Il punto sugli eSports nel gotha del Gaming europeo e mondiale. Luca Pagano, ceo e co-founder di Qlash, ha tenuto banco al suo tavolo della discussione generata dal convegno “Touch, Pause, Engage… With eSports Fans”, qualche giorno fa ad Ice Londra 2019. Tanti i business manager che si sono avvicinati alla realtà di Qlash in un settore alla vigilia della sua esplosione e che genera tantissime discussioni e scambi di informazioni. A parlare con Pagano c’erano Thomas Juroszek, fratello del ceo owner di Sts Marcin Deptuta ceo di Thunderpick, società che si occupa di betting sul mondo esports, Anthony Hurtado, ceo Bdje, Jason Atkins della Bionic Solution Research e tanti altri ancora.

CURIOSITA’ PER L’ESPORTS D’ITALIA – Una discussione innovativa “around the table” con Pagano che, alla fine, ha attratto il maggior pubblico di curiosi per il progetto Qlash e per capirci di più sugli eSports visto che gli altri speaker erano molto più concentrati sul betting, ad esempio, tema che ha toccato anche l’ex campione di poker, che ha offerto però un approccio decisamente più completo. Si parte dal mercato italiano. A che punto siamo nel nostro paese, gli ha chiesto la stampa italiana presente compresi Esportsmag.it e Gioconews.it che collaborava con Clarion Gaming per questo e altri panel di Ice Vox? “Il mercato italiano è indietro rispetto alle dinamiche europee ma l’awareness degli eSports è aumentata notevolmente. E’ una parola che va di moda nelle aziende – spiega Pagano – senti dire a tanti che si deve fare qualcosa con questi eSports. Per dare una dimensione posso dire che siamo un quarto del mercato spagnolo, ma al pari della Francia e molto più avanti dell’Inghilterra dove, paradossalmente, non c’è un grosso seguito e lo sviluppo fa fatica”.

IMPORTANTE CHE SE NE PARLI – A livello di comunicazione siamo allo stesso livello della fase del pre-boom del mercato del poker, tutti ne parlano e ne parlano anche male”. L’importante, in questa fase, è che se ne parli. Almeno è questo che deduciamo dall’analisi di Pagano. E qualcosa di importante si sta muovendo no? “Mediaset, Sky, aziende endemiche o no, la Lotto, le squadre come l’As Roma, la Sampdoria hanno già mosso passi importanti, mentre stanno ragionando su cosa fare anche Inter, Milan e Juventus. Quando una squadra che ha 40 milioni di follower e un seguito ancora più esteso al di fuori dei social e in altri canali capisce che inizieranno a parlarne davvero tutti. Ed è questa la chiave che contribuirà all’esplosione dell’industria. Un altro dato significativo è che il 40-45% dei fan entusiasti seguono anche il calcio tradizionale (non è detto che sappiano poi di preciso cosa sia il calcio) ma è sicuro che c’è un importante sovrapposizione tra questi due mondi”.

TARGET E SPONSOR – Come è strutturata l’industry degli eSports a livello di investimenti? “Il settore è davvero una figata ma, attenzione, può anche essere una gran brutta bestia.  Prima di mettere risorse negli eSports io consiglio a tutti di fare un’analisi dell’azienda, qual è il suo pubblico, quale il target. Solo poi si va a prendere il prodotto ideale. Il ragazzino che segue Clash Royale ha 12-16 anni e il target è molto diverso rispetto a giochi come Granturismo, un gioco di auto che, non a caso, è sponsorizzato da Mercedes. Nel calcio, ad esempio, si sta avvicinando la Lotto e altri top sponsor proprio in base ai fan di determinati titoli”.

TWITCH E YOUTUBE IDEALI PER I FOLLOWER – A livello di engagement come sta andando? “I giovani sono molto attivi, vogliono interagire e partecipano assai. Strumenti come Twitch, Youtube sono ideali e i gamer partecipano in modo attivo allo stream. Poi chi fa la trasmissione deve saperlo fare e non farla tanto per esserci. In generale crediamo che se seguo gli interessi dell’audience e dei follower allora vuol dire che sto facendo un buon servizio”.

QLASH: VERSO UN FORMAT TV – Ma quali saranno le novità più importanti che avete in cantiere come team? “Oltre ai vari players che sono arrivati con noi e alle varie sedi che stiamo aprendo in tutta Europa, sto lavorando sulla ‘Casa dei gamers’ – rivela Luca Pagano – un format che stiamo definendo con Mediaset e che potrebbe partire già tra qualche mese. Sto lavorando su un deal importante con un top club della Serie A di calcio che offrirà una grande opportunità al settore. Per fare un prodotto del genere e lavorare affinché sia di successo, è bene che sia di stampo nazional-popolare. L’idea è quella di vendere il sogno di trasformare in un pro importante di un club di Serie A, un membro della community. Rispetto al poker gli eSports sono molto più meritocratici e prima dei soldi arriva la gloria e il desiderio competitivo di essere il più forte di tutti. La ricchezza è una conseguenza. Ma il sogno di diventare un gamer professionista c’è eccome”.

DIPENDENZA? COLPA DELLE FAMIGLIE – I primi scricchiolii del settore si sentono, arrivano le prime critiche: “Rispetto al mondo del poker è tutta un’altra storia – spiega Luca Pagano – in generale qui non ci sono scheletri nell’armadio da nascondere. E’ un settore molto positivo. Sì, esiste il problema del gamer incollato al pc, al mobile, alla console. Io ho la mia teoria e, in questo caso, punto il dito più sulla famiglia che, se è sana, non dovrebbe riflettere sui figli problemi che i ragazzi poi non sanno gestire da soli. Se il ragazzo sta al cellulare o al pc per tante ore è perché vuole isolarsi a causa di altri motivi, il videogame magari il è il mezzo, ma il pretesto è un altro. Come molti si isolano su Whatsapp, su Facebook o su Instagram e non solo su Fifa, Clash e altri giochi. La dipendenza da mobile, di norma, è molto più profonda e legarla banalmente ai videogiochi o agli eSports non è ideale”. Parole sante.

ESPORTS E BETTING – E le scommesse? Vediamo che ci sono molti operatori ad Ice interessati, molte aziende che lavorano su piattaforme di betting e altri tool: “Le previsioni parlano di 1 miliardo e mezzo di betting a livello mondiale entro il 2019. In Italia siamo quasi a zero e forse è meglio così. In ogni caso chi si sta posizionando adesso raccoglierà i frutti quando esploderà il settore. Quando accadrà? Ci potrebbero volere 6 o 12 mesi ma al massimo entro due anni l’industry avrà il boom tanto atteso”, conclude Luca Pagano.