Skull and Bones recensione: evitare il naufragio

Skull and Bones ha tutte le fondamenta necessarie a essere un buon MMO, ora tocca a Ubisoft supportarlo come si deve.

Dopo una settimana insieme a Skull and Bones, il nuovo MMO piratesco targato Ubisoft, possiamo dire con certezza che le fondamenta per un buon gioco multiplayer online di massa ci sono e che tutte le critiche mosse nelle ultime settimane al gioco sono davvero esagerate. Il titolo non è perfetto, lungi da noi, ha diverse mancanze anche gravi e zoppica su alcuni punti chiave ma quelle costruite da Ubisoft Singapore in più di 10 anni di sviluppo tra reboot, rilavorazioni e paralisi, sono fondamenta solide su cui Ubisoft deve avere il coraggio di costruire.

Skull and Bones recensione: evitare il naufragio

Partiamo da quello che più ci ha fatto storcere il naso: la storia. Avendo a disposizione un panorama narrativo ricco come quello della seconda età dell’oro della pirateria nell’Oceano Indiano, ci aspettavamo qualcosa di più dal comparto narrativo che resta sempre e comunque in superficie e non esplora mai in profondità le radici storiche delle rivalità di sangue presenti su quei mari, lo sfruttamento delle grandi compagnie mercantili del XVII secolo e il fascino innegabile della pirateria. Anche restando puramente nel mondo della fiction, non è Assassin’s Creed dopotutto, ci è dispiaciuto vedere comprimari piatti e un protagonista senza nome e senza voce che non fa altro che ripetere frasi fatte nelle opzioni di dialogo.

Ai momenti morti narrativi, poi, si aggiungono quelli delle lunghe traversate in mare. Commenteremo poi la bellezza del mare, delle navi e della fisica dell’acqua messe in piedi da Ubisoft ma quando si tratta di lunghe traversate, la noia arriva in un lampo. I paesaggi sono belli e i canti da marinai e da pirati sono fatti bene (erano uno degli elementi migliori di Black Flag dopotutto) ma quando c’è da navigare per più di 2000 metri c’è il rischio di restare in mare aperto anche per 5 minuti consecutivi senza vedere alcunché e, a volte, senza sentire nemmeno una canzone. In questi casi ci stava per passare la voglia di giocare non fosse per l’azzeccatissimo sistema di combattimento navale.

Skull and Bones recensione: evitare il naufragio

Il modo di gestione del combattimento tra navi era una bomba in Black Flag e resta una bomba in Skull and Bones perché vi farà sentire dei veri pirati. La ricarica è furiosamente lenta, come deve essere, i cannoni maledettamente imprecisi, come è giusto che sia soprattutto all’inizio, e affiancare una nave per abbordarla richiede pazienza e precisione e spesso non ricompensa nemmeno con un miglior bottino. Alzare troppo la cresta nelle acque fuori dalle basi (dove si è immuni) è garanzia di affondamento e il gioco offre persino due opzioni come meccaniche di ritorno: una per rigenerare nave e ciurma più vicino al luogo del naufragio per recuperare il proprio carico (che può essere rubato da altri pirati) al costo di un po’ di moneta di gioco, e una più lontana ma gratuita.

Combattere gestendo i momenti di ricarica delle armi, quelli di protezione dell’equipaggio, il saccheggio dei bottini trovati in mare e le bordate in arrivo anche da più vascelli è un’esperienza frenetica che non annoia, soprattutto visto il sistema di progressione davvero ricco. Ci sono nuovi armamenti da sbloccare, nuove protezioni per la nave, nuovi vascelli, nuovi arredi, nuovi animali domestici con cui decorare il vostro ponte e tante personalizzazioni estetiche sia per il vostro personaggio sia per il vascello. Il senso di progressione, poi, c’è davvero: installare un nuovo tipo di cannoni vi farà sentire più potenti in mare, una nuova corazza vi renderà visibilmente più resistenti e del nuovo mobilio per la nave avrà un effetto concreto sul gameplay.

Skull and Bones recensione: evitare il naufragio

C’è un sistema leggermente macchinoso fatto di progetti da dover acquisire prima di poter realizzare l’oggetto desiderato ma una volta compreso il flusso di gioco non dà più fastidio. Quello di cui Skull and Bones ha ora bisogno è di un piano da parte di Ubisoft che, tra un mesetto deve venirsene fuori con l’annuncio di una bella espansione, magari gratuita, in arrivo tra un annetto, con una storia intrigante e un endgame serio per incoraggiare i fan, nel tempo tra ora e quando arriverà, a potenziare il proprio vascello come si deve. Le voci che avete sentito online sono vere, non si può nuotare, non si può camminare sul ponte della propria nave e l’assalto alle navi avversarie è una cutscene così come l’approdo e la partenza dai porti predeterminati perché non c’è movimento libero al di fuori delle aree prestabilite.

Tutti questi, però, non sono veri e propri difetti secondo noi. Skull and Bones è un MMO navale che vuole farvi passare il tempo navigando, combattendo e migliorando il vostro vascello. Quelle appena discusse sarebbero funzioni apprezzabili ma che, con il passare delle ore nessuno userebbe più perché, all’interno del flusso di gioco, non apporterebbero nessun beneficio o accelerata al progresso. Tutto si concentra sulla nave e a noi piace così, ora tocca a Ubisoft non cedere e capitalizzare su questi 10 anni di sviluppo che ha richiesto questo gioco di cui, tuttavia, vi consigliamo di aspettare il calo del prezzo se siete curiosi.