Prince of Persia: The Lost Crown - la recensione

Prince of Persia si fa metroidvania e riesce a divertire, forse serviva un po’ più di coraggio.

Ubisoft ha deciso di rischiare riportando sul mercato la saga di Prince of Persia, per giunta con un formato a cui i fan della serie non sono abituati: quello dei metroidvania. The Lost Crown ha dalla sua una storia avvincente, delle ambientazioni curate, un combattimento ben sviluppato e dei poteri originali, tutto questo, però, se avete giocato e amato Hollow Knight, potrebbe risultarvi piuttosto familiare.

Prince of Persia: The Lost Crown - la recensione

Laika: Aged Through Blood è la dimostrazione che c’è sempre la possibilità di innovare nei metroidvania. Quella di tenere l’impostazione familiare sia in termini di combattimento sia in termini di abilità per l’esplorazione (con alcune notevoli eccezioni) è stata una scelta che capiamo vista l’importanza del franchise, ma che non possiamo giustificare al 100% visto il rinascimento che questo genere sta avendo.

The Lost Crow offre 12 ore di solidissimo intrattenimento (anche 20 se volete completare tutte le secondarie e raccogliere i collezionabili) con boss che sono una vera sfida e sezioni di platforming che metteranno alla prova i vostri riflessi. Se non avete mai giocato a un metroidvania avrete tra le mani un’esperienza che vi terrà incollati alla console, se siete affezionati al genere, vi divertirete ma potrebbe restarvi un po’ di amaro in bocca.

Prince of Persia: The Lost Crown - la recensione

Sargon è uno degli Immortali, i guerrieri più potenti della Persia e viene chiamato insieme ai suoi compagni a respingere un’invasione proveniente dall’est. Dopo aver sbaragliato il generale delle forze nemiche l’eroe viene richiamato a palazzo dove, poco dopo la cerimonia di congratulazioni, il principe ereditario viene rapito dalla mentore e allenatrice di Sargon, Anahita. Seguendo le sue tracce gli eroi arrivano sul Mont Qaf, una montagna leggendaria dove aveva sede il palazzo di Dario prima che un grande cataclisma la colpisse.

Diventa subito evidente che in questo luogo le leggi dello spazio e del tempo possono essere piegate e andando alla ricerca del principe ereditario, Sargon dovrà affrontare gli scenari più assurdi, i nemici più improbabili (tra cui dei bibliotecari molto poco cortesi) e affrontare antiche divinità per poi strappargli un accordo. Durante il vostro viaggio incontrerete nuovi personaggi, conoscerete meglio gli altri immortali (che vi lasceranno sempre e comunque da solo) ed esplorerete tutti i biomi del monte Qaf alla ricerca di indizi.

La progressione è quella tipica di un metroidvania per cui sbloccherete nuove aree man mano che acquisirete nuovi strumenti di movimento come il doppio salto o lo scatto. Ci sono un altro paio di abilità innovative per il genere che non vogliamo spoilerarvi così, anche se avete macinato parecchi titoli di questo tipo, avrete la certezza che in questo gioco c’è qualcosa che vi sorprenderà. L’esplorazione va avanti alla ceca con la possibilità di acquistare la mappa di ogni area se troverete l’NPC dedicato che, di solito, si nasconde in anfratti improbabili, proprio come Cornifer in Hollow Knight.

Il combattimento è decisamente intuitivo con le vostre doppie spade, l’arco e le frecce. C’è un fabbro dove potenziare le armi e un negozio dove acquistare migliorie per le pozioni che ricaricano la vita, e nuovi talismani, dei potenziamenti passivi in gradi di alterare anche drasticamente il gameplay. Sparsi per la mappa troverete gli alberi di Wakwak, i checkpoint dove ricomparirete quando morirete, e gli altari per il viaggio rapido, uno o due per bioma. Dopo le prime quattro o cinque ore, poi, la missione principale avrà non una ma ben due sezioni non lineari che vi incoraggeranno a esplorare per raccogliere i potenziamenti necessari a proseguire. Qui potrete scegliere se lasciarvi trasportare dal mondo di gioco o se attivare la modalità “guidata” che evidenzia sempre la posizione del prossimo obiettivo.

Più giocate più diventerete forti più i nemici si faranno aggressivi, e i grandi boss di fine capitolo letali. Ce n’è una buona varietà e soprattutto le combinazioni e le finestre di opportunità di uno non possono essere mai riutilizzate con un altro. Questo perché ciascuno di loro tiene conto delle nuove abilità di movimento che avete ricevuto e che dovrete imparare a sfruttare per evitare i loro colpi e riuscire ad andare a segno con i vostri.

Le opzioni per personalizzare il proprio stile di gioco non mancano così come i nemici su cui sperimentarlo. Prince of Persia: The Lost Crown è un gioco che non solo vi farà divertire ma ha anche quella giusta quantità di nostalgia, in alcune meccaniche e in alcune interazioni, che vi farà tornare alla memoria i bei vecchi tempi delle Sabbie del Tempo, anche se il formato del gioco è completamente diverso. Noi, infine, lo abbiamo provato sulla Switch dove questo gioco è particolarmente a suo agio, soprattutto in mobilità; attenzione ai salvataggi però, non sono così frequenti come ci aspettavamo.

Prince of Persia: The Lost Crown - la recensione

Se la familiarità di alcuni nemici, di qualche ambientazione e del sistema di progressione e potenziamento non vi dà fastidio, vi divertirete non poco in compagnia di Sargon e degli Immortali, se invece credete che questo aspetto possa scoraggiarvi abbiamo la soluzione per voi: alzate la difficoltà di un livello (ce ne sono cinque disponibili) e vedrete che dovrete sudare talmente tanto che smetterete di notarlo.