ideato il setup dei giocatori?

È stato ideato dal team di lavoro che ha degli esperti che fanno eventi di questo genere da anni, e quindi la risposta è molto semplice. La diatriba sui social è nata da un render, che è stato pubblicato per altro sotto NDA, quindi non doveva uscire. Il render era senza misure, cioè un file totalmente indicativo che abbiamo mandato ai manager dei team per dire com’era lo spazio per settare le loro aspettative, per far capire che appunto avremmo fatto una Lan da quello che è uno studio televisivo, non da quella che può essere un’arena o un’altro tipo di location, semplicemente per dire all’incirca “questo è quello che succederà”, cosa che ho specificato ovviamente quando ho mandato la mail.

Alla fine però poi chiunque è arrivato in loco è rimasto positivamente sorpreso: “No, beh, effettivamente è diverso dal render, è più grande”. Sono anni che organizziamo questi eventi e quindi dietro c’è il solito team di lavoro: c’è l’esperto dell’allestimento, l’esperto del broadcast, l’esperto della parte play e ognuno per la sua expertise decide come organizzare l’evento.

Pubblico per la prossima finale?

Prima hai detto che per il secondo Split state immaginando qualcosa di un po’ più grande. Qual è la vostra visione per un’eventuale Lan del secondo Split che, come dicevi, anche a livello di competizione ha più peso rispetto a questa prima Lan?

Al momento non possiamo rivelare nulla ma diciamo che, se ci sarà effettivamente una finale in lan per il secondo split, sarà sicuramente aperta al pubblico. Questa è una certezza. Quindi se decideremo di farla, se tutto si realizzerà, sarà aperta al pubblico. Altrimenti sarà  da casa.

Cosa resterà di questo primo split

Distanziandoci dalla Lan, è appena terminato il primo Split di campionato. Quali sono gli insegnamenti che prendete da questo primo split e che userete per evolversi nel secondo?

Non so se li chiamerei insegnamenti, più che altro tutti i giorni impariamo tantissime cose. C’è una community per noi nuova, in questo caso su Valorant, quindi stiamo conoscendo la community, stiamo capendo cosa piace alla community di Valorant e sicuramente ci sposteremo nel fare contenuti che piacciono di più a questo tipo di persone. Per il resto l’organizzazione del campionato in sé è abbastanza statica, nel senso che ci sono delle cose che organizzi che rimangono sempre uguali, la differenza la fa il tipo di intrattenimento che fai in trasmissione o sui canali social.

Per esempio siamo partiti che abbiamo detto: “Tik Tok non lo apriamo perché non ha senso aprire un Tik Tok se poi non ti segue nessuno, se non hai contenuti”. Poi, visto che il campionato aveva un seguito, aveva sempre più interessi, canali social, anche abbiamo deciso di aprire un canale Tik tok che, per essere aperto da pochissimo, sta andando bene. Diciamo che la nostra strategia andrà in questa direzione: ascoltare la community, leggerla, e capire cosa gli piace di più, e proporre l’intrattenimento che gli piace.