PG Nats Vigorsol Beats 2019, la finale vista assieme ai Morning Stars

Nella vita c’è sempre una prima volta. Ieri per me è stata una di quelle. La racconterò con gli occhi della giornalista, ma anche un po’ con quelli della tifosa, perché non posso negare che questi eSports facciano proseliti con estrema facilità. Vado ad assistere alla finale dei PG Nationals, la lega italiana di League of Legends che mette in palio un posto agli European masters. I favoriti Campus Party Sparks si scontrano contro gli sfidanti dei Samsung Morning Stars. L’appuntamento è alle 15.00, al teatro Ciak di Milano. Fuori piazzale Cuoco, tra bancarelle e cianfrusaglie varie, dentro un altro mondo, fantastico e senza dubbio più rassicurante.

MILLENNIALS, MA NON SOLO – La fila è lunga: i giovani sono tantissimi, ragazzi tra i 20 e i 30 anni, ma anche qualche signore, e signora, di mezza età. Chissà, forse sono venuti a fare il tifo per i figli o forse no. Mi piace pensare che siano degli appassionati di League of Legends un po’ in là con gli anni. Finalmente si entra. Alla mia sinistra un gruppo di cosplayer vestiti a tema League of Legends mi dà il benvenuto. I giovani si accalcano nell’atrio, o al bancone del bar. Bevono qualcosa, c’è ancora tempo per socializzare prima dell’inizio della finale.

UNO SPETTACOLO EMOZIONANTE – Mi fermo a parlare con qualcuno di loro. Ci sono tifosi dei Samsung, degli Sparks, ma anche di altre squadre che non ce l’hanno fatta ad arrivare fin qui. “Tifavo per i Moba Rog, poi quest’anno è andato male e ora non tifo per nessuno in particolare, solo per lo spettacolo – racconta Alessandro, da Torino -. Mi aspetto una finale molto combattuta, spero di vedere il maggior numero di partite possibili”. Scambio due chiacchiere con una tifosa: Elena, da Pavia. Anche lei animata dalla passione per gli eSports: “Sono qui perché amo questo genere di eventi. È sempre emozionante assistervi e spero di vedere una bella partita”, commenta sorridente.

UNA SANA SPORTIVITÀ – La maggior parte di loro gioca a League of Legends da qualche anno, alcuni sognano anche il professionismo. E sono qui per vedere qualcuno che fa ciò che fanno loro alla massima espressione di bravura. Tutti sono d’accordo su un punto: la differenza tra la finale di uno sport tradizionale e quella di un eSports sta nell’atmosfera che circonda l’evento. Qui siamo lontani anni luce dai cori e dagli insulti da curva Nord: si respira un clima amichevole, familiare, e anche le peggiori sconfitte si concludono con una stretta di mano e un arrivederci.

SPORT, TEATRO O CINEMA? – Salgo le scale del teatro: davanti a me un grande palco con le postazioni in cui siederanno i membri dei due team. Alle loro spalle un mega schermo per trasmettere la partita e i commenti dei caster. A fare gli onori di casa sono Lapo “Terenas” Raspanti e Roberto “KenRhen” Prampolini, insieme a Edoardo “EddieNoise” Prisco ed Emiliano “Moonboy” Marini. È il momento della presentazione delle squadre. Sullo schermo inizia il countdown. Le immagini dei migliori momenti di questi PG Nats scorrono accompagnate da una musica ricca di pathos. Già dalle prime note capisco che questo non è solo uno sport, ma racchiude in sé le radici del teatro e del cinema.

INGRESSO DA EROI – L’introduzione è epica: una voce fuori campo dà il benvenuto agli “evocatori” e chiama le due squadre sul palco. Salgono prima i Campus Party Sparks: presentati a uno a uno, ognuno fa un gesto che lo contraddistingue. È poi la volta degli sfidanti: i Samsung Morning Stars, anche loro ciascuno con un saluto speciale per il pubblico. Perfino i coach delle squadre sono due personaggi, acclamati dagli spettatori come vere e proprie star. Soprattutto Cristofaro “Cristo” Di Maggio pare molto popolare.

TIFOSA TRA I TIFOSI – È giunto il momento dello scontro finale, che decreterà i dominatori della landa. Anch’io sono emozionata, non lo nego. Ho avuto l’occasione di incontrare e intervistare i Samsung Morning Stars nella loro Gaming House di Bergamo. Ci si affeziona a una squadra perché piace il suo modo di giocare, ma anche per la personalità dei suoi membri, alcuni dei quali sono veri leader. E poi so quanto hanno lavorato, e tifo per loro.

PRIMI DUE MATCH, SAMSUNG MATTATORI – Nella prima partita i Samsung mi fanno sudare freddo: sembravano in difficoltà, ma dopo trenta, quaranta minuti si risollevano e ribaltano le sorti del gioco. E siamo 1 a 0. Breve pausa e si ricomincia con la seconda partita. Dopo l’iniezione di fiducia della prima vittoria, i Samsung partono alla carica, aggressivi più che mai. E dominano il secondo match in meno di trenta minuti. Ora gli avversari dovrebbero essere annichiliti sul piano psicologico. Per i Samsung sembra fatta: è sufficiente vincere la terza per trionfare. Eppure dai volti degli Sparks non trapelano grosse emozioni: sono freddi e concentrati, non appaiono preoccupati. Strano.

IL REVERSE SWEEP DEGLI SPARKS – Anche i pronostici di Andrea “Ryu” Fadini, analyst dei QLASH Forge che supporta i caster nel commento, sembrano propendere per i Samsung. Ma questo è un gioco che può riservare molte sorprese: occorrono nervi saldi e mente lucida fino alla fine, non solo per i player, anche per i coach. E così, dopo l’euforia delle prime partite, già al terzo match mi scompare il sorriso dal volto: inizia il reverse sweep degli Sparks. Con cinismo e strategia i gialloblu mettono al tappeto gli avversari, che regalano il terzo incontro commettendo un po’ troppe leggerezze.

È GUERRA, MA PSICOLOGICA – Si va al quarto match, per la gioia del pubblico in sala, desideroso fin dal principio che i due team regalassero uno spettacolo lungo. Ora la guerra è soprattutto psicologica, e a fare la differenza saranno anche i coach. Quello degli Sparks, Cristofaro “Cristo” Di Maggio è già una star, come mi spiega Fabio, un ragazzo di 32 anni venuto appositamente da Firenze per seguire la finale. “Il vero fenomeno di questi PG Nats è lui – dice –. Presto lo troveremo ad allenare qualche grosso team straniero, ne sono sicuro”. Mi racconta ciò, nonostante sia qui per tifare i Samsung.

FREDDI VS ARREMBANTI – In effetti è così: nel quarto, ma soprattutto nel quinto match il team di Bergamo sembra aver perso la bussola, e soprattutto la testa. “Purtroppo i Samsung hanno ripreso a fare i Samsung – sospira Fabio -. Il loro gioco è molto aggressivo, e non sempre paga”. Un po’ delle teste calde, commenta qualche altro spettatore alle mie spalle. Evidentemente contro gli Sparks non funziona. I Samsung commettono errori di comunicazione, leggerezze varie e gli avversari si inseriscono come una lama nel burro.

IN FONDO È SOLO UN GIOCO – I Samsung appaiono sempre più incapaci di reagire, impotenti e come in preda al panico. Anche le loro reazioni sugli schermi sono più sanguigne, meno controllate di quelle degli avversari. Ormai sanno che è tutto perduto. Il sorriso mi scompare definitivamente dal volto. All’euforia dei primi match, si sostituisce una grossa delusione per la sconfitta dei “miei”. Nonostante la sconsolatezza, mi avvicino al palco per filmare la premiazione. Gli Sparks possono finalmente baciare la coppa e andare agli European masters 2019, mentre i Samsung hanno già lasciato il palco dopo una stretta di mano agli avversari. Diavolo, questi eSports!

Qui sotto, per chi volesse approfondire, il commento post partita di uno dei manager dei Samsung Morning Stars, Francesco Caforio. 

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