Quella dello Youtuber è diventata oggi una vera e propria professione, che riguarda molto da vicino (anche) gli esports: ma per evitare sorprese meglio dotarsi di una partita iva, se non si sta solo giocando.

Con l’esplosione dei social network in parallelo a quella del gaming, e con la forte spinta data anche dagli sport elettronici, sono sorte vere e proprie professioni che utilizzano questi canali e, in particolare, quello di Youtube, da cui il nome di “youtuber”, affibbiato ai content creator digitali, che ogni giorno pubblicano video, stories e post dedicati alle loro community online. Con particolare riferimento, spesso, proprio al mondo degli esports. Anche se negli ultimi anni si sono sviluppati altri canali, come Twitch e altri ancora, di cui parliamo spesso su queste pagine virtuali. Un fenomeno sempre più popolare e redditizio, al punto da aver attirato l’attenzione di molti. Dai media, al Fisco. Motivo per cui anche IlSole24Ore dedica uno speciale di approfondimento a questa materia, consigliando l’apertura di una partita Iva per chi si occupa di “streammare” tramite social, onde evitare di incorrere in brutte sorprese.

In particolare, come riporta il quotidiano economico, tenendo conto che le più recenti statistiche rivelano che gli youtuber più famosi al mondo arrivano a guadagnare milioni di euro l’anno, tra incassi pubblicitari derivanti dalle piattaforme social, apparizioni televisive e vendite di merchandising o prodotti brandizzati, è evidente che non si tratta più di un semplice passatempo o di un’attività residuale, come poteva essere un tempo, ma di “una vera e propria attività imprenditoriale, che genera reddito costante e deve quindi essere correttamente inquadrata fiscalmente per evitare accertamenti o contestazioni con il fisco”.

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