La piattaforma eSport Stakester ha dimostrato, grazie a un accurato studio, che i vantaggi del gioco non si limitano alle miglioramento delle capacità visuo-spaziali e del problem solving: essere un giocatore può aiutare a bruciare anche i grassi.

Due ore di gioco per 420 calorie. Sembra clamoroso ma lo studio condotto da Stakester, piattaforma eSport che consente di vincere premi e denaro giocando ai videogiochi, dimostra che un’intensa sessione di gioco può equivalere a uno sforzo fisico importante, come gli addominali.

Prima di giungere a queste conclusioni, ovviamente, lo studio è stato attento e accurato: i ricercatori hanno controllato frequenza cardiaca e consumo di calorie di un campione di 50 gamers durante sessioni di gioco da due ore. I giochi scelti per questa analisi? I diffusissimi FIFA e Warzone.
L’osservazione ha condotto ai risultati proposti: i giocatori di sesso maschile hanno bruciato 420 calorie in questa sessione di gioco; 420 calorie equivalgono a circa 1000 addominali.

Tom Fairey, CEO e fondatore della piattaforma eSportiva, ha commentato così: “Sappiamo tutti che la competizione aumenta la nostra frequenza cardiaca e la maggior parte di noi ha sperimentato il sudore di gioco, che si presenta quando si cerca un gol dell’ultimo minuto in FIFA o si affronta un punto stretto in Warzone. Non è una sorpresa che questo bruci calorie, ma siamo sorpresi di vedere quante ne vengono bruciate durante una sessione di due ore.”
Se confermato, lo studio condotto da Stakester permetterebbe di non considerare il gioco nemico dello stile di vita sano, una delle critiche spesso mosse al sistema.

A tal proposito già si era espressa la Queensland University of Technology (QUT) che, avendo condotto uno studio simile su 1400 giocatori di 65 diversi Paesi, aveva rivelato come i giocatori avessero il 21% di possibilità in più rispetto ai non-giocatori di avere un peso corporeo più sano rispetto alla popolazione media. Tale sondaggio aveva svelato anche i gamers fumano e bevono meno del pubblico in generale e sono significativamente più attivi. Michael Trotter, ricercatore eSport della QUT si é così espresso: “I risultati sfidano lo stereotipo del giocatore patologicamente obeso”.