Casemiro

Sport e videogiochi, ormai, viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda. Sono sempre di più, infatti, gli sportivi che decidono di investire nel mondo esports. Da David Beckham, che è riuscito ad intascare una somma spropositata per aver prestato il suo volto a Guild Esports, a Ben Simmons con i FaZe. Ad ottobre, invece, è toccato ad Henrique José Francisco Venancio Casimiro meglio conosciuto come Casemiro.

Proprio l’asso del Real Madrid negli ultimi mesi ha fatto il suo ingresso nel settore dei videogiochi competitivi con la Case Esports, organizzazione molto attiva soprattutto su Counter Strike:Global Offensive. La vera curiosità, però, è in una sua recente intervista rilasciata ai microfoni di Marca. “Quando gioco a Counter-Strike – le parole del centrocampista brasiliano – sono molto più agitato. Giocare al Bernabeu ti mette addosso una pressione minore. Sento molto di più la pressione quando le persone mi guardano giocare ai videogiochi piuttosto che a calcio”.

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E allora il “miedo escénico” (letteralmente paura del palco, ndr) che può colpire qualsiasi giocatore che si ritrova a calpestare il manto erboso del “Bernabéu”, su Casemiro non ha alcun effetto. Una dichiarazione sicuramente singolare, ma che nei fatti non si scontra con la realtà, viste le numerose coppe portate a casa con il Real Madrid tra cui anche quattro Champions League e un gol in finale contro la Juventus. “Le persone – ha proseguito Casemiro – sono più molto vicine sui videogiochi e quando sbagli, ti insultano”. L’ex Porto, dunque, ha più paura di un toxic player su CSGO piuttosto che di una giocata sbagliata con 80.000 persone allo stadio.

Sempre ai microfoni della rivista spagnola, intanto, Casemiro ha ammesso che c’è un aspetto che accomuna entrambe le sue passioni. Che si parli di calcio giocato o arene virtuali, odia perdere: “Sono uno di quelli che quando gioca, non ama perdere. Ho provato a giocare nelle vesti di striker o winger, ma con scarsi risultati. Conosco il mio ruolo di centrocampista, di dover aiutare i miei compagni. Lo sono nella vita vera, lo sono nei videogiochi”.