ALGS: “come uno sport ma più intimo” – l’intervista

I mondiali di Apex Legends sono appena entrati nelle loro fasi finali: ne abbiamo approfittato per intervistare due dei loro organizzatori.

Siamo a Birmingham alle ALGS, i mondiali di Apex Legends, per il ritorno dal vivo di una delle competizioni esportive a base di battle royale più importanti al mondo. Il videogioco di Respawn Entertainment, infatti, sta per incoronare il team campione mondiale a cui andrà la parte del leone del montepremi da due milioni di dollari. Quaranta team da tutto il mondo con nomi del calibro di TSM, Fnatic, Sentinels, 100 Thieves, FaZe, Complexity e BLVKHVND si sono sfidati nel gigantesco palco a due piani in cui 20 team potevano sfidarsi contemporaneamente. Con le gatling di Rampart e i muri di Catalyst lanciati all’ultimo secondo in sottofondo abbiamo intervistato John Nelson, Commissioner delle ALGS e Monica Dinsmore, Esports Brand e Marketing Senior Director. Con loro abbiamo discusso della nascita di questa competizione che ha richiamato fan da tutto il mondo per vederla da vivo, del suo modello di sostenibilità con le squadre e del futuro di forte espansione che i suoi organizzatori immaginano. Domani Parleremo con gli sviluppatori di Respawn Entertainment per capire come Apex Legends è cambiato e sta cambiando a livello globale.

Le competizioni esportive dei Battle Royale sono notoriamente difficili da organizzare dal vivo: accompagnateci nel viaggio che vi ha portato alla creazione delle ALGS di quest’anno

Nelson: “La mia squadra stava lavorando con Respown da un anno prima del lancio del gioco. Sapevamo ifn da subito che il gioco sarebbe stato speciale, avevamo dei piani per l’esport e li abbiamo potenziati di brutto. Allora le persone si chiedevano se fosse possibile trasformare un battle royale in un esport di successo e abbiamo deciso di investirci tanto da subito. Nel 2020 abbiamo creato le ALGS, nel 2021, la Pro League e da maggio siamo tornati dal vivo. Riavere i fan qui è magico e danno un’energia molto speciale agli eventi che organizziamo. I Battle royale sono degli esport che ti mettono alla prova: avevamo competizioni che inizialmente erano solo composte da una serie di match con ciascun piazzamento che dava un set di punti. Vinceva chi ne aveva di più ma questo portava a finali monti anticlimatci in cui i caster dicevano “i manager sono nel retro a contare i punti, vi faremo sapere a breve chi ha vinto!”. Per questo abbiamo creato il formato matchpoint format: ora i team competono prima in gironi, poi in round a eliminazione diretta e infine domenica, dopo aver raggiunto 50 punti nella serie di partite con i team finali, chi vince la partita vince il mondiale”.

Qual è la relazione tra il gioco e la sua scena eSportiva? Perché secondo te così tante persone si sintonizzano per guardare i migliori giocare?

Dinsmore: “Fin dai primi momenti abbiamo cotruito questa scena esportiva insieme alla community. Abbiamo incoraggiato l’interazione tra fan e giocatori perché volevamo celebrare questo universo e chi ci sta giocando, professionista o meno. Crediamo che il gioco sia pensato per connettere le persone tra di loro, quindi, visto che tutti possono giocarci, come in ogni altro sport, vuoi vedere i migliori, vuoi fare di meglio e con Apex Legends siamo riusciti a creare un ambiente digitale con questo scopo preciso. È come un o sport ma più intimo perché la community interagisce con i suoi molti lati in tantissimi punti diversi: le squadre, i coach, i giocatori, i commentatori, i caster e gli analisti, tutti non vedono l’ora di parlare di Apex con i fan”.

L’ALGS è l’obiettivo ultimo del giocare ad Apex Legends?

Nelson: “Dipende da chi sei, per I giocatori su quel palco assolutamente si, giocano per vincere. Sono i migliori e non competono solo per i 2 milioni di monteprmi ma per entrare nella storia dei videogiochi. Se sei uno come me (o me) giocare ad Apex è un grande hobby e il modo in cui ti unisci ai suoi amici e ai tuoi cari. Molti giocano per competere, a tutti i livelli, molti altri giocano per distrarsi e altri ancora per trovare la loro strada. Essere qui, in questo ambiente, ti fa sentire in un festival, anche se giochi in modo super casual puoi venire qui e divertirti insieme ad altri amanti del gioco”.

Qual è la vostra ricetta per rendere questa competizione sostenibile per le squadre?

Dinsmore: “Lavorare con I team è una missione continua. Gli esport stanno cambiando radicalmente e trovare partner che traggano benefici insieme a noi è fondamentale. Qui abbiamo i “team booth” dove vendono merch fanno meet and greet e portano i loro media. Cerchiamo sempre di creare e potenziare i nostri partner perché investiamo insieme far crescere il gioco insieme. Siamo sempre alla ricerca di opportunità per far crescere le ALGS e abbiamo avuto molto successo con un sistema ibrido: League professionale con team partner in parallelo a una competizione aperta, la Challenger League, che va davanti da due anni ora. Questo sistema ha fatto crescere fan e viewership”.

Avete dei piani per espandere le competizioni grassroots di Apex? Che ne pensate di un torneo universitario come il Campus Clutch?

Nelson: “Per quanto riguarda le grassroots abbiamo un robusto programma di licenze per organizzazioni come college e università: loro possono organizzare eventi e fare tornei ma non abbiamo in programma un’organizzazione diretta, non ancora. Attualmente ci sono migliaia di tornei amatoriali di Apex Legends in tutto il mondo con un milione di dollari totale di montepremi: questo dimostra la passione della community nell’organizzarsi e crescere. Secondo noi queste sono le fondamenta essenziali di un ecosistema sano. Lo studio di sviluppo, poi, ha creato e rilasciato tutti gli strumenti di backend con cui la community può organizzarsi e gestire autonomamente i tornei”.

Il numero di spettatori delle competizioni è un fattore quando misurate la salute del gioco?

Dinsmore: “L’ultimo split abbiamo avuto 10 milioni di ore guardate: per noi è un ottimo indicatore che il gioco sta bene, che le persone vogliono migliorare e che  continueranno a giocare. Se le persone interagiscono con la competizione vuol dire che amano il gioco e continueranno a farlo”.

Qual è la strategia a lungo termine per gli eSport Apex Legends? Siete soddisfatti di come sta andando o ci sono alcune grandi cose che vi piacerebbe introdurre?

Dinsmore: “Quello che ci renderebbe più felici in assoluto sarebbe crescere il nostro fandom a livello globale. Amiamo il fatto che qui ci siano persone da tutto il mondo. Si parlano 40 lingue e un tizio ha guidato per 21 giorni dalla Cina per venire a vederci. Vorremmo poter avere show come questi a tutti gli angoli del mondo: vogliamo portare questo evento davanti ai fan”.

Nelson: “Abbiamo costruito un vero e proprio sport con le ALGS: non siamo soddisfatti di dove siamo ma siamo orgogliosi e vogliamo continuare a far crescere questo evento per trasformarlo nel più grande festival al mondo. Il nostro gioco è fantastico e in tutto il mondo abbiamo un pubblico abbastanza ampio per continuare a crescere”.