Un lungo percorso burocratico sta cercando di gettare le basi per il riconoscimento del settore e dei videogiochi in generale.

Mentre in Italia la legislazione latita e fatica a trovare degli appoggi politici per l’inizio di un percorso concreto che possa portare investimenti e agevolazione per chi opera nel settore esports, che siano squadre, giocatori o gestori di sale lan, in Europa la burocrazia avanza con il gaming, competitivo e non solo, che diventa oggetto di studio e di attenzione. Il 10 novembre 2022 il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione che riconosce il valore degli esports e dell’intera industria videoludica, raccomandando una “strategia di lungo periodo per sostenere e incentivare il settore”.

Ampia maggioranza favorevole

La risoluzione è stata approvata con 560 voti a favore, 34 contrari e 16 astenuti, sancendo la presenza di una larga maggioranza pronta a riconoscere l’importanza del settore. Importanza che non è da intendere solo sotto il profilo economico, creatore di nuove professioni e di opportunitĂ  lavorative in generale, soprattutto per la fascia dei piĂą giovani, ma anche sotto il profilo culturale in quanto viene riconosciuto, tra gli altri, il livello artistico dei videogiochi, nonchĂ© la potenza di aggregazione e di confronto dei giovani cittadini europei nonchĂ© dello sviluppo delle soft skill che gli esports portano con sĂ©. Il voto è arrivato in Parlamento dopo che ad agosto la commissione europea Cult – Culture and Education aveva approvato all’unanimitĂ  un report sullo stato dell’arte del settore, spingendo così l’europarlamentare francese Laurence Farreng del gruppo Renew Europe a portare la risoluzione direttamente al Parlamento Europeo.

Un punto di partenza

L’obiettivo della risoluzione è di incentivare i Paesi membri a intraprendere strategie per sviluppare tale settore. Non si tratta però ancora di un mandato obbligatorio ma di un primo passo per inserire tale materia all’interno dei lavori parlamentari. I legislatori europei avranno infatti adesso il compito di decidere come implementare la risoluzione del Parlamento Europeo e quale strategia utilizzare per sviluppare il settore. Nonostante sia solo un punto di partenza e non di arrivo, rappresenta al tempo stesso un importante riconoscimento a livello internazionale dell’intera industria videoludica, esports inclusi. Anche finanziariamente: se fino a questo momento i finanziamenti erano limitati alle sole case di produzione nazionali di videogiochi, attraverso ad esempio i programmi Creative Europe e Horizon Europe, con i prossimi passi potranno essere aumentati i fondi e la platea di beneficiari, inclusi gli operatori del settore esports.

Non sono sport

La risoluzione ha però sancito una netta distinzione tra gli esports e gli sport tradizionali. Il motivo è semplice, si legge nella risoluzione: “I titoli esports sono detenuti da aziende private con diritti di proprietĂ  intellettuale”. Nepomuk Nothelfer, uno degli avvocati incaricato dall’Unione Europea di occuparsi del report sugli esports, ha spiegato a Esports Insider che il voto rappresenta comunque un grande passo avanti: “La risoluzione rappresenta un enorme riconoscimento del gaming e dell’esports”. La vera sfida, tuttavia, sarĂ  l’implementazione della stessa: “Credo che il vero lavoro inizi adesso” – ha spiegato ancora Nothelfer – “C’è voluto tanto tempo per arrivare alla risoluzione ma ora si è arrivati ad avere un piano ben preciso e si può lavorare partendo da questo. Ma nell’esports le cose sono molto complicate, penso che i prossimi passi richiederanno tanto tempo.”