Lockdown, cheaters e le Diamatti akimbo: uno sguardo agli ultimi 12 mesi di Call of Duty: Warzone

Call of Duty: Warzone ha cambiato per sempre il panorama di Call of Duty. Quello che una volta era un franchising definito da titoli annuali distinti è ora un ecosistema fluido composto da più esperienze interconnesse, tutte ancorate attorno a un unico battle royale gratuito per tutti e in continua evoluzione. Solo un anno fa, tutto questo era impensabile per Call of Duty. Uno spin-off free-to-play della popolare serie di sparatutto in prima persona avrebbe avuto sicuramente senso per i dispositivi mobile (in effetti, Call of Duty: Mobile rimane un enorme successo), ma l’idea di Activision di abbattere il paywall al suo più grande franchise nello spazio dei AAA? Sembrava follia.

Call of Duty aveva già provato a cavalcare l’onda della della mania da battle royale con la modalità Blackout in Black Ops 4 nel lontano 2018. Non è stato un grande successo e tutti si chiedevano che cosa lo sparatutto avrebbe potuto portare a un genere già così sovraffollato? Ma soprattutto, con titoli come Fortnite e PUBG come diavolo si aspettava Activision che i giocatori aggiungessero un altro battle royale alla loro libreria dopo una lunga giornata in ufficio? Quando Warzone è stato lanciato il 10 marzo 2020 però, il mondo era fermo da due settimane e i lockdown hanno lanciato il titolo nella stratosfera del gaming.

Warzone è unico nel suo essere un battle royale perché offre grandi spazi e piccoli dettagli con una qualità mai vista nel genere. Nonostante si svolga su una mappa gigante disseminata di edifici completamente navigabili, lo sparatutto online di Infinity Ward offre pochi compromessi al gunplay finemente accordato che ci aspettiamo da Call of Duty, soprattutto sul comparto grafico.

Non si può sottovalutare l’importanza di questo fattore per il successo di Warzone. Mentre le sue idee uniche come il Gulag, la Buy Station e i Loadout Drop danno fascino al gioco, nessuna di queste cose manterrebbe il suo appeal se Warzone non si giocasse così dannatamente bene. La manifestazione più evidente di questo aspetto si vede quando Call of Duty: Warzone non funziona ai livelli che la comunità si aspetta facendo reagire in massa i fan. Gli ultimi dodici mesi di costante supporto non sono stati privi di errori ma Activision, Infinity Ward e Raven Software hanno lavorato sodo per reprimere l’afflusso di cheater di Warzone, riequilibrando attentamente il meta ogni volta che una nuova arma minacciava di annullarlo e offrendo soluzioni rapide per bug ricorrenti che rompono il gioco.

In un gioco coeso e competitivo come Warzone, questi sono i problemi che hanno davvero avuto importanza per i suoi giocatori, che possono guardare più facilmente oltre il fatto che finora abbiamo avuto solo una mappa principale (ignorando la più piccola, ma certamente popolare Rebirth Island). Finché il gioco continua a funzionare con la precisione ben oliata di un orologio svizzero il futuro è sempre più roseo. Con Raven Software ora al timone del supporto del servizio live e il recente arrivo degli Zombie a Verdansk, sembra che il battle royale si stia finalmente preparando per la revisione completa della mappa di cui si vocifera a lungo.

Questo aggiornamento porterà il gioco più in linea con l’ambientazione e la storia di Call of Duty: Black Ops Cold War, ma come farà a farlo senza perdere alcuni degli aspetti più attraenti dell’identità di Warzone? Detto questo, una nuova mappa potrebbe essere una sana opportunità per Raven di livellare il campo di gioco di Warzone, dando ai nuovi giocatori una possibilità contro coloro che conoscono ogni angolo di Verdansk e spesso usano questa conoscenza a proprio vantaggio.

Allo stesso modo, Black Ops Cold War ha introdotto le barche e la guerra acquatica nelle schermaglie multiplayer di Call of Duty, e il loro arrivo in Warzone ravviverà sicuramente il meta, a condizione che possano essere implementati senza i disastri degli elicotteri d’attacco MIA della scorsa stagione. Verdansk è una mappa dal design eccezionale e molto amata, e saremmo tristi nel vederla andare via. Ma il cambiamento è vitale affinché qualsiasi live game possa prosperare, ed è giunto il momento per Warzone di scoprire la sua identità oltre i confini di questo piccolo angolo di Kastovia.