Entro marzo 2021 avremo una Federazione italiana degli sports elettronici“. Ne è sicuro Michele Barbone, attuale presidente di Federdanza e coordinatore, per conto del Coni, del Comitato promotore degli esports: il 2021 sarà l’anno della svolta. Nel corso di una intervista rilasciata in esclusiva al nostro giornale Barbone ha chiarito numerosi punti in merito alle attività svolte sino ad ora dal Comitato da lui presieduto, illustrando anche i motivi per cui gli esports “violenti” rimarranno esclusi da ogni tavolo di discussione.

Barbone ha poi annunciato anche che da febbraio si dedicherà a pieno agli sport elettronici, lasciando il suo incarico nella Federazione di Danza sportiva, e ribadendo più volte che il lavoro sta portando risultati: “stiamo lavorando con Giovanni Malagò (l’attuale presidente del Coni, ndr) – spiega Barbone – per il riconoscimento di una Federazione nazionale degli esports. Per il momento, ad oggi, non c’è ancora alcuna conclusione, ma solo perché stiamo aspettando che il Cio si esprima in ambito internazionale”.

Ci sono stati tanti movimenti anche a livello internazionale, anche il Comitato olimpico internazionale sta ancora valutando l’idea di costituire una Federazione internazionale? “Se ne sta ancora discutendo, e già entro il mese di dicembre potremmo avere un pronunciamento decisivo da parte del Cio. Ovviamente se il Cio non riterrà di costituire una Federazione internazionale degli sport elettronici non ci sarà motivo di averne una. Diverso il discorso dei vari comitati olimpici nazionali, che intendono comunque attivare una propria federazione specifica”.

Come mai questa diversità di vedute tra Cio e Comitati olimpici nazionali? “Il motivo è molto pratico – continua il presidente di Federdanza – al di là delle quattro grandi Federazioni che rappresentano gli sport più seguiti, come il calcio, la pallacanestro, la pallavolo e il ciclismo, che sono le uniche che hanno risorse umane e risorse economiche per occuparsi anche degli sport elettronici, tutte le altre Federazioni più piccole non hanno queste risorse, queste opportunità. Per questo il Coni è orientato a creare, in Italia, una Federazione di servizio utile a tutte le altre Federazioni più piccole, ma che sarà poi ovviamente di supporto a tutte le 44 federazioni, comprese le 4-5 più grandi. A livello internazionale invece le 4 federazioni principali hanno fatto sapere al Cio di voler gestire direttamente anche il loro sport digitale, per questo la questione è differente”.

Come sarà composto il nuovo soggetto che nascerà in Italia? “Al momento deve essere ancora deciso. Come Comitato promotore, che, voglio ricordarlo, è formato da Federesport e Fies – continua Barbone -, noi siamo pronti a qualsiasi tipo di soluzione. Le nostre finalità sono solo quelle di creare un soggetto che porti al riconoscimento degli sport elettronici intesi come simulazioni sportive. Restano categoricamente esclusi tutti quei titoli che non hanno attinenza con attività sportiva quindi i vari sparatutto, i giochi fantasy e quelli che non c’entrano direttamente con lo sport”. (Quindi anche titoli come Rocket League, ndr).

In merito ai tempi necessari per vedere tutto questo concretamente realizzato Barbone ha spiegato che “dopo quello del Cio io spero ci sia un pronunciamento anche da parte del Coni entro il mese di dicembre. Io attualmente sono ancora presidente della Federazione danza sportiva, ma il 31 gennaio scade il mio mandato e non ho intenzione di ricandidarmi. Ho finito il mio quadriennio, ho già fatto sapere che al massimo potrò dare una mano nella formazione dei dirigenti ma mi dedicherò completamente alle attività riguardanti gli sport elettronici. Da febbraio sarò dunque concentrato al 100% sugli esports e dunque per il mese successivo penso che già potremmo vedere la nascita di questa nuova Federazione. Attualmente il Coni è impegnato ancora con il Governo per la riforma dello Sport, quindi ha sicuramente altre gatte da pelare, ma io ritengo che entro febbraio, o marzo al massimo, potremmo avere una decisione precisa”.

Nel dettagli fino ad oggi in cosa è consistito il suo lavoro? “Ho lavorato in un settore completamente destrutturato, c’è ancora molto da concordare per trovare le intese di tutte le organizzazioni italiane che si occupano di sport elettronici. Non sono per niente contrario al coinvolgimento e all’inclusione di chiunque attualmente sia attivo in questo settore. In passato ho coordinato la Commissione per il riconoscimento delle discipline sportive del Coni, e memore di questa esperienza la mia intenzione è quella di coinvolgere tutti coloro che ritengono di poter essere coinvolti, senza nessuna esclusione. Certo ognuno deve sapere bene cosa significa essere riconosciuti dal Coni, oltre al non avere scopo di lucro avere occorre avere tutta serie di requisiti per essere alla pari delle altre attività attualmente riconosciute in ambito sportivo. Ora il mio obiettivo è quello di arrivare il prima possibile alla costituzione della nuova Federazione. Da un anno e mezzo ho già provveduto a stilare lo statuto, i regolamenti e tutte le carte federali necessarie al riconoscimento da parte del Coni, quindi dal punto di vista burocratico siamo già assolutamente in regola e siamo già al punto giusto”.

Avete già avuto qualche contatto con soggetti analoghi al Comitato da lei presieduto sorti in altri paesi europei o del mondo? “Al momento non abbiamo avuto contatti con figure analoghe o con soggetti simili al Comitato presenti in altri paesi europei, anche se sappiamo te la loro esistenza. Si tratta di soggetti nati senza l’avallo del proprio Comitato Olimpico Nazionale di conseguenza non essendo ancora Federazioni riconosciute non possiamo averci a che fare; questo ci porterebbe ad andare in contrasto con il lavoro iniziato in sede Coni. Vede, la realtà è che al momento esistono tanti soggetti, come avviene in tanti altri settori, ma nessuno di questo ha i titoli per fregiarsi del nome di Federazione. Le posso portare l’esempio di quanto avviene nell’ambito della danza sportiva: ci sono tante altre organizzazioni nazionali oltre a Federdanza, ma nessuna oltre a Federdanza è mai stata riconosciuta dal Coni, che è ufficialmente l’unico organo governativo riconosciuto e titolato a distribuire onorificenze valide. Fanno un’attività assolutamente legittima, ma quello che dà a un atleta il titolo per fregiarsi di Campione nazionale è solo quello che deriva dalle attività organizzate dalla Fids. Al momento quindi possiamo dire che non esistono campioni nazionali per quanto riguarda gli sport elettronici, chiunque potrebbe dire di esserlo dopo aver vinto una competizione, ma non sarebbe così”.

Il Cio però qualche contatto con i soggetti che si propongono di regolamentare gli esports a livello internazionale lo ha avuto, cosa può dirci della situazione attuale? “Wesco e la federazione coreana si erano proposte al Comitato olimpico internazionale, ma da Losanna hanno risposto che avrebbero potuto riconoscerle come interlocutori a meno che non avessero creato un soggetto unico, cosa che al momento pare impossibile. C’è stata anche la contrapposizione delle quattro grandi Federazioni Internazionali che come ho detto prima hanno comunicato di voler seguire loro direttamente il percorso delle loro simulazioni sportive. Poi ci sono da considerare le grosse perplessità del Cio nel riconoscere le due Federazioni sudamericana e asiatica con le quali c’è una difformità di vedure: soprattutto il mondo asiatico infatti non vuole assolutamente escludere tutti quei giochi che non sono sport, compresi i titoli che contengono violenza”.

Ecco, ma c’è un altro aspetto importante sul quale vorrei sentire il suo parere, ossia il fatto che i videogiochi sono un prodotto privato, con delle aziende private che ne detengono la titolarità del marchio al 100%. Come è stato sino ad ora il vostro rapporto con sviluppatori e editori? In Italia abbiamo IIDEA che sta svolgendo da tempo un gran lavoro anche per l’affermazione degli esports in Italia. “Al momento non non ho avuto contatti diretti con IIDEA. Chi tiene i contatti con tutti i soggetti attualmente è il segretario nazionale di Federesports, Maurizio Miazga, so che lui è sicuramente in contatto con tutti, anche con IIDEA. E’ lui che conosce i titoli ed è lui  che conosce i principali attori nel dettaglio. Io per il momento, seguendo le indicazioni di Malagò, ho avuto un ruolo differente”.

Un altro aspetto critico riguarda un grosso problema di fondo, che fa stridere un po’ questo suo lavoro con quella che è la realtà degli esports, in Italia e a livello internazionale. I giochi maggiormente seguiti non sono le simulazioni sportive, bensì titoli come League of Legends, Counter Strike, Rainbow Six. Come si inquadreranno questi titoli e questi atleti nell’ordinamento italiano che state predisponendo? “Partiamo dal presupposto che noi non abbiamo nulla in contrario a tutti quei titoli che sono seguiti da milioni di ragazzi. Tuttavia noi vogliamo solo perseguire una finalità di natura sportiva, occupandoci di quei titoli che simulano l’attività sportiva e che stanno crescendo con lo sviluppo del digitale. Potrebbe rendere di più occuparci anche di altri titoli, ma sicuramente non mettiamo in primo piano il lato economico. Trattando di sport ci interessano solo le attività sportive. Nei principi del CONI ci sono i valori della lealtà, della correttezza, della nonviolenza che non coincidono con titoli dove ci sono sparatorie ad esempio”.

Già, il suo discorso è comprensibile, ma questo non va in contrasto con il fatto che comunque a livello nazionale e internazionale i Comitati olimpici riconoscano poi come sport il tiro a segno e il tiro con l’arco, nei quali si utilizzano armi, o peggio la boxe, dove non si può dire che manchi la violenza. “Ma vede, il tiro a segno, il tiro con l’arco richiedono sì l’utilizzo di armi – spiega Barbone – ma solo nei confronti di piattelli, di cerchietti o di bersagli impagliati, non certo di esseri viventi, neanche fittizzi, anche se sappiamo che pure nei videogiochi i bersagli sono fittizi e non persone reali. Per quanto riguarda il pugilato posso dirle che nell’ambito del Movimento Olimpico già da tempo sta subendo qualche limitazione, non so dirle se il Cio arriverà a vietarlo – conclude -, non saprei proprio se se potrà arrivare a tanto, ma più che altro perché si tratta di uno sport nobilitato dalla sua stessa storia”.

La ringrazio per la disponibilità, a quanto potremmo darci appuntamento per avere ulteriori novità? “Come le dicevo penso che sia questione di giorni. Aspettiamo il Cio, poi il Coni. Ma per quanto riguarda gli esports sicuramente da febbraio in poi, quando potrò occuparmene al 100% e faremo nascere la nuova Federazione”.