Alla soglia dei 30 anni dalla creazione il gioco di carte collezionabili Magic: The Gathering non potrebbe essere più in salute, ma il suo futuro digitale ha tutto da dimostrare.

Nel 1994 il videogioco Quake, primo vagito degli esport, non era ancora nelle menti di Carmack e Romero di iD Software che l’avrebbero pubblicato nel 1996 mentre Starcraft, vero padre del movimento, era ancora più lontano essendo datato 1998. Quell’anno però si tenne a Barcellona il primo World Championship di Magic The: Gathering. Il vincitore, Zak Dolan, si portò a casa un bel trofeo e tantissimi pacchetti di carte dell’espansione Arabian Night, di certo nulla di paragonabile ai premi che il successivo Pro Tour del 1996 elargì ai vincitori, cioè 30000$, distribuiti attraverso le finali di Seattle a cui presero parte quasi 300 giocatori.

YouTube player

Prima ancora della nascita di qualsivoglia competizione online relativa ai videogiochi, il circuito di MTG era già attivissimo nel creare nuove storie di “sport”. Storie di vittorie, sconfitte, abnegazione e studio; storie umane d’esempio per le generazioni di giocatori future ma soprattutto traino per la creazione di nuovi appassionati ispirati dal diventare un progamer, un professinista.

Flash forward al 2021, dopo quasi trent’anni di storia Magic: The Gathering ha attraversato ogni metamorfosi del mondo con la sfrontatezza di chi crede di poter superare ogni ostacolo. Oggi come oggi il set di carte più venduto della storia del gioco creato da Wizards of The Coast è stato pubblicato a maggio e il numero di giocatori non è mai stato così alto. Molti di loro oggi guardano i palazzetti pieni di pubblico pronto ad assistere ad una partita di CSGO o League of Legends chiedendosi quando e se toccherà a loro giocare davanti a migliaia di persone. La domanda a cui questo articolo vuole cercare di rispondere è infatti proprio questa: Magic è un esport?

Esattamente come gli scacchi Magic è prima un gioco fisico e solo successivamente è diventato un videogioco, cartaceo per l’esattezza o “tabletop” come si direbbe in inglese. La versione di pixel è relativamente recente: Magic Arena ha infatti debuttato nel 2018 anche se esiste una versione digitale, un simulatore di Magic se così possiamo definirlo, chiamato MTGO, Magic Online, pubblicato nel 2002.

Sempre facendo un paragone con le 64 caselle bianche e nere, anche tra Regine e Alfieri ci sono state sfide digitali in diverse piattaforme così come sono stati creati “videogiochi” ispirati alla disciplina sportiva riportata in auge da Netflix con La Regina degli Scacchi. Impossibile ad esempio non citare Battle Chess? Videogioco pubblicato la prima volta nel 1988 da Interplay che aggiungeva cruente (e lentissime) animazioni ad una partita a scacchi.

Questa distinzione è cruciale per rispondere alla domanda di cui sopra: si parla solamente oggi, dopo la pandemia di covid-19, di scacchi come esport eppure la digitalizzazione del gioco esiste praticamente da quando esistono i videogiochi, ben prima dell’avvento di esport. Perché è successo questo? Banalmente perché con l’impossibilità di svolgere i tornei dal vivo, gli scacchi sono sopravvissuti grazie all’online ed hanno radunato migliaia di spettatori su Twitch grazie agli streaming delle competizioni.

Magic: The Gathering ha avuto lo stesso identico destino? Non proprio. I piani di Wizards of The Coast prevedevano che alcune competizioni si spostassero direttamente su Magic Arena ben prima dell’arrivo della pandemia e infatti il primo Mythic Invitational, vinto dal nostrano Andrea Mengucci, è andato in scena nell’aprile del 2019 ed è stato disputato esclusivamente tramite computer. Dal 2020 in poi invece, purtroppo, tutte le competizioni compresi i famosi “Championship” (prima denominati Pro Tour) hanno dovuto per forza trasferirsi sul digitale nonostante inizialmente la sfida fosse prevista tra mazzi di carte reali.

Questa piccola distinzione rende perfettamente l’idea dell’uso improprio della domanda, probabilmente causato dall’ubiquità del termine esport. Sia gli scacchi che Magic: The Gathering sono “esport di Schrödinger”, cioè sono e non sono esport contemporaneamente, a seconda di come si guarda la celeberrima “scatola” dentro la quale si trovano. Se un torneo si svolge con una delle piattaforme online non si può di certo negare che entrambi i giochi appartengano a questa categoria ma se invece si gioca dal vivo, nessuno si sognerebbe se non per motivi pubblicitari (es. un torneo che abbia come sponsor una marca di monitor o processori) di organizzare le competizioni su PC.

Andando più in profondità, anzi, Magic: The Gathering come scritto in apertura è un capostipite importantissimo del movimento esport senza neanche saperlo. Moltissimi publisher hanno infatti integrato le numerose intuizioni in atto dal 1996, data del primo torneo professionistico di Magic, nelle loro piattaforme. Wizards of The Coast infatti è stato il primo publisher a stipendiare direttamente i giocatori tramite il cosiddetto programma Platinum o la più recente MPL (Magic Pro League). Non solo: la fitta rete di competizioni “from zero to hero” che può portare un giocatore di Magic dal negozio sotto casa al pro tour ha fatto scuola per CSGO o Dota2, grazie ad un sistema di ranking globale chiamato “DCI” ed esistito per circa 25 anni ed ora diventato obsoleto.

La storia delle competizioni supportate da Wizards of The Coast è addirittura emblematica: dopo aver insegnato a mezzo mondo come si costruisce un circuito competitivo e un ecosistema sano per tutti gli attori, ha dovuto trasformarsi per provare ad imparare dagli esport una volta che la sfida si è spostata sul numero degli spettatori su Twitch. Questo è l’unico campo in cui Magic: The Gathering ha davvero ancora tutto da dimostrare e ci porta all’ultima riflessione sugli esport: diventano solamente tali quando qualcuno si appassiona tanto da utilizzare il proprio tempo per vedere delle competizioni in diretta?
Esistono centinaia di videogiochi multiplayer, decine di questi hanno tornei in cui si vince del denaro ma solamente alcuni riescono a sfondare su Twitch come spettacoli. Tutti sono esport finché si compete in maniera organizzata, solamente pochissimi diventano però “di successo”. Il pubblico e i media, però, tendono a riconoscere solamente questi ultimi come legittimi declinando a proprio piacimento un termine con un preciso significato, cioè competizione tramite una piattaforma videoludica dove sono impegnati professionisti o semi-professionisti.

Concludendo Magic: The Gathering non ha nulla da invidiare agli esports, siano essi di successo o meno. Negli anni Wizards of The Coast ha distribuito premi per milioni di dollari ed ha avuto numerosi giocatori professionisti stipendiati e centinaia che si sono mantenuti grazie ai premi dei tornei. Attualmente, soprattutto in Italia, esistono più “professionisti” di Magic: The Gathering che di tutti gli altri esport messi insieme. La mancanza di awareness, content creator e visualizzazioni su Youtube e Twitch è il motivo forse più tangibile del poco “rumore” nella community. Ma anche questa situazione, sebbene lentamente, sembra stia cambiando in meglio.