PlayStation Portal: la recensione di una strana periferica

La PlayStation Portal è un accessorio più che una console e sarà utile a un selezionatissimo gruppo di utenti.

Quando è uscito l’Apple Watch, nessuno credeva nel progetto perché, per citare i titoli di allora, “non fa quasi nulla in più di quello che fa già uno smartphone”. Lo stesso, a un primo sguardo, si potrebbe dire della nuova PlayStation Portal, un controller DualSense tagliato a metà e con uno schermo nel mezzo pensato per il remote play. Questo significa che, per usarlo, la vostra indispensabile PS5 deve essere in modalità riposo e connessa a internet. Così facendo, e solo con un wifi abbastanza potente, potrete giocare ai titoli installati sulla console da remoto.

PlayStation Portal: la recensione di una strana periferica

Sarebbe un’innovazione straordinaria se l’applicazione PS Remote Play non svolgesse la stessa identica funzione usando lo schermo dello smartphone o di un tablet. Se non per un modo nuovo di giocare, allora, dove risiede la raison d’être di questo dispositivo? Nella comodità. A meno che non abbiate già un tablet dallo schermo decente che vi avanza, con 219 euro potrete portarvi a casa un dispositivo da usare sulla tazza, in albergo, a casa di amici o d’ovunque ci sia un wifi con almeno 15mbps (meglio 30 ma ci arriviamo) per non staccarvi neanche un minuto dai vostri titoli PlayStation Preferiti. Usare il remote play sul telefono, soprattutto in viaggio, drena la batteria abbastanza in fretta e, almeno nel nostro caso, almeno una volta su due lo smartphone si rifiuta di vedere il controller.

Quindi, se avete il desiderio di giocare in mobilità ai titoli PlayStation e sapete che dove andrete il wifi è bello solido, allora può avere un senso investire in una Portal. Se, e solo se, non avete già un dispositivo altro dal vostro telefono (sempre per risparmiare batteria) per streammare la vostra PS5. A costo di ricalcare la pubblicità di una nota catena di supermercati, dove vediamo la Portal avere un impatto significativo è nei figli delle coppie separate che sono costretti a lasciare la console a casa di uno dei due genitori. Con una Portal a casa dell’altro i giochi saranno sempre a portata di mano.

PlayStation Portal: la recensione di una strana periferica

Terminate le disquisizioni filosofiche, è tempo di analizzare nel dettaglio questo accessorio per i possessori di PS5 più esigenti. In mano (anche se ha dimensioni leggermente diverse da quelle del controller di Sony) è proprio come avere un DualSense molto più largo. É certamente buffa da vedere perché sembra una sorta di mostro di Frankenstein, ma una volta presa in mano ha il suo perché. Non pesa troppo, non scalda, è comoda da impugnare (anche se abbiamo sofferto dei joystick a dimensione ridotta) e l’audio ha una qualità accettabile per le dimensioni. L’unica pecca è il rumore dei motori della vibrazione che, spesso aggiunge un fastidioso brusio al gioco. lo schermo lcd è luminoso ma non troppo (in giardino a mezzogiorno d’inverno si vedeva poco) e si difende bene con i suoi 1080p a 60 hertz.

É assolutamente ingiustificata, tuttavia, l’assenza del bluetooth per supportare qualunque tipo di cuffie wireless, invece è presente una tecnologia che supporta solo gli auricolari proprietari di Sony. Tra i punti salienti del materiale pubblicitario viene spesso citata, come ragion d’essere del dispositivo, la possibilità di giocare quando il televisore di casa è occupato. Se, però, non è possibile attaccare delle cuffie wireless, a meno di possederne un paio cablate vista la presenza dell’ingresso jack, diventa impossibile giocare con il volume, una scelta assolutamente priva di senso.

Per quanto riguarda il comportamento di PlayStation Portal quando si gioca in streaming ecco la metodologia del nostro test: abbiamo testato la console giocando sulla rete di casa (la stessa a cui era attaccata la PS5), su una rete wifi da degli amici e usando l’hotspot di un telefono in un parco. Sony raccomanda un minimo di 15mbps in download e upload e tutte le nostre reti (hotspot compreso) superavano questa soglia quindi i risultati che stiamo per raccontarvi sono stati tutti ottenuti seguendo le istruzioni del costruttore. I giochi provati sono stati sia multiplayer (Overwatch, Call of Duty Modern Warfare 3 e Street Fighter 6) sia single player (Ghost of Tsushima, Horizon Forbidden West e God of War Ragnarok) per almeno 30 minuti ciascuno, su ciascuna delle reti.

La prima conclusione che abbiamo tratto è che, indipendentemente dalla potenza della connessione, è praticamente impossibile restare competitivi in multigiocatore su questa periferica. Il lag legato al fatto che gli input devono viaggiare attraverso 2 connessioni wifi è un impedimento significativo nella reattività in ambienti competitivi, soprattutto negli sparattutto. Per giocare in modo casual, invece, quando la rete è al suo meglio, la Portal è assolutamente idonea a mandare avanti il battle pass del vostro gioco preferito quando siete lontani da casa. Dove la console è assolutamente più a suo agio (come il cloud gaming in generale) è nei titoli per giocatore singolo. Qui abbiamo avuto un’esperienza paragonabile a quella casalinga anche se limitata ai 1080p a 60 fps dello schermo.

I risultati migliori li abbiamo avuti a casa di amici quando la PS5 era attaccata alla rete di casa e noi e un’altra rete: il lag è stato minimo e la connessione rapida. Giocando sulla stessa rete di casa, invece, abbiamo avuto diversi problemi con bruschi cali di framerate, perdita della connessione e lag a non finire. Questa è stata una sorpresa visto che la Portal dovrebbe essere al suo meglio quando è collegata alla stessa rete della PS5. Con l’hotspot siamo riusciti a giocare ai titoli per giocatore singolo con qualche colpo di tosse ma non a quelli multigiocatore perché il lag era troppo persistente.

Le conclusioni che possiamo trarre sono due: la prima è che la performance di questo accessorio è assolutamente dipendente dalla qualità della rete a cui è connesso, quindi, se avete in programma di usarlo sempre con le stesse reti ad alta velocità, allora avrete una buona esperienza. Se prevedete di usarlo in viaggio, magari con il wifi di un albergo, potreste ritrovarvi appiedati. La seconda è che, anche con le reti più veloci, giocarci è un’imitazione credibile ma poco soddisfacente dell’esperienza da divano. Abbastanza per togliersi uno sfizio, non abbastanza per godersi un’avventura graficamente emozionante come l’ultimo God of War o un titolo tecnico e reattivo come Street Fighter 6. Come con l’apple Watch, questo dispositivo sarà estremamente utile a una ristretta fetta di utenti (chi è molto legato a un gioco e non può portarsi dietro la PS5 per esempio) ma potrà essere ignorato dalla maggior parte degli altri che si accontenteranno con facilità dell’esperienza originale.