Il Washington Post porta alla luce del sole tutti i comportamenti sopra le righe del Ceo dei Tsm.

Un nuovo scandalo ha colpito la scena esports. Questa volta nell’occhio del ciclone ci finiscono i Team Solo Mid, conosciuti comunemente come Tsm. La figura di Andy “Reginald” Dinh (Ceo dei Tsm, ndr), però, è stata sempre un po’ controversa. Il Washington Post, che in queste ore ha raccolto una serie di testimonianze dirette, parla espressamente di “Culture of Fear”. In soldoni, quel concetto che vede la paura ed il terrore come priorità per raggiungere gli obiettivi aziendali.

Tsm, un ambiente estremo

Non proprio un ambiente tranquillo dove lavorare. Nel mirino di Dinh ci finiscono tutti, indistintamente. Non solo giocatori, dunque, perché spesso le vittime di abusi sul posto di lavoro erano proprio i dipendenti. Da chi gestisce il comparto vendite ai professionisti della comunicazione, passando per qualsiasi ramo dell’azienda. Secondo il Washington Post, molti membri dell’organizzazione hanno subito la furia dell’imprenditore. “Nessuno – ha ammesso Anthony Barnes, ex program manager – vorrebbe finire in un confronto uno contro uno con Dinh. In base al momento, può avere parole al miele o insultarti. Non sai mai cosa aspettarti da lui, ma c’è una certezza: più persone partecipano alla chiamata o all’incontro e più è probabile che Andy mantenga un atteggiamento soft”.

La situazione contrattuale dei dipendenti

Diversi professionisti all’interno di Tsm o Blitz (società co-fondata da Dinh che ha sviluppato un’applicazione di coaching e monitoraggio delle statistiche per i giocatori, ndr), inoltre, credono di essere stati erroneamente classificati come appaltatori piuttosto che dipendenti. La distinzione tra dipendenti e appaltatori definisce come un lavoratore viene pagato e i suoi benefici, oltre a quali tasse sono dovute dal datore di lavoro. Classificare i dipendenti come appaltatori andrebbe in contrasto con le leggi sull’occupazione della California, che sono alcune delle più severe degli Stati Uniti.

Indagini intrecciate tra Riot e Tsm

Alla fine dello scorso anno, intanto, sia la sezione esports di Riot che i Tsm hanno iniziato indagini separate sulle accuse di bullismo e abusi verbali fatte da Dinh. Le indagini sono iniziate poco dopo che Yiliang “Doublelift” Peng, un ex giocatore di punta dell’organizzazione, ha descritto Dinh come un bullo che riesce ad aver uno status intoccabile solo per la sua potenza. La maggior parte dei dipendenti ha chiesto espressamente al giornalista del Post, Mikhail Klimentov, di mantenere l’anonimato per evitare ritorsioni. I Tsm hanno fatto sapere di aver assunto un investigatore privato per un’approfondita indagine interna.