Nella richiesta di aprire una procedura di infrazione contro l’Agenzia dei monopoli per violazione di diritto europeo, inviata a Bruxelles da un gestore di apparecchi comma 7, è contenuta anche una proposta per rinnovare il settore dell’amusement, puntanto sugli esports.

L’industria dell’amusement, per chi non lo sapesse, è quella dei giochi di puro divertimento, senza vincite in denaro. Quella di flipper e biliardini, ma anche dei cabinati attorno ai quali si affollavano i ragazzi degli anni Ottanta del secolo scorso. Un settore che negli ultimi tempi è in grossa difficoltà, incapace di attrarre i ragazzi nelle sale giochi come una volta (quando pc, console e smartphone non esistevano) ma anche schiacciato da normative poco chiare che negli ultimi anni hanno impelagato i gestori rendendoli incapaci di rinnovare l’offerta e stare al passo coi tempi.

Il settore è regolamentato principalmente dal comma 7 dell’articolo 110 del Tupls, il Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, basato principalmente su un regio decreto del 1931 (il quale raccoglieva una serie di norme precedenti sulla pubblica sicurezza) adottato in seguito dalla Repubblica italiana e, con modifiche per adattarlo all’attualità, attualmente in vigore. Da qui l’etichetta semplificativa di “apparecchi comma 7”. Si tratta di un settore che, in Italia, conta circa un migliaio di sale gioco per famiglia, che danno lavoro a 5000 impiegati diretti e 50mila di indotto, locali che ospitavano (dati pre pandemia) una media di 10mila persone l’anno.

Di recente l’Adm, l’Agenzia delle dogane e dei monopoli, ha ripreso in mano la questione arrivando, dopo il silenzio assenso da parte della commissione europea, a presentare lo scorso 20 maggio il decreto definitivo sulle Regole tecniche per la produzione, l’importazione e la verifica degli apparecchi comma 7. Il decreto di Adm ha fatto emergere più di qualche perplessità tra gli operatori, e sia singoli che associazioni di categoria hanno promesso, nei 60 giorni che intercorrono tra la pubblicazione del decreto e l’entrata in vigore delle norme tecniche, che presenteranno ad Adm richieste e documenti articolati al fine di promuovere una modifica del decreto.

Uno di questi documenti è stato inviato la scorsa settimana e contiene una proposta che potrebbe portare novità anche al panorama esportivo nazionale. Uno dei gestori, infatti, ha preso carta e penna e ha scritto una lunga lettera Bruxelles chiedendo sia l’apertura di una procedura di infrazione contro Adm, ma inserendo numerose proposte per ridare ossigeno al settore, e una di queste, in particolare, tira in ballo gli esports.

Se arrivassero i giusti aiuti dalla politica (soprattutto a livello normativo, ma anche sotto forma di incentivi) il settore potrebbe puntare a una forma di entertainment più ampia, come avviene in altre nazioni europee ed extraeuropee, puntando su realtà virtuale, realtà aumentata ed esports, magari connettendo tra loro le sale giochi consentendo la realizzazione di sfide a distanza.

La proposta non è completamente innovativa, giusto dirlo. Anche lo scorso anno sul sito della Sapar, l’associazione italiana di gestori del gioco di Stato, si leggeva che “in Italia i crescenti investimenti e le numerose iniziative rappresentano un segnale incoraggiante circa la presa di coscienza, da parte degli operatori economici, dell’importanza strategica che il settore degli esports ricopre all’interno del nostro sistema economico. Alcune previsioni infatti delineano la possibilità che il mercato raggiunga un giro d’affari superiore ai 600 milioni nel 2022. Gli esports sono un nuovo formato di intrattenimento di grande successo. Un driver di crescita che veicola importanti opportunità in termini di investimento, grazie alla sua capacità di ibridare perfettamente le dinamiche competitive degli sport più tradizionali con i nuovi modelli di interazione e coinvolgimento delle masse.
Un’opportunità di rilancio per il settore dell’Amusement”.01

Per ora rimangono idee su carta, ma chissà, le potenzialità ci sono, e potrebbe essere questo, nel prossimo futuro, un modo per far crescere ulteriormente il settore esportivo italiano, offrendo nuove opportunità di socializzazione e competizione alle migliaia di appassionati che animano il settore e, nel contempo, risollevando le sorti di un’industria che necessita di un rilancio anche a livello di immagine.