Cosa accade, adesso, nel Coni e nel sistema italiano degli esports, dopo la sigla del protocollo di intesa con il Comitato promotore relativo agli sport virtuali? E cosa cambia per i giocatori e per gli organizzatori di tornei, sia a livello pratico che a livello di aspettative future? Per provare a capire meglio i possibili sviluppi dentro e fuori al Comitato olimpico nazionale italiano, abbiamo intervistato il vicepresidente dell’organismo dedicato, Daniele Di Lorenzo.

Quali sono i primi obiettivi che vi siete dati in seguito alla firma del protocollo?
“In questi giorni stiamo completando la strutturazione interna del Comitato che, come detto, funzionerà come una vera e propria federazione. A partire da febbraio cominceremo le attività vere e proprie aprendo i dialoghi con le varie federazioni che hanno mostrato interesse ad avviare un rapporto con noi per organizzare la propria offerta di sport virtuali, iniziando a siglare i singoli protocolli di intesa. Ci sono molte federazioni interessate a partire, cominciando dalla Fidasc, Federazione Italiana Discipline Armi Sportive da Caccia, che è stata tra le prime a mostrare grande interesse, ma abbiamo già dei dialoghi avviati con le federazioni di motociclismo, vela, danza sportiva e tante altre, una quindicina in totale. Molti di questi organismi hanno già indicato un referente specifico per gli esports e possiamo dire di essere quindi in fase già avanzata oltre a registrare un grande entusiasmo, a livello generale”.

Dal punto di vista della formazione e della promozione degli sport virtuali, che progetti avete in cantiere?
“Stiamo chiudendo in questi giorni un accordo con la Scuola dello Sport per strutturare un corso di formazione per i dirigenti sportivi, visto che, come per ogni altro sport, anche per quelli virtuali ci sarà bisogno di avere dei dirigenti sportivi per organizzare e gestire le gare, i regolamenti e tutto il resto. Mentre stiamo dialogando anche con le scuole tradizionali per creare sul territorio un’offerta capillare di educazione rivolta alla conoscenza degli sport virtuali e proporre un giusto approccio a questo fenomeno. Stiamo inoltre lavorando a un grande progetto con il Campus biomedico che dovrebbe portare al lancio, il prossimo maggio, di un evento di primo piano: si tratta di una competizione di sport virtuali intra-universitaria che dovrebbe prendere il via il prossimo ottobre”.

Pensate quindi a una gestione “interna” delle operazioni di comunicazione e formazione o siete aperti a collaborazioni con l’esterno, come per esempio quella con Oies, di cui si era parlato nei giorni scorsi?
“Come Comitato promotore siamo assolutamente aperti alla collaborazione con qualunque soggetto, autorevole e qualificato, che intenda valorizzare e promuovere gli sport virtuali e gli esports in modo professionale e coerente con quelli che sono i nostri valori, i valori dello sport. Per quanto riguarda Oies, nello specifico, abbiamo tuttavia interrotto la nostra collaborazione in quanto, dopo una prima adesione, che avevamo avviato con l’obiettivo di ampliare gli orizzonti degli sport virtuali, in quanto ci siamo resi conto che c’erano esigenze divergenti e abbiamo proferito rimanere fuori. Ma questo non significa, come detto, che non siamo aperti a collaborazioni esterne, anzi. Da parte nostra rimane però fondamentale la coerenza con i valori del Coni e dello sport, tra i quali rientra sicuramente la formazione, la promozione e l’informazione, ma non la creazione di un business né ogni tipo di speculazione legata a questo settore”.

Come verrà riorganizzata la struttura e quali sono le nuove deleghe assegnate ai vari componenti?
“Con la nuova organizzazione del Comitato abbiamo ridefinito alcuni ruoli chiave interni al gruppo. Al presidente Michele Barbone, naturalmente, sono assegnate tutte le prerogative della rappresentanza legale. Mentre per quanto riguarda il sottoscritto, mi occuperò del marketing e della comunicazione, oltre ai rapporti internazionali. Mentre l’altro vicepresidente, l’avvocato Gianfranco Ravà, si occuperà dei rapporti con le università e i centri di formazione, ed entrambi i vice avranno un ruolo di rappresentanza. La novità è che verrà creata una struttura tecnica coordinata da un supervisore che sarà Igor Del Mestre e che avrà a disposizione un team di più persone afferente a vari settori. Quindi non ci sarà più un direttore tecnico (ruolo che, in precedenza, era stato provvisoriamente ricoperto da Maurizio Miazga, Ndr), ma un gruppo di lavoro con un coordinatore”.

Nei mesi precedenti si è parlato molto di questo lavoro del Coni, spesso anche in maniera critica. Perché, secondo te? Cosa non ha funzionato, a tuo giudizio, e cosa non siete riusciti a trasmettere all’esterno?
“Personalmente, non credo di aver sbagliato qualcosa, come Coni, o che qualcosa non abbia funzionato. Credo invece che questo settore è stato sempre visto in modo duplice: da un lato ci sono i player, che lo hanno sempre considerato come mero intrattenimento e hanno sempre auspicato e guardato con fiducia a una strutturazione di un sistema; mentre invece chi voleva essere il portabandiera di una regolamentazione del settore, forse non aveva interessi sportivi o in linea con quelle che possono essere le esigenze e i valori di questo mondo, ma aveva più interessi finanziari. Quindi – a mio modo di vedere – più che pensare al bene dell’intero ecosistema e alla creazione di un paradigma sostenibile e alla tutela dei giocatori e quindi dei giovani, si è più pensato a cercare di ottenere il controllo di un settore che rappresenta un business potenzialmente molto ricco. La corsa è stata più al contratto che allo sport, al di fuori del Coni. Per questo, credo, ci sono state critiche all’esterno, da chi evidentemente pensava ad altro, con interessi distanti dai nostri valori”.

Guardando al futuro: considerate davvero raggiungibile l’obiettivo delle Olimpiadi per gli sport virtuali?
“Direi che le Olimpiadi rappresentano un obiettivo più che raggiungibile e assolutamente concreto. Non credo che sarà possibile portarli già ai giochi di Parigi, pur essendoci la disponibilità e l’interesse, in quanto certi processi richiedono dei tempi molto lunghi con le discipline che vengono addirittura individuati con otto anni di anticipo. Siamo però certi che il debutto avverrà a Los Angeles, anche se Parigi, comunque, si farà già qualcosa a livello dimostrativo. Ma l’obiettivo che ci siamo dati, in realtà, è forse ancora più stimolante per noi perché è quello di portare già ai giochi di Cortina gli sport tradizionali attraverso il Comitato promotore. E questo sarebbe davvero un primo importante risultato. Ma per arrivare al vero medagliere, bisognerà attendere Los Angeles”.

Quali sono quindi i prossimi passi, prima di arrivare ai Giochi?
“Per ora non resta che attendere il riconoscimento formale da parte del Cio, il quale ci permetterà, come Coni, nel nostro paese, di procedere con la strutturazione della Federazione vera e propria. Anche se – come detto – stiamo già agendo con il Comitato alla stregua di una vera federazione di servizio, nel rispetto dei principi dello sport”.

Più che una regolamentazione generale degli esports nel nostro paese, come ipotizzato (e temuto) da alcuni, dunque, il percorso portato avanti dal Coni, attraverso il Comitato, sembra essere più che altro un processo interno al mondo dello sport. Non si tratta, quindi, di “imporre” al resto del settore una linea individuata dal Coni, bensì di aiutare le federazioni appartenenti al sistema sportivo nazionale ad approcciare il mondo dello sport, in attuazione dei dettami del Cio, che considera – come noto – il mondo degli sport elettronici come un fenomeno impossibile da ignorare. In questo senso, dunque, non dovrebbero concretizzarsi sovrapposizioni o conflitti tra quello che intende fare o farà il Coni e ciò che continuerà ad accadere “fuori” dal mondo sportivo. Con gli esports che continueranno ad essere ciò che sono oggi: e gli sport virtuali, che ne rappresentano un sotto-insieme, che faranno il proprio percorso sportivo. E tra i primi obiettivi che sembra essersi dato il Comitato promotore c’è proprio quello di fare chiarezza dentro e fuori al settore, come è evidente dalla nota appena diramata dall’organismo in cui si legge: “Il Comitato Promotore ‘E–Sport Italia’, a seguito della sottoscrizione del Protocollo di Intesa con il Coni, con allegato lo schema tipo di convenzione per le Federazioni Sportive Nazionali e le Discipline sportive associate (Dsa), nell’ottica del perseguimento degli obiettivi condivisi con il Coni ed in linea con i propri scopi istituzionali rivolti alla promozione e diffusione degli Sport Elettronici e Simulati nel rispetto dei valori educativi e formativi dello sport olimpico, sta provvedendo alla definizione dell’organigramma e delle figure di riferimento tecniche ed amministrative attraverso le quali dare corso alle numerose iniziative programmate. In tale ottica, per fornire massima chiarezza nei rapporti e nella comunicazione con i nostri stakeholder e soggetti terzi, si rende noto che la rappresentanza legale del Comitato è attribuita esclusivamente al Presidente Michele Barbone, ovvero ai Vice Presidenti Gianfranco Ravà e Daniele Di Lorenzo, in base alle deleghe ed agli incarichi loro conferiti, cui dovranno rivolgersi tutti coloro che vogliano interloquire sulle iniziative o attività del Comitato”, proprio come riportato nell’intervista qui proposta. Aggiungendo che “Il Comitato sin d’ora rappresenta che non riconoscerà comunicazioni o dichiarazioni svolte da soggetti diversi da quelli precedentemente indicati”.