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Un evento eSports non è come una semplice partita di calcio. Partita, intervista post-partita, commenti. E’ un’esperienza lunga una giornata che si svolge tra buffet, palco, pubblico, store. Ecco come Esports Mag ha vissuto la giornata finale della Pro League di Rainbow Six.

Che tutto il mondo del gioco competitivo sia a Milano lo si capisce dalla sala stampa. Francesi, russi, coreani, inglesi. Un crogiolo di lingue si mescola tra pc, telecamere, piadine e caffè. Sì, perchè nell’organizzazione dell’evento Ubisoft non ha lesinato su cibo ed effetti speciali. Come le luci che accendono e spengono il palco, gli speaker che accendono (spesso) e spengono (molto meno) il pubblico, gli steward che accendono (poco) e spengono (spesso) i curiosi con telefonino che si mescolano a media e fotografi.

La prima semifinale dura più di due ore, il 7-0 dell’ultima mappa fa dimenticare il grande equilibrio delle due precedenti. I russi gongolano, la delusione nei volti australiani è evidente. C’è la pausa, si assaltano bar e store. I prodotti più richiesti sono la felpa limited edition di Fuze Them All (il progetto Octopus va a gonfie vele) e la t-shirt celebrativa dell’evento.

La seconda semifinale risveglia l’entusiasmo del pubblico, tutto per gli Evil Geniesus che lottano, sudano e vincono alla grande contro i Faze Clan. I decibel del pubblico meneghino sono tutti per loro, dopo la sconfitta dei Fnatic, beniamini dei tifosi del Palazzo del Ghiaccio. Foto, interviste e tutti al buffet. Ma velocemente perchè l’attenzione degli appassionati va sulla presentazione in grande stile della novità Ubisoft, “Operation Phantom Sight”. Poco prima dell’apoteosi del Giappone, che festeggia l’assegnazione della prossima edizione, in scena il 9 e 10 novembre in Asia. Show del rappresentante giapponese sul palco e musiche a riportare la giusta attenzione sulla finale. Manca poco ormai.

Ore 20,29 la corsa al titolo di campione del mondo di Rainbow Six è cominciata. Lo si comprende anche dalla frenesia della sala stampa, dai cori del pubblico che prima incitano uno dei beniamini, Danil “JoyStiCK” Gabov, maestro di kill degli Empire e poi partono a spronare gli Evil. Tre ore di kill che tengono incollati alle sedie i fans milanesi. Nessuno abbandona la sala e l’entusiasmo è ai livelli di finale di Champions per salutare l’impresa russa nella seconda mappa. Si chiama remuntada. Remuntada sportiva, davanti la consolle, ma che potrebbe essere il trampolino di lancio definitivo anche per gli eSports nel nostro Paese. I volti felici dei ragazzi del Palazzo del Ghiaccio lo testimoniano, dopo una giornata interminabile e indimenticabile.