Massimiliano Mapelli, che ha collaborato con la Cremonese Esports nell’edizione attuale della eSerie A, affida a LinkedIn un amaro sfogo sulla grigia vicenda che ha visto il proplayer della squadra lombarda, Mattia “Flokox” Smania, essere escluso dalla competizione senza un’apparente giustificazione. 

“Mi sono scontrato contro una realtà dove, come nelle peggiori storie sportive, un pro-player DEVE giocare perché è quello che fa più audience, indipendentemente dai risultati ottenuti sul campo.” Così Massimiliano Mapelli, di 10 Esports Top Player, che ha collaborato con la Cremonese Esports nel corso dell’attuale edizione della eSerie A, spiega la sua amarezza in un post pubblicato su LinkedIn.

“Ho avuto il piacere di partecipare alla eSerieA Tim”, spiega Mapelli, “in rappresentanza della Us Cremonese. Un’esperienza formativa, sotto molti aspetti. Rovinata dall’esasperazione dell”apparire’ prima dell”essere’ “.

E continua parlando di “una realtà che considera gli esports come ruota di scorta dello sport, buoni solo per perpetuare un modello di business parassitario. Dove ragazzi di spesso neppure 20 anni vengono lasciati a macinare ore su ore di streaming, senza che alcuno si preoccupi di altro che non sia il numero di followers da aumentare. Non è questo il modello di esports che mi piace, non è questo il modello di esports che voglio coltivare”.

Il riferimento è alla vicenda che ha visto protagonista/vittima il pro player Mattia “Flokox” Smania, che dopo aver giocato la prima fase della eSerie A è stato sostituito nella fase “Play off” con una modalità, così pare, poco ortodossa. Pare, infatti, che Flokox non sia stato sostituito per i risultati ottenuti (la Cremonese Esports ha chiuso al penultimo posto la prima fase della competizione, e Flokox, su 10 partite giocane, ne ha vinte 3 e pareggiate 4), ma per altre ragioni.

Lo stesso Flokox, qualche giorno fa, in un post su Instagram, ha raccontato di “essere finito in una situazione in cui una società terza, indipendentemente dai miei risultati, avrebbe comunque fatto giocare il loro player, nonostante durante il percorso mi fosse stato ribadito più volte di essere il player principale della squadra, motivo per cui ho ricevuto minacce (di persona) prima dell’inizio dell’evento da famigliari del player. Sono assolutamente stomacato da questi episodi”

https://www.instagram.com/reel/CqNonByATYf/?igshid=YmMyMTA2M2Y%3D

Al feed si Flokox hanno risposto in molti, tra partecipanti e caster della eSerie A, compreso il suo team esports di appartenenza, Reply Totem. Ma dopo qualche giorno la vicenda pareva conclusa.

Sino al post di Mapelli, che continua: “Io voglio che gli esports abbiano una propria dignità, pari se non superiore a quella dello sport tradizionale. Non voglio che i pro-players si trovino a scimmiottare gli atteggiamenti di calciatori viziati e coccolati che poi, a fine carriera, vengono spesso buttati in un angolo”.

E chiude, Massimiliano Mapelli, augurandosi “un mondo esports competitivo, sì, ma sano e corretto. Senza prime donne isteriche, perché sono più brave di altri a muovere un fascio di bit su di un monitor. Senza burattinai che vorrebbero tirare i fili di una competizione solo per coccolare il proprio ego e farcire il proprio tornaconto. Ecco, se si ragionerà in questa maniera allora gli esports avranno una reale chance di crescere anche in Italia”.

Una vicenda strana, dunque, sulla quale sarebbe necessario far luce, dato che il giovane player ha parlato chiaramente di aver subito vere e proprie minacce. Una vicenda che non dovrebbe finire così, com’è stata affrontata sinora, nell’indifferenza generale, a parte qualche timido messaggio di supporto sui social, con buona pace della meritocrazia, della trasparenza, e della tutela dei giovani.